Endometriosi, sempre più donne chiedono di preservare la fertilità
Tra le cause principali di infertilità, la patologia solo in Italia colpisce oltre 3 milioni di persone, ma se ne parla poco. Non a caso è definita epidemia silenziosa. Intanto, secondo l'Ivi sono quadruplicate in dieci anni le domande di preservazione

Tra le principali cause d'infertilità, l'endometriosi colpisce più di 170 milioni di donne in tutto il mondo e più di 3 milioni solo in Italia. Non a caso viene definita un'epidemia. In verità, quando si parla di questa patologia la si definisce un'epidemia silenziosa. Il motivo? Perché spesso le donne che ne soffrono pensano di avere solo dei crampi durante i loro cicli mestruali, ma nel frattempo la patologia può progredire in modo significativo. Ed è silenziosa anche perché, nonostante la vasta platea femminile interessata, se ne parla ancora molto poco. Proprio per questo, l’IVI – Istituto leader in medicina riproduttiva presente in 9 Paesi (4 sedi in Italia), ha voluto fare il punto con l’evento "Endometriosi e Fertilità", organizzato a Roma, rivelando anche come nell'ultimo decennio, siano quadruplicate le richieste di preservazione della fertilità.
Concentrandoci sull’Italia in particolare. Che cosa sappiamo di questa patologia? Innanzitutto, che colpisce per lo più donne tra i 25 e i 35 anni, ma può riguardare anche fasce d'età più basse. Nella Penisola sono affette da endometriosi il 10-15% delle donne in età riproduttiva e la patologia interessa circa il 30-50% delle donne infertili o che hanno difficolta a concepire. I sintomi più frequenti sono mestruazioni dolorose, dolore pelvico cronico, dolore durante la minzione, sintomi gastrointestinali, dolore ai rapporti sessuali, affaticamento. Questi sintomi rendono difficile la diagnosi in quanto sono comuni anche ad altre patologie.
In generale, l'endometriosi provoca infertilità per quattro meccanismi differenti: perché può alterare l'impianto dell'embrione nell'endometrio, che è la parte dell'utero in cui gli embrioni devono impiantarsi e crescere, perché può provocare un'alterazione o delle ostruzioni della tuba di Falloppio impedendone in questo modo il corretto funzionamento, e infine perché le pazienti con endometriosi soffrono di alterazioni sia della qualità sia della quantità degli ovuli.
"L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) considera l'infertilità una patologia e la definisce come l'assenza di concepimento dopo circa 12-24 mesi di regolari rapporti sessuali mirati non protetti. L’endometriosi è proprio una delle cause più note di infertilità, per questo è fondamentale che ci sia informazione e comprensione della malattia non solo a livello sociale, ma in primo luogo sanitario per evitare che le donne si perdano in una spirale di diagnosi errate – ha sottolineato Daniela Galliano, responsabile del Centro PMA di IVI Roma – Se in passato la diagnosi avveniva con notevole ritardo rispetto all’esordio dei sintomi, anche 7-8 anni dopo, oggi c’è una maggiore attenzione sia da parte dei medici sia delle donne stesse. Non esiste una cura, ma esistono soluzioni per prevenire la progressione della malattia, per controllare gran parte dei sintomi e prevenire conseguenze come l’infertilità".
Il trend a cui stiamo assistendo in questi ultimi anni, ha proseguito Galliano, "è quello di iniziare a cercare una gravidanza sempre più tardi, avere l’informazione che è possibile, ad esempio, vitrificare i propri ovuli, e farlo prima che la malattia si aggravi, permette alle donne con diagnosi di endometriosi di aumentare le proprie chances riproduttive. Da anni ci battiamo sull’importanza sociale data dalla possibilità della preservazione quando la donna ha una fertilità maggiore e del valore aggiunto di vivere in maniera più consapevole quando diventare genitori. Ebbene, negli ultimi dieci anni, nel Gruppo IVI, le richieste di preservazione di fertilità si sono addirittura quadruplicate".
"La tecnica più comune per la preservazione della fertilità è appunto la vitrificazione degli ovociti, chiamata comunemente egg freezing - ha spiegato l'esperta - una tecnica grazie alla quale oggi sempre più donne possono conservare i propri ovociti, congelandoli in pochi secondi a una temperatura di -196 °C, con la possibilità di mantenere inalterata la loro qualità con lo scorrere del tempo. Attraverso la preservazione della fertilità le donne possono effettuare una scelta informata e cosciente verso la maternità e regalarsi una cosa fondamentale: il tempo".
Negli ultimi anni sono stati fatti diversi progressi nel nostro Paese dal punto di vista terapeutico-assistenziale, ma anche istituzionale: l’inserimento nel 2016 dell’endometriosi nell’elenco delle patologie croniche e invalidanti, l’entrata in vigore nel marzo 2017 dei nuovi Lea (Livelli essenziali di assistenza) previsti per gli stadi clinici di endometriosi moderato e grave, un disegno di legge recentemente presentato al Senato per cercare di risolvere le criticità provocate da questa patologia."Nonostante sia una malattia così diffusa in Italia e nel mondo andrebbe fatto molto ma molto di più – ha concluso Galliano – Ci sono donne, che per paura, per scarsa conoscenza, per pudore, preferiscono controllare il dolore con compresse e altri farmaci, senza approfondire il caso o rivolgersi ai medici giusti, complicando di fatto una situazione in cui il fattore tempo è fondamentale. L’ideale sarebbe la creazione di centri di riferimento per l’endometriosi in cui siano presenti buoni radiologi che sappiano diagnosticare la malattia, ottimi chirurghi che possano operare, e un gruppo di psicologi che aiutino le pazienti con il dolore e a migliorare la loro qualità di vita".
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