19 Aprile 2024

"La medicina difensiva? Ostacola la sostenibilità del nostro Ssn"

Parla a Nursind Sanità Ricciardi (M5s), prima firmataria della risoluzione approvata alla Camera: "Si stima che il 25% delle liste d'attesa sia frutto del timore di contenziosi". E poi ci sono i costi: il 10% della spesa sanitaria complessiva

Di Barbara Laurenzi
"La medicina difensiva? Ostacola la sostenibilità del nostro Ssn"

Realizzare il piano d'azione nazionale sulla sicurezza dei pazienti, in conformità alle prescrizioni dell’Oms (Piano globale 2021-20230). Ma anche rivedere le attività previste, tenendo conto dello sviluppo della sanità digitale. E dare piena applicazione alla legge Gelli, a sei anni dalla sua approvazione, completando i necessari decreti attuativi. Sono solo alcuni dei 24 punti contenuti nella risoluzione unitaria sulla medicina difensiva, approvata all’unanimità dalla commissione Affari sociali della Camera lo scorso 10 aprile. "L'approvazione è stata importante per dare un segnale forte, da parte delle istituzioni, nella direzione di porre fine al problema della medicina difensiva”, spiega a Nursind Sanità la prima firmataria, la deputata Cinque stelle Marianna Ricciardi. "Un problema che va a interferire ogni anno con la sostenibilità del nostro Servizio sanitario nazionale il quale, da alcuni anni, è anche fortemente definanziato".

"Alla medicina difensiva è collegato anche tutto il tema delle liste d'attesa. Si stima infatti che il 25 per cento di esse sia dovuto a delle prestazioni prescritte non perché ritenute realmente necessarie per il paziente, ma per potersi tutelare da eventuali contenziosi medico-legali", sottolinea ancora, spiegando che "un passaggio fondamentale è aver preso l'impegno di andare a comparare il nostro ordinamento con quello di altri Paesi europei, penso ad esempio alla Francia dove esiste il sistema ‘no fault’ che permette di ricondurre tutto a un sistema di solidarietà sociale e di avere un indennizzo alternativo al risarcimento. La risoluzione guarda quindi anche a modelli virtuosi che hanno già dimostrato di poter funzionare".

Tra le altre cose, il testo impegna il governo a verificare che in tutte le strutture sanitarie pubbliche e private siano state costituite unità sul rischio clinico, a documentare che in tutte le regioni siano previsti centri per la gestione della sicurezza del paziente e a provvedere alla pubblicazione del report annuale sul monitoraggio delle denunce di sinistri. Inoltre, un accento viene posto anche sulla necessità di assicurare la partecipazione attiva delle associazioni riconosciute di cittadini e pazienti e di migliorare il coordinamento, lo sviluppo e la condivisione di linee guida, buone pratiche clinico assistenziali, buone pratiche per la sicurezza.

Per quanto riguarda il rapporto medico-paziente in termini di comunicazione "si chiede un impegno per trovarne una efficace – puntualizza inoltre Ricciardi -. Sì è visto che circa il 70% dei contenziosi si potrebbe ricondurre a una scarsa comunicazione degli effetti collaterali di un trattamento, eventuali complicanze spesso non sono troppo chiare al paziente. Di conseguenza, quando si manifestano, si arriva all’esacerbazione del contenzioso". Non solo, ma "è stato assunto l'impegno di poter dare piena attivazione al Sunshine act, che riguarda la trasparenza in sanità".

Ma quanto costa la medicina difensiva al nostro Paese? Troppo. Oltre 10 miliardi, secondo le ultime stime Agenas disponibili. Ossia il 10% della spesa sanitaria complessiva, lo 0,75% del Pil. Del resto, come ricorda lo stesso testo della risoluzione, "talune ricerche sulla medicina difensiva hanno restituito dati allarmanti secondo cui circa il 70% dei medici ha messo in atto, almeno una volta nell'arco della carriera, una strategia di medicina difensiva e più del 10% è coinvolto in una controversia legale". La risoluzione ricorda ancora come "secondo le recenti inchieste, sono circa 300mila le cause per colpa medica, 35mila ogni anno le richieste di risarcimento. La maggior parte riguarda l'attività chirurgica (38,4%), omesse o errate diagnosi (20,7%) errori terapeutici (10,8%), infezioni nosocomiali (6,7%)". Contenziosi che incidono sulla serenità degli operatori sanitari, "nonostante l'80% delle cause intentate finisca in un'assoluzione o archiviazione".

“Dato che la risoluzione è stata approvata con carattere unitario, ci aspettiamo dal governo che porti veramente a termine gli impegni previsti dalla risoluzione", conclude la deputata M5s, che non manca di sottolineare come il tema della medicina difensiva ricada anche sulle professioni infermieristiche. Proprio perché gli infermieri hanno visto negli anni "un aumento delle responsabilità". Quindi, "intervenire sulla responsabilità può giovare ai medici, ma anche agli infermieri e a tutto il comparto sanitario, mettendo gli operatori nelle condizioni di lavorare in serenità".

 

 

 

 

 

 

La risoluzione

 

 

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