Dalla cura dei vivi al trasporto dei morti. E gli infermieri protestano
All'ospedale di Oliveto Citra, nel salernitano, il direttore chiede ai professionisti di occuparsi delle salme. Il Nursind territoriale: "Un tentativo di demansionamento inaccettabile"

Nella sanità italiana non bastano più gli infermieri per i pazienti vivi, ma intanto c’è qualche direttore sanitario che pensa bene di destinare il loro impegno a quelli morti. Continua a suscitare forti polemiche la recente decisione di Gerardo Liguori, alla guida dell’ospedale di Oliveto Citra, nel salernitano, che ha disposto il ricorso proprio agli infermieri per il trasporto delle salme dalle unità operative all’obitorio. La traduzione con barella dovrà essere effettuata dai professionisti e gli operatori socio-sanitari nelle ore diurne e da infermieri di reparti e operatori socio-sanitari del Pronto soccorso durante la notte.
Il segretario generale del Nursind di Salerno, Biagio Tomasco, e il coordinatore per l’Asl Salerno Giovanni Aspromonte si sono opposti in modo netto alla disposizione del nosocomio per due ordini di motivi. Da una parte il sindacato ritiene che “il trasporto delle salme debba essere affidato a personale specializzato, come i tecnici necrofori, al fine di garantire un trattamento rispettoso durante l'intero processo e preservare la sensibilità delle famiglie coinvolte”. Ed evidenzia che “la professione infermieristica è incaricata dalla legge italiana di fornire assistenza ai pazienti in vita, concentrandosi su prevenzione, cura, palliazione e riabilitazione”. Dall’altra parte, per il Nursind Salerno “coinvolgere il personale infermieristico nel trasporto delle salme va contro il mandato prioritario degli infermieri, declassandoli da professionisti intellettuali a meri esecutori. Tale declassamento è inaccettabile e danneggia la professionalità degli infermieri”. Al tempo stesso, la violazione di questo principio, lesiva della dignità del personale sanitario, “potrebbe avere conseguenze legali”.
In caso di mancato ritiro della disposizione, Nursind Salerno ha annunciato di riservarsi il diritto di ricorrere agli organi competenti per evitare “contenziosi inutili e tutelare la professionalità degli infermieri”. La vicenda ha naturalmente suscitato l’attenzione dei vertici dell’Asl Salerno, secondo quanto risulta contrariati per la decisione di Liguori. Ma la questione è avvelenata da un sospetto che traspare tra le righe vergate dal direttore del nosocomio: ossia che elementi del personale sanitario di Oliveto Citra intrattengano rapporti opachi con le attività private di onoranze funebri. Tomasco ne parla con Nursind Sanità: “Io non disconosco il problema e su questo saremo sempre al fianco del direttore, ma allora bisogna creare un percorso organizzativo ordinato ed eventualmente punire i responsabili con precisi procedimenti disciplinari. Non si può insinuare, alludere in modo generico e poi uscirsene con un provvedimento che finisce per demansionare gli infermieri. Siamo di fronte a una caduta di stile inaccettabile”.
Insomma, da portatori di cure e sollievo in terra a testimoni della pace eterna, gli infermieri dell’ospedale di Oliveto Citra tutto potevano aspettarsi tranne che di dover adempiere anche a questo tipo di compiti. Al netto del fatto che in diverse realtà sanitarie ci sono gli Oss della medicina legale che si occupano appositamente di composizione e trasporto delle salme. Tomasco comunque non demorde: “Ora tutto tace, ma ci auguriamo venga fatto un passo indietro. Abbiamo detto ai colleghi che devono rifiutarsi di accettare queste incombenze e saremo al loro fianco, avendo dalla nostra parte anche l’Ordine professionale del territorio”. Il tema chiave è quello del demansionamento. “Abbiamo già quasi 80 cause con l’Asl di Salerno per risarcimenti fino a 75mila euro a testa e loro sanno che perderanno in Cassazione e dovranno sborsare, perché la giurisprudenza è consolidata su questo – conclude il segretario Nursind Salerno – Non possiamo badare ai morti, alla cucina o alla distribuzione del vitto. Significa sminuire la nostra professionalità e togliere tempo al nostro compito primario: l’assistenza e la cura dei pazienti”.
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