Pronto soccorso, accessi impropri e carenza di personale nel mirino della politica
Archiviata l'indagine conoscitiva sull'emergenza-urgenza, maggioranza e opposizione concordano sulla necessità di misure urgenti. Le ricette divergono. Nursind Sanità ne ha parlato con i deputati Ciocchetti (FdI) e Furfaro (Pd)

La situazione in cui versano i pronto soccorso in Italia - sempre ingolfati, con personale insufficiente per reggere i ritmi di lavoro e alle prese con la carenza di barelle che finiscono per bloccare persino le ambulanze – è sotto gli occhi di tutti. Adesso è dettagliata nero su bianco nel documento finale elaborato dalla commissione Affari sociali della Camera al termine dell’indagine conoscitiva sull’emergenza-urgenza.
Una fotografia che, come dice a Nursind Sanità il vicepresidente Luciano Chiocchetti (FdI), "era in gran parte nota", ma il valore aggiunto è stato "l’aver coinvolto tutti i soggetti che operano nel settore per sentire, anche da chi è in prima linea, come riorganizzare il sistema".
Un lavoro insomma che può essere utile per condividere alcune misure urgenti da mettere in campo. Innanzitutto per far fronte al problema degli accessi impropri e a quello della carenza di personale. Due criticità sulle quali insiste il deputato del Pd, Marco Furfaro, tra i commissari che ha lavorato all’indagine: "La fotografia che ci restituisce questo lavoro conferma quanto sapevamo – evidenzia con Nursind Sanità -. I pronto soccorso scoppiano di accessi e sono carenti di personale che lavora in condizioni disarmanti".
Che cosa fare a questo punto? Entrambi i parlamentari ritengono siano necessarie "azioni urgenti" su due fronti: ridurre gli ingressi non emergenziali e valorizzare medici e infermieri, anche per rendere più attrattiva per i giovani la medicina di urgenza, su cui il testo finale rileva una forte disaffezione.
Oltre la metà degli ingressi vengono catalogati come bianchi o verdi, quindi non veramente urgenti. Ecco perché, secondo Ciocchetti, "è fondamentale l'organizzazione del territorio. Solo con una medicina territoriale che funziona, il pronto soccorso potrà tornare a svolgere le funzioni cui è deputato e si potrà fare in modo che i cittadini vi si rechino solo quando c’è un effettivo bisogno". Per questo, prosegue il parlamentare di FdI, "credo si debba accelerare nelle azioni già previste nel Pnrr con le Centrali operative territoriali (Cot), le Case di comunità e con l'introduzione dei numeri 116 e 117 che si alterneranno al 118 e 112 in base alla dimensione della patologia".
Altra soluzione da mettere in campo, come riporta il documento, è quella che stanno già sperimentando alcune Regioni e che Ciocchetti sintetizza così: "Possiamo prevedere due accessi diversi, uno per le vere emergenze, uno per i codici bianchi e verdi". Anche Furfaro è convinto della necessità di ampliare la medicina del territorio, "una medicina di prossimità che intercetti i bisogni e faccia prevenzione, ma per puntare realmente sulle strutture territoriali bisogna incrementare le risorse. Noi possiamo avere anche tante belle idee, ma perché non restino sulla carta – avverte - servono investimenti".
Certo è che il problema degli accessi che ingolfano i ps va preso di petto, anche perché bastano i picchi influenzali stagionali o, banalmente, i periodi di festività - con annesse ferie da parte di un personale già esiguo – per mandare in tilt il servizio. "I medici in formazione o che vincono dei concorsi potrebbero, a turno, fare una esperienza in pronto soccorso", suggerisce, ad esempio, Ciocchetti.
Ma poi, accanto al nodo degli accessi impropri, c’è anche l’altro lato della medaglia e cioè la carenza di organico: i sanitari "vanno valorizzati in termini economici e organizzativi". In particolare, per gli infermieri "c'è il problema che ai corsi la metà dei posti resta scoperta, segno di una professione che va resa più attrattiva, come stiamo cercando di fare con il finanziamento significativo delle prestazioni aggiuntive. Poi, nel nuovo decreto sulle liste attese che vedremo a fine mese, dovrebbe essere previsto un intervento di defiscalizzazione delle indennità aggiuntive. Infine - conclude il vicepresidente - si deve lavorare alla riforma delle professioni, prevista dalla Nadef per quest'anno con l'obiettivo di renderle tutte più attrattive".
Furfaro dal canto suo punta dritto al bersaglio: "Bisogna procedere velocemente a nuove assunzioni, rimuovendo i vincoli che le impediscono". I famosi tetti di spesa di cui anche oggi dal Festival dell'economia di Trento è tornato a occuparsi il ministro della Salute Orazio Schillaci, confermando l'obiettivo ambizioso di abolirli "entro l'anno". Tra l’altro, solo così, si può superare, rimarca il deputato dem, "la brutta pratica diffusa in molte Regioni dei gettonisti esterni. Dobbiamo assumere medici e infermieri e creare condizioni migliori di lavoro, in modo che il personale non fugga dai reparti di emergenza". Ma sena dimenticare di agire anche su un altro piano: "Oltre ad aumentare il personale per ridurre i turni massacranti – conclude Furfaro - dobbiamo investire sulla telemedicina e determinare un innalzamento degli stipendi".
Sempre più vicini ai nostri lettori.
Segui Nursind Sanità anche su Telegram