Pensioni: la sanità rialza la testa contro i tagli del governo
Un evento M5s in Senato rimette nel mirino la norma retroattiva dell'ultima manovra. Conte: "Si fa cassa sulla pelle di medici e infermieri". Dai pentastellati una legge per allargare ai professionisti della salute i benefici del lavoro usurante

Un attacco alle prerogative acquisite e alla certezza del diritto, un’operazione che lede il legittimo affidamento del cittadino nella Pa, una riforma che finisce per allontanare i giovani da settori come quello della sanità e genera, di conseguenza, un ulteriore innalzamento dell’età media di chi opera nel comparto nevralgico del Ssn. Torna a suscitare polemiche il blitz retroattivo del governo in occasione dell’ultima legge di Bilancio su alcune vecchie gestioni previdenziali del pubblico impiego, basate sul calcolo retributivo del rendimento dei contributi versati.
Il mondo della sanità rialza la testa dopo le proteste di novembre e dicembre, trovando sponda in una parte del Parlamento e della politica. Nell’incontro organizzato in Senato dal Movimento 5Stelle, gli stakeholder del comparto salute mettono in luce il legame tra il nodo pensioni e la scarsa attrattività di un Ssn sempre più ‘anziano’ ed esangue. Ma soprattutto stigmatizzano una normativa previdenziale che viene vista come la spia di una difficoltà: quella della politica che raschia il fondo del barile nel tentativo scomposto di dar seguito alle promesse elettorali in una fase storica di vacche magrissime.
Il presidente del M5s Giuseppe Conte arriva a Palazzo Madama e accende la polemica nel finale: “Assistiamo all’attacco vergognoso che il governo sta compiendo sulle pensioni di medici e infermieri”, per cui “si sta facendo cassa in modo scriteriato sulla loro pelle, senza alcun disegno razionale”. Conte aggiunge: “Abbiamo contrastato” queste scelte “e abbiamo ottenuto lo stralcio della norma più scellerata. Si definiscono patrioti, ma qui di patriota c'è solo il nome dei missili mandati in Ucraina. Intanto il governo innalza l’età della pensione dei medici a 72 anni e chiede nuovi straordinari a un personale stremato, salvo poi intervenire retroattivamente sui rendimenti delle pensioni future”. Secondo l’ex premier assistiamo a “un bieco ricatto” che “rompe il patto sociale”, per cui si mettono “toppe che sono peggio del buco”. Infine Conte conclude: “Noi abbiamo un’idea diversa della sanità: occorre investire in quella pubblica, potenziare le strutture, assumere personale e valorizzare quello che c’è”.
L’organizzatrice dell’incontro a Palazzo Madama, la senatrice pentastellata Barbara Guidolin, spiega: “Nell’ultima manovra i lavoratori pubblici sono stati maltrattati. Viene penalizzato chi va in pensione in anticipo e si premia chi resta a fino a un’età non consona per un certo genere di mansioni”. Mentre il suo collega Orfeo Mazzella mette il dito nella piaga e presenta il proprio disegno di legge che estende alle professioni sanitarie i benefici previdenziali dedicati ai lavori usuranti, rivedendo il requisito delle 78 notti di lavoro (per almeno sei ore) in un anno, contenuto nel vecchio decreto 67 del 2011, e abbassandolo a un minimo di 36 notti annue. “Con la soglia delle 78 notti – dice Mazzella – solo una quota residuale della platea in teoria interessata può accedere a questo trattamento. Ecco perché l’abbiamo allargata: il diritto non va compresso. Soprattutto in ragione di un dato: il 12% di tutto il personale della salute presenta una inidoneità fisica e questo comporta un demansionamento che colpisce gli assetti organizzativi delle aziende sanitarie e compromette il servizio”.
Il deputato Cinquestelle Andrea Quartini, medico di professione e vicepresidente della Commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, riflette sugli aspetti finanziari legati alla salute: “Stiamo assistendo a una contrazione dei fondi al welfare, alla sicurezza sociale e al Ssn, nonostante la narrazione del governo. Solo per mantenere i livelli precedenti avrebbero dovuto investire almeno otto miliardi in più sul Servizio sanitario. Loro dicono di aver messo intorno ai 5 miliardi, ma 2,4 miliardi li hanno presi dal bilancio precedente con una partita di giro. E di fatto i 3 miliardi sono soltanto 600 milioni”. Poi la proposta: “Le spese per welfare e sanità sono investimenti, non costi. Quindi non bisogna ragionare in termini di contenimento della spesa. Ecco che allora bisogna togliere dal Patto di stabilità gli esborsi per la sanità, come diciamo anche nel nostro programma per le Europee”.
Il tema delle pensioni e la denuncia della violazione dei diritti acquisti incrocia l’altro vulnus: la dilazione e rateizzazione del Tfr-Tfs per il pubblico impiego, già stigmatizzata anche dalla Corte costituzionale. Alfonso Colucci, deputato M5s in commissione Affari costituzionali, presenta durante l’incontro la sua proposta di legge per anticipare la liquidazione del Trattamento di fine rapporto, ammorbidendo al tempo stesso i costi in termini di cassa. E il segretario generale Cosmed, Giorgio Cavallero, chiosa: “È il sequestro di un bene personale dei lavoratori che va avanti da dieci anni”. Sul nodo pensioni, invece, va giù duro: “È un provvedimento che ha messo di fatto un tetto al contributivo e oltre quel tetto dovrai aspettare i 67 anni. Viene scardinato il principio del sistema contributivo e cioè che c’era una distribuzione che non poteva essere oggetto di decurtazione, anche se parametrata sull’aspettativa di vita e su quanti anni hai lavorato. È un provvedimento che riguarda tutti: i giovani e tutti gli addetti sia pubblici che privati”.
Infine, Stefano Simonetti, esperto di normative sul personale del Ssn e già direttore di aziende sanitarie, mette in risalto il paradosso di politiche schizofreniche che non rispondono ad alcuna logica: “Ha senso mantenere in servizio fino a 70 o 72 anni un medico per far fronte alla carenza di personale mentre da anni sindacati e ordini professionali chiedono che il lavoro dei sanitari diventi usurante? Una follia”. E il segretario del Nursind, Andrea Bottega, chiude sulla norma che ha colpito le pensioni retributive: “Si è trattato di una scelta politica: agire e colpire i cosiddetti eroi, chiamati in questo modo dopo aver difeso i cittadini durante la pandemia. Ma i cittadini stessi hanno capito e hanno condiviso la nostra protesta, perché la sanità è di tutti e interessa tutti”.
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