11 Marzo 2024

Aggressioni in corsia: le ha subite l'81% dei sanitari. Il sondaggio Anaao

Pronto Soccorso e Psichiatria i reparti dove se ne registra il maggior numero da parte dei pazienti e dei loro parenti. Il segretario Di Silverio: "Occorre finanziare il Ssn"

Di NS
Foto di Parentingupstream
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L’81% tra medici e dirigenti sanitari afferma di essere stato vittima di aggressioni fisiche o verbali. Di questi, ben il 23% riferisce aggressioni fisiche, il 77% verbali e ben il 75% ha assistito personalmente ad aggressioni ai colleghi. E’ quanto emerge da un sondaggio promosso da Anaao-Assomed tra i propri iscritti e diffuso sui canali social a tutti i dirigenti sanitari. I responders, fa sapere il sindacato, sono proporzionalmente rappresentativi di tutte le fasce di età e tra loro è prevalete il genere femminile (60%), indicatore di come il problema sia maggiormente sentito dalle donne. "Il dato è preoccupante e impone immediate iniziative per la tutela dei lavoratori, osserva Anaao alla vigilia della Giornata contro le violenze nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari.

I medici di tutte le discipline, nessuna esclusa, hanno risposto al sondaggio. Ma va sottolineato come ben il 13% dei responders lavori in Psichiatria e l’11% in Pronto Soccorso / Medicina d’emergenza-urgenza. Queste le due discipline a maggior rischio di aggressione, per dinamiche differenti che tuttavia hanno come causa comune la carenza di personale e il definanziamento del Ssn.
Nei dipartimenti di emergenza, sono soprattutto i parenti ad aggredire il personale, dove le ben note attese spesso slatentizzano violenza e frustrazioni represse. Quindi il sovraffollamento, la carenza di posti letto e di personale contribuiscono a istigare comportamenti aggressivi, dove il medico non viene più visto come colui che si prende cura ma colui che colpevolmente trascura.

Nei reparti di psichiatria è il paziente ad aggredire, in condizioni di acuzie psicopatologica, quando non è ancora compensato dalla terapia farmacologica, o di una condizione di intossicazione da sostanze. Negli ultimi anni le diagnosi psichiatriche sono significativamente aumentate mentre in parallelo i medici psichiatri sono diminuiti e sono stati chiusi servizi territoriali, con gravi carenze in tutte le regioni e frequenti dimissioni spontanee dei colleghi.
Le aggressioni sono compiute dal paziente solo nella metà dei casi (51,3%) mentre i parenti sono responsabili del 42,3% degli eventi, soprattutto in Pronto Soccorso come esposto sopra. Ma il dato ancor più allarmante è che ben il 69% dei sanitari non denuncia l’aggressore.
La mancata denuncia è indicativa purtroppo di una diffusa sfiducia, per esempio che l’azione legale possa alla fine condurre a concreti risultati. Ma soprattutto, gli aggrediti si arrendono per il carico emotivo e di tempo di una denuncia, che li esporrebbe a spese legali, udienze in tribunale magari ulteriori minacce da parte dell’aggressore. Sicuramente in questa denuncia non è sostenuto dall’azienda, che evidentemente non propone, per esempio, di costituirsi parte civile. Quasi tutte le aggressioni denunciate, hanno richiesto l’intervento delle forze dell’Ordine, che sono state attivate nel 26% dei casi. Quindi, solo nei casi più gravi, che poi evolvono in un esposto all’autorità giudiziaria. Il 73% dei sanitari, gestisce da solo o con l’aiuto di colleghi, le violenze verbali o fisiche. Solo il 10% poi ha risposto alla domanda in cui si chiedeva di precisare i giorni di prognosi o ne ha riportato un numero.

Inoltre, 29% degli intervistati riferisce di essere a conoscenza di casi di aggressione da cui ne è scaturita l’invalidità permanente o il decesso.
Nonostante la situazione sia grave, il 48% del campione non ha idea se le aggressioni vengano identificate come evento sentinella dall’ASL/AO. Ancora una volta traspare come il problema sia sottovalutato dalle Direzioni: l’assenza di azioni a tutela dei dipendenti crea un circolo vizioso di sfiducia che porta a non denunciare, neanche all’interno dell’azienda, perché ritenuto assolutamente inutile.


Quali sono le cause che i sanitari individuano alla base delle aggressioni? Per oltre la metà, la causa non è attribuibile direttamente all’aggressore.
Infatti, il 31,4% individua il definanziamento del Ssn come causa principale, fattore questo che espone il medico perché spesso ritenuto come diretto responsabile del razionamento delle prestazioni erogate. Per il 16.7% le carenze organizzative e per il 6.7% la carenza di comunicazione sono i fattori scatenanti le aggressioni.
Il 35,5% invece attribuisce le aggressioni a fattori socio-culturali, di deprivazione sociale o di svilimento del ruolo del medico.
Infine, ben il 58% dei responders non è a conoscenza che l’argomento è oggetto di discussione ai tavoli sindacali, informazione nota solo al 24%.

"È inutile trovare scuse: bisogna finanziare il Ssn. I tre miliardi in più sul Fsn dell’ultima legge di Bilancio non bastano assolutamente. Non bastano, per esempio, a potenziare i servizi di psichiatria, ad aumentare i posti letto per acuti e cronici, a riorganizzare il territorio, ad assumere. Perché certamente è necessario aumentare gli organici: per avere più tempo per la comunicazione con i parenti, più tempo per la cura dei pazienti, meno attese nei pronto soccorso”, commenta il segretario nazionale Anaao Assomed, Pierino Di Silverio. Infine, prosegue, "è necessario che i medici siano protetti, soprattutto nei pronto soccorso più a rischio, da personale addetto alla sicurezza. Ma è paradossale che i medici debbano difendersi da coloro di cui si prendono cura".

 

 

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