12 Gennaio 2024

Influenza, incidenza in calo. Ma per l'Iss possibili nuovi rialzi

Carlo Torti (Gemelli) a Nursind Sanità: "Difficile prevede il picco, ma la coda sarà lunga". Purtroppo, aggiunge, "la copertura vaccinale è appena al 45%, eppure c'è ancora tempo per proteggersi"

Di Ulisse Spinnato Vega
Influenza, incidenza in calo. Ma per l'Iss possibili nuovi rialzi

Più che il Covid, si sa, è l’influenza a svuotare uffici, fabbriche e scuole in questo primo scorcio di inverno. Anche se il report epidemiologico RespiVirNet dell’Istituto superiore di sanità fa segnare “un netto calo” dell’incidenza di sindromi simil-influenzali in Italia nella prima settimana del 2024. Il picco, dunque, sarebbe quello degli ultimi sette giorni del 2023, con 18,3 casi per mille assistiti, mentre il periodo 1-7 gennaio fa segnare un arretramento a 16,5 casi per mille assistiti.

L’incidenza è in chiara diminuzione tra i bambini e soprattutto tra i piccoli al di sotto dei cinque anni: in questa fascia d’età, comunque la più colpita, si sono registrati 33,6 casi ogni mille assistiti, contro i 47,2 casi della settimana finale di dicembre. Il dato è invece stabile in adulti e anziani: in particolare, tra gli individui di età pari o superiore a 65 anni il valore registra 10,45 casi per mille assistiti (era 11,30 nel periodo 25-31 dicembre). Sul piano territoriale, tutte le Regioni sono su livelli di intensità dell’impatto “sopra la soglia basale”, spiega Iss, ma Abruzzo e Sardegna stanno peggio delle altre, con rispettivamente oltre 21 e 20 casi su mille assistiti (soglia di intensità “molto alta”). Tuttavia l’ente precisa che “l’incidenza osservata in alcune regioni è fortemente influenzata dal ristretto numero di medici e pediatri che hanno inviato, al momento, i loro dati”. Va detto infine che Valle d’Aosta e Calabria sono le uniche a non aver attivato la sorveglianza RespiVirNet.

L’Istituto superiore di sanità registra dunque un calo dal picco di fine dicembre, ma sottolinea che l’impatto del periodo tra Natale e Capodanno non era stato mai raggiunto nelle stagioni precedenti. Durante la prima settimana del 2024 i casi stimati di sindrome simil-influenzale, rapportati all’intera popolazione italiana, sono stati circa 971mila, per un totale di 7,8 milioni a partire dall’inizio della sorveglianza. Spesso si fa confusione tra sindrome simil-influenzale e influenza, ma la prima è una categoria “macro” che include diversi virus. A farla da padrone in questo inverno è quello di tipo A (tra cui il 78,5% dei casi fanno capo al sottotipo H1N1), ossia l’influenza in senso stretto, che sale dal 37% al 44% sul totale dei positivi. Il 19% era positivo per Sars-CoV-2, il Covid, il 12% per il virus respiratorio sinciziale (Rsv).

Il calo settimanale dell’incidenza, comunque, non consente di escludere “oscillazioni al rialzo, soprattutto nei bambini, favorite dalla riapertura delle scuole”, spiega Antonino Bella, responsabile Iss della sorveglianza epidemiologica RespiVirNet e curatore del bollettino epidemiologico. Di conseguenza, il picco è sempre difficile da prevedere, tuttavia ci sarà certamente “una coda lunga che si protrarrà per qualche mese”, prevede a Nursind Sanità Carlo Torti, professore ordinario dell’Università Cattolica e direttore della struttura complessa di Malattie infettive del Policlinico Gemelli. “L’influenza galoppa e coinvolge anche pazienti che non sembrano fragili, ma che magari hanno qualche caratteristica che li rende vulnerabili al virus. Infatti notiamo una maggiore incidenza anche nei più giovani, nei 40enni ad esempio. Ciò accade – prosegue Torti – anche perché per due anni non abbiamo avuto contatti ripetuti con virus influenzali e quest’anno la vaccinazione è poco praticata. Pensi che la copertura è appena al 45% per gli over 65 e persino gran parte della popolazione fragile non è immunizzata”.

Il dato probabilmente è figlio anche di “un effetto psicologico di rimozione dell’emergenza Covid e di distrazione che questi ultimi tre anni hanno generato rispetto all’influenza. È comprensibile – aggiunge l’esperto – la memoria delle persone per le brutte notizie è più a breve termine. Ma intanto abbiamo un numero di casi di influenza mai così alto da 15 anni a questa parte”, cui si aggiungono comunque il virus sinciziale, che può portare fino alla bronchiolite, e lo stesso Covid, seppur in forma più lieve. Infine Torti lancia un appello: “C’è ancora tempo per vaccinarci: la protezione matura dopo 10 giorni dall’iniezione, l’influenza durerà di più, quindi soprattutto i soggetti fragili e le donne in gravidanza dovrebbero affrettarsi perché possono ancora farcela a difendersi”.

 

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