29 Aprile 2024

Oblio oncologico, per alcuni tumori il diritto scatta prima

Pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto del Ministero della Salute che riduce i termini previsti dalla legge. Soddisfatti Aiom e Favo. Ecco l'elenco delle patologie

Di NS
Foto di Michal Jarmoluk
Foto di Michal Jarmoluk

Arriva la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto del ministero della Salute con l'elenco delle patologie oncologiche per le quali si applicano termini inferiori rispetto a quelli previsti dalla legge sull'oblio oncologico (un diritto che secondo la normativa scatta dopo dieci anni, cinque per chi invece ha avuto una diagnosi quando era minorenne). E così per il tumore del colon retto stadio 1, indipendentemente dall’età, gli anni dalla fine del trattamento sono ridotti ad uno. Per lo stadio 2 e 3, nei casi che riguardano i maggiori di 21 anni, si scende a 7 anni dalla fine del trattamenti. Nel caso del tumore alla mammella, per fare un altro esempio, per lo stadio 1 e 2 si scende a un anno, per qualsiasi età.

 

Soddisfatte Aiom- l’Associazione italiana di oncologia medica e Fondazione Aiom, iche parlano di "un esempio virtuoso di collaborazione fra società scientifiche e istituzioni a vantaggio dei pazienti. Lo scorso dicembre è stata approvata dal Parlamento la legge sul diritto all’oblio oncologico, una battaglia di civiltà che ha segnato la fine di troppe discriminazioni subite dai cittadini guariti dal cancro. E queste tabelle, elaborate con gli epidemiologi e basate sui dati AIRTUM dei registri tumori italiani, si inseriscono nel percorso di attuazione concreta della norma".
"Per alcuni tumori può bastare un solo anno dalla fine dei trattamenti, ad esempio nel cancro del colon retto in Stadio I, in quello della mammella in Stadio I-II, nel carcinoma del testicolo in Stadio I – spiegano Francesco Perrone (presidente Aiom) e Saverio Cinieri (presidente Fondazione Aiom) -. Nel corpo dell’utero invece il termine è di 5 anni e, per le persone di età superiore a 21 anni, di 6 anni per il melanoma e di 7 anni per il cancro del colon-retto di Stadio II-III. Per determinate patologie oncologiche sono stati, quindi, definiti tempi più brevi di quelli generali di 10 e 5 anni, perché l’eccesso di rischio di morte per cancro diventa trascurabile dopo pochi anni dalla fine dei trattamenti, raggiungendo un’aspettativa di vita simile a quella della popolazione generale. Il fatto che una persona che ha avuto una patologia oncologica possa essere considerata guarita rappresenta un radicale cambiamento di paradigma: da ‘cancro male incurabile' a 'cancro patologia cronica da cui si può guarire'. Questa consapevolezza può diventare anche un elemento motivante per l’adesione agli screening, una volta che si sia compreso che la guarigione è tanto più probabile quanto più precoce è la diagnosi, e per l’adesione ai trattamenti che stanno modificando in maniera radicale la storia naturale di molti tumori".

Plaude anche la Favo (Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia): "È questa la risposta che centinaia di migliaia di persone stavano aspettando, un ulteriore passo verso il superamento dell'anacronistico quanto inaccettabile stigma che affligge chi ha avuto una diagnosi oncologica, che ancora incute tanto terrore. L'emanazione di questo primo decreto è un importante segnale da parte del Ministero nel dare piena attuazione alla legge e Favo con la rete delle Associazioni di pazienti, insieme ad Aiom, dopo aver promosso e lavorato intensamente per l'emanazione della legge sul diritto all'oblio oncologico, continueranno a monitorarne l'attuazione in tutte le sue declinazioni", conclude la Federazione, anticipando che "a breve è attesa l'emanazione del decreto del Ministero della Salute che regola il certificato di guarigione.

 


LA TABELLA DELLE PATOLOGIE (Allegato 1)

 

 

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