AAA, medici di famiglia cercansi. L'allarme Gimbe
Secondo le ricerche della Fondazione ne mancano oltre 3.100. Entro il 2026 più di 11.400 avranno raggiunto l'età della pensione. Intanto, il 47,7% supera il limite di 1.500 assistiti. Tutti i dati

Medici di famiglia sempre più merce rara. Secondo le analisi condotte dalla Fondazione Gimbe ne mancano oltre 3.100. Le stime, ritenendo accettabile un rapporto di 1 medico ogni 1.250 assistiti (valore medio tra il massimale di 1.500 e l’attuale rapporto ottimale di 1.000) e utilizzando le rilevazioni SISAC, al 1 gennaio 2023 infatti rivelano una carenza di 3.114 Mmg, con situazioni più critiche nelle grandi Regioni del Nord: Lombardia (-1.237), Veneto (-609), Emilia Romagna (-418), Piemonte (-296), oltre che in Campania.
Non solo, ma entro il 2026 ci saranno più di 11.400 pensionamenti, con le nuove leve che nelle Regioni del Sud non riusciranno a rimpiazzarli. Un altro dato preoccupante che mette in luce Gimbe, infine, riguarda il numero di assistiti: il 47,7% per cento dei Mmg, infatti, supera il limite di 1500 pazienti.
"L’allarme sulla carenza dei Mmg oggi riguarda tutte le Regioni ed è frutto di un’inadeguata programmazione che non ha garantito il ricambio generazionale in relazione ai pensionamenti attesi. Così spesso diventa un’impresa poter scegliere un Mmg vicino a casa, con conseguenti disagi e rischi per la salute, in particolare di anziani e fragili", afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione.
Partiamo proprio dagli assistiti: i dati forniti dal ministero della Salute, riferiti all’anno 2022, documentano che su 39.366 Mmg il 47,7% ha più di 1.500 assistiti; il 33% tra 1.001 e 1.500 assistiti; il 12,1% da 501 a 1.000; il 5,7% tra 51 e 500 e l’1,5% meno di 51. In particolare, il massimale di 1.500 assistiti viene superato da più di un Mmg su due in Emilia-Romagna (51,5%), Campania (58,4%), Provincia Autonoma di Trento (59,1%), Valle D’Aosta (59,2%), Veneto (64,7%). E addirittura da due Mmg su tre nella Provincia Autonoma di Bolzano (66,3%) e in Lombardia (71%) . "Questo sovraccarico di assistiti – commenta Cartabellotta – determina inevitabilmente una riduzione della disponibilità oraria e, soprattutto, della qualità dell’assistenza accendendo 'spie rosse' su tre elementi fondamentali: la reale disponibilità di Mmg in relazione alla densità abitativa, la distribuzione omogenea e capillare sul territorio e la possibilità per i cittadini di esercitare il diritto della libera scelta".
I nuovi Mmg vengono inseriti nel Ssn previa identificazione da parte della Regione (o soggetto da questa individuato) delle cosiddette “zone carenti”, ovvero gli ambiti territoriali dove è necessario colmare il fabbisogno e garantire una diffusione capillare dei medici di famiglia. "Desta non poche preoccupazioni – aggiunge Cartabellotta – la distribuzione anagrafica dei Mmg: infatti nel 2022 il 72,5% dei medici di famiglia in attività aveva oltre 27 anni di anzianità di laurea, con quasi tutte le Regioni del Centro-Sud sopra la media nazionale, anche in conseguenza di politiche sindacali che spesso non hanno favorito il ricambio generazionale". In particolare nella maggior parte delle Regioni meridionali gli MMG con oltre 27 anni di laurea sono più di 3 su 4: Calabria (89,4%), Sicilia (81,7%), Campania (80,7%), Sardegna (79,7%), Molise (78,4%), Basilicata (78,3%), Puglia (78%).
C’è poi il capitolo pensionamenti. Secondo i dati forniti dalla Federazione italiana dei medici di Medicina generale (FIimmg), tra il 2023 e il 2026 sono 11.439 gli Mmg che hanno compiuto/compiranno 70 anni, raggiungendo così l’età massima per la pensione, deroghe a parte: dai 21 della Valle D’Aosta ai 1.539 della Lombardia.
Il numero di borse di studio ministeriali destinate al Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale, dopo un periodo di sostanziale stabilità (2014-2017) intorno a 1.000 borse annue, è aumentato raggiungendo un picco nel 2021 (n. 4.332). Tali incrementi sono dovuti sia alle risorse del DL Calabria che negli anni 2019-2022 hanno finanziato ulteriori 3.277 borse, sia a quelle del PNRR che negli anni 2021-2023 hanno finanziato complessivamente 2.700 borse aggiuntive. "Solo attraverso finanziamenti straordinari dunque – chiosa il presidente della Fondazione – è stato possibile coprire il costo delle borse di studio, peraltro non sufficienti a colmare il ricambio generazionale entro il 2026".
Tenendo conto dei pensionamenti attesi e del numero di borse di studio finanziate per il Corso di Formazione in Medicina Generale, è stata stimata la carenza di Mmg al 2026, anno in cui dovrebbe “decollare” la riforma dell’assistenza territoriale prevista dal Pnrr. Considerando l’età di pensionamento ordinaria di 70 anni e il numero borse di studio messe a bando per gli anni 2020-2023 comprensive di quelle del DL Calabria per cui si sono presentati candidati, nel 2026 il numero dei Mmg diminuirà di 135 unità rispetto al 2022, ma con nette differenze regionali. In particolare, saranno tutte le Regioni del Sud (tranne il Molise) nel 2026 a scontare la maggior riduzione di MMG: Campania (-384), Puglia (-175), Sicilia (-155), Calabria (-135), Abruzzo (-47), Basilicata (-35), Sardegna (-9,) oltre a Lazio (-231), Liguria (-36) e Friuli Venezia Giulia (-22).
"La progressiva carenza di Mmg – fa notare Cartabellotta – consegue sia ad errori nella pianificazione del ricambio generazionale, in particolare la mancata sincronia per bilanciare pensionamenti attesi e finanziamento delle borse di studio, sia a politiche sindacali non sempre lineari. E le soluzioni attuate, quali l’innalzamento dell’età pensionabile a 72 anni, la possibilità per gli iscritti al Corso di Formazione in Medicina Generale di acquisire sino a 1.000 assistiti e le deroghe regionali all’aumento del massimale, servono solo a tamponare' le criticità, senza risolvere il problema alla radice".
Secondo Cartabellotta, "occorre dunque mettere in campo al più presto una strategia multifattoriale: adeguata programmazione del fabbisogno, tempestiva pubblicazione da parte delle Regioni dei bandi per le borse di studio, adozione di modelli organizzativi che promuovano il lavoro in team, effettiva realizzazione della riforma dell’assistenza territoriale prevista dal Pnrr (Case di comunità, Ospedali di Comunità, assistenza domiciliare, telemedicina), accordi sindacali in linea con il ricambio generazionale e la distribuzione capillare dei MMG. Guardando ai numeri, infatti, oltre alle carenze già esistenti, le proiezioni indicano – in particolare per le Regioni del Sud – un ulteriore calo dei Mmg nei prossimi anni. Una desertificazione - conclude - che lascerà scoperte milioni di persone, aggravando i problemi per l’organizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale e soprattutto per la salute delle persone, in particolare anziani e fragili”".
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