24 Gennaio 2024

Danni da parto, il Pd chiede un fondo a sostegno delle famiglie

Dopo il caso giudiziario Improta, ecco la proposta di legge per non scoraggiare le cause. La deputata Malavasi chiarisce a Nursind Sanità: "L'obiettivo non è colpevolizzare i medici, ma offrire una possibilità di difendersi"

Di Marta Tartarini
Foto di mariagarzon
Foto di mariagarzon

Mai più casi Improta, la vicenda cioè della mamma (Elena Improta) e di suo figlio nato con disabilità a seguito di un parto complicato, costretta a pagare spese giudiziarie per 300mila euro ad una clinica privata romana in cui, 34 anni fa, è nato Mario. Il Pd presenta una proposta di legge alla Camera, dal titolo 'Istituzione di un Fondo di garanzia a beneficio delle parti soccombenti in giudizi relativi a danni subiti dal neonato a seguito del parto e impossibilitate al pagamento', illustrata in conferenza stampa oggi dai deputati Marco Simiani e Ileana Malavasi.

"Con il nostro atto - spiega il deputato - vogliamo assicurare norme e risorse per chi ritiene di aver subito un danno grave durante il parto, che non può aver paura perché potrebbe essere costretto a pagare ingenti spese processuali, come è accaduto a Elena Improta".
Nel testo, che i promotori credono possa essere sostenuto da tutte le forze politiche, si ricorda la vicenda della causa persa dalla mamma, perché la magistratura non ha appurato "la responsabilità della clinica privata e quindi il nesso disabilità-errore medico", condannando madre e figlio al pagamento delle spese di giudizio per 276.000 euro.
La conclusione di questo caso giudiziario, scrivono i deputati dem nel testo di legge, "oltre a gravare ulteriormente sulla famiglia, potrebbe scoraggiare altri cittadini, in situazioni simili, a intraprendere cause legali, nella legittima difesa dei propri diritti".

Malavasi spiega a Nursind Sanità che le disabilità causate dal parto "non sono certo molto diffuse, ma possono accadere. La vita anche di un solo bambino e di una famiglia è importante. Il nostro obiettivo - sottolinea - non è certamente quello di colpevolizzare i medici e i professionisti, ma dare a chi può aver avuto una disabilità, causata potenzialmente dal parto, indipendentemente dalla sua condizione economica, la possibilità di difendersi, senza pregiudicare la possibilità di vivere dignitosamente, anche a tutela del futuro del bambino".
Quindi, come si legge all'articolo 1, si intende "assicurare l'effettività del diritto di agire in giudizio" per la persona che versa in una situazione di disabilità, conseguente al parto, e i suoi genitori "che abbiano promosso un giudizio civile per il risarcimento del danno nei confronti di una struttura sanitaria o sociosanitaria pubblica o privata" e ne siano "risultati soccombenti". 

A fronte di una condanna con sentenza definitiva, che impone il pagamento delle spese processuali, le famiglie possono "chiedere un contributo economico" al fondo, istituito dalla legge all'articolo 2, "fino a una somma non superiore all'ammontare delle spese medesime".
A questo stanziamento viene destinata una dotazione di 5 milioni di euro annui a partire dal 2024, risorse che, come spiega Simiani, saranno attinte dal Fondo per le spese indifferibili del Mef.

 

La pdl

 

 

 

 

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