Anziani, Gimbe: "Quattordici milioni di italiani attendono il provvedimento"
L'analisi della Fondazione sul decreto legislativo approvato dal Governo. Il presidente Cartabellotta tira le somme: "Non ci sono risorse aggiuntive. Inaccettabili le diseguaglianze Nord-Sud sull'accesso ai servizi socio-sanitari

"Lo schema del decreto Anziani predisposto dal governo rappresenta indubbiamente un grande passo per rispondere ai bisogni di oltre 14 milioni di persone anziane che, insieme a familiari e caregiver, ogni giorno affrontano difficoltà, disagi e fenomeni di impoverimento economico. Situazioni aggravate dalle enormi diseguaglianze nnell’erogazione dei servizi socio-sanitari, sia tra le Regioni, in particolare tra Nord e Sud, sia tra aree urbane e rurali". E poi ancora: "Un numero che secondo le proiezioni demografiche aumenterà nei prossimi anni, generando un progressivo incremento dei costi socio-sanitari". Sono queste le parole pronunciate dal presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, audito oggi in commissione Affari sociali dell Senato sul decreto Anziani.
In particolare Gimbe si è soffermata sulla copertura finanziaria delle misure contenute nel provvedimento. Ciò che è emerso e che Cartabellotta ha riferito in Senato è che in pratica non ci sono risorse aggiuntive.
Nel dettaglio:
-per 13 misure si fa riferimento a risorse già stanziate: Pnrr Missione 5 e Missione 6, Fabbisogno Sanitario Nazionale, Fondo Nazionale per le Politiche Sociali, Fondo per la non autosufficienza, Fondo per la promozione dell’attività sportiva, Fondo per le politiche della famiglia, Ministero della Salute.
- un finanziamento apparentemente aggiuntivo di 250 milioni di euro per il 2025 e 250 milioni per il 2026 è previsto solo per la misura “assegno di assistenza”, che sarà destinato all’acquisto di servizi o contratti: badanti, caregiver, strutture per la presa in cura dell’anziano. "Tuttavia dei complessivi 500 milioni di euro stanziati – ha tenuto a puntualizzare il presidente – 150 milioni provengono dalla riduzione del Fondo per le non autosufficienze, 250 milioni sono a valere sul Programma nazionale 'Inclusione e lotta alla povertà 2021-2027' e 100 milioni a valere sulle disponibilità della Missione 5 del PNRR. In altri termini anche l’assegno di assistenza di fatto viene finanziato con risorse già stanziate su altri capitoli di spesa pubblica".
- per tutte le altre misure non sono previsti maggiori oneri per la finanza pubblica.
"Sebbene formalmente inseriti nei Livelli assenziali di assistenza – ha spiegato Cartabellotta – le prestazioni di assistenza socio-sanitaria, residenziale, semi-residenziale, domiciliare e territoriale sono finanziate solo in parte dalla spesa sanitaria pubblica. Un’esigua parte viene erogata dai Comuni (in denaro o in natura), mentre la maggior parte è sostenuta tramite provvidenze in denaro erogate dall’Inps". In dettaglio nel 2022, anno più recente per il quale sono disponibili tutti i dati, alla spesa socio-sanitaria è stato destinato un totale di 44.873,6 milioni di euro, "una cifra totale – ha precisato Cartabellotta – sulla cui precisione pesano vari fattori: differenti fonti informative con variabile livello di precisione e accuratezza, possibile sovrapposizione degli importi provenienti da fonti differenti"
. In dettaglio: le prestazioni di assistenza sanitaria a lungo termine – Long Term Care (LTC) – hanno assorbito una spesa sanitaria di 16.897 milioni di euro, di cui 12.834 milioni (76%) finanziati con la spesa pubblica, 3.953 milioni (23,4%) a carico delle famiglie e € 110 milioni (0,7%) di spesa intermediata (dati Istat). L’Inps ha erogato complessivamente 25.332,4 milioni di euro, di cui 14.500 milioni di indennità di accompagnamento, 3.900 milioni di pensioni di invalidità civile, 3.300 milioni di pensioni di invalidità e 2.432,4 milioni per permessi retribuiti secondo la legge 104/92 (Dati 19° Rapporto Crea Sanità). I Comuni hanno erogato 1.822,2 milioni di euro, di cui 1.200 milioni in denaro e 622,2 milioni in natura. Il Fondo nazionale per le non-autosufficienze nel 2022 era pari a € 822 milioni (Servizio Studi della Camera dei Deputati).
"Ai quasi 45 miliardi di spesa socio-sanitaria – ha precisato Cartabellotta – si aggiungono i fondi per la non autosufficienza erogati dalle singole Regioni. Tuttavia su queste risorse non esiste alcuna ricognizione effettuata da enti pubblici o privati e le risorse non sono stanziate in maniera continuativa in quanto i fondi regionali non sono strutturali, fatta eccezione per quello della Regione Emilia-Romagna, che per il 2022 ammonta a 457 milioni di euro".
Proprio il divario tra le Regioni nell'accesso ai servizi socio sanitari è stato un tasto molto battuto da Cartabellotta: "Il nuovo sistema di garanzia che il ministero della Salute usa per monitorare gli adempimenti delle Regioni ai Livelli essenziali di assistenza (Lea) dispone tre indicatori CORE sulle misure contenute nel D.lgs", ha fatto presente. Indicatori su cui le performance regionali documentano enormi diseguaglianze. A fronte di una media nazionale di 40,2 persone per 1.000 abitanti esistono notevoli differenze tra Regioni: da 144,6 persone per 1.000 abitanti nella Provincia autonoma di Trento ai 4,1 nella Campania. In generale, tutte le Regioni del Sud si trovano fondo classifica e nessuna Regione supera i 20 assistiti per 1.000 abitanti. "Ovviamente, questo dato è condizionato al ribasso dalla disponibilità di altre forme di assistenza per le persone non autosufficienti, in particolare l’assistenza domiciliare integrata".
Tirando le somme, secondo il numero uno del Gimbe, "considerato che il decreto Anziani fa riferimento ai Livelli essenziali di assistenza (Lea) e ai Livelli essenziali delle prestazioni sociali (Leps), diventa inderogabile la necessità di colmare inaccettabili divari tra Regioni, in particolare tra il Nord e il Sud del Paese, che saranno inevitabilmente acuiti dall’autonomia differenziata". "L’assenza di finanziamenti dedicati ai vari interventi fanno, al momento, del decreto Anziani un’eccellente ricognizione di tutte le misure di cui possono beneficiare le persone anziane, ma la cui attuazione è fortemente condizionata, oltre che dall’emanazione di numerosi decreti attuativi, dalle risorse e dalle rilevanti diseguaglianze Regionali". Region per cui, "la vera sfida che questo provvedimento lancia – ha concluso Cartabellotta – è se il Paese è pronto per istituire un Servizio socio-sanitario nazionale, con relativo fabbisogno finanziario".
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