Pronto soccorso: 31 ore di attesa media nel 2023 e costi in crescita per paziente
Sono i dati di un'indagine Simeu che rivela anche come sia cambiata la popolazione che si reca nei ps: aumentano gli accessi di over 80

Pronto soccorso sempre più in affanno in Italia. Mentre i tempi d’attesa per i cittadini lievitano, ad aumentare sono anche i costi per paziente. Lo rileva un’indagine condotta dall’osservatorio Simeu-Società italiana medicina di emergenza urgenza, che va a congresso a Genova il prossimo 30 maggio.
Tanto per cominciare il tempo medio di attesa in pronto soccorso per ricovero in area medica passa da 25 ore nel 2019 a 31 ore nel 2023. Per arrivare a questo dato, come spiega Simeu, è stata eseguita una rilevazione su un campione significativo di pronto soccorso italiani raffrontando i dati relativi all’anno 2019 (anno pre-pandemico, con circa venti milioni di accessi nazionali) con quelli relativi all’anno 2023 (18.000.000 di accessi, dati Agenas). "Il tempo d’attesa per il ricovero in area medica è aumentato in pochi anni del 25%: 6 ore in più. Quel tempo – commneta Salvatore Manca, past president Simeu - ha un valore assoluto che riflette il disagio dei pazienti e l’impegno assistenziale messo in atto nei pronto Soccorso, sempre più a corto di strumenti per provvedere alle nuove esigenze. Se si moltiplica il tempo di 31 ore per il numero dei ricoveri in Medicina in un anno emerge una cifra spaventosa: decine di milioni di ore di assistenza e cura in barella”.
Ma non è il solo dato emerso dall’indagine. Come anticipato, infatti, anche le spese sono cresciute. Nel dettaglio, l’osservatorio ha riscontrato che il costo a paziente per esami di laboratorio ha registrato un aumento del 13% dal 2019 al 2023, del 23% sul fronte della diagnostica per immagini e del 15% per i farmaci. "Il dato dei costi per paziente è grezzo e andrebbe approfondito e meglio definito. Quel che sappiamo – sottolinea Beniamino Susi, vicepresidente nazionale Simeu - è che l’incremento, in generale, è legato solo in minima parte a un aumento dei prezzi e deriva soprattutto dal crescere delle attività. Il che è certamente il risultato sia del maggior tempo di stazionamento in pronto soccorso di tanti pazienti, sia dell’incremento della loro complessità clinica e dell'accuratezza della diagnostica e della terapia effettuata in ps".
Intanto anche la popolazione che si reca in pronto soccorso è cambiata negli ultimi anni, basti pensare che gli over 80 nel 2019 rappresentavano il 23% degli accessi totali, pari a circa 4.600.000, mentre nel 2023 sono arrivati al 27%, pari a circa 4.860.000. Secondo il responsabile dell’Osservatorio Simeu Andrea Fabbri, "è un dato impressionante che deve essere spiegato: a fronte di una diminuzione del numero totale degli accessi di pronto soccorso, l’incremento relativo di pazienti così anziani provoca un aumento, in termini assoluti, di oltre 250.000 casi. Ma è ancora più importante comprendere che è la composizione della popolazione del pronto soccorso a mutare profondamente. Le esigenze cliniche e assistenziali di pazienti così anziani moltiplicano l’impegno necessario da parte di tutti gli operatori (medici, infermieri, Oss) per un fattore di incremento che è certamente superiore alla semplice differenza numerica".
C’è poi il tema degli accessi ripetuti nei ps. Ebbene, secondo l’indagine, circa il 3,5% dei pazienti registrati in pronto soccorso ha eseguito più di 5 accessi nel solo anno 2023.
"Le cause degli accessi ripetuti sono molteplici e molto differenti tra loro: ci sono persone con grandi difficoltà sociali, come i senza fissa dimora, ma anche pazienti con condizioni croniche che hanno necessità frequenti, come i pazienti con patologia psichiatrica, oncologica, geriatrica. Il denominatore comune è certamente la presenza di problematiche, siano cliniche o assistenziali, che comunque non trovano soluzioni e generano inevitabilmente la categoria dei 'frequent flyers' del pronto soccorso: l’espressione evidente di carenze esterne all’obiettivo della Medicina d’emergenza-urgenza ma che possono rivolgersi solo ad essa", spiega il segretario naizonale Simeu, Antonio Voza.
Secondo il presidente Fabio De Iaco, i dati analizzati evidenziano un generale incremento della complessità che il pronto soccorso italiano continua ad affrontare: sono numeri che esprimono incrementi aritmetici ma che andrebbero letti come esponenziali, visto che ogni segno più corrisponde a un aumento di attività su persone che hanno necessità cliniche e assistenziali che coinvolgono più professionisti. Tutto questo in un contesto di progressivo depauperamento degli organici e di frequente inadeguatezza di spazi e strutture. È l’ennesima conferma di quanto rilevato da anni: il pronto soccorso è lo specchio della situazione complessiva del Ssn, ma anche, allo stato attuale, l’unica risposta possibile per molte condizioni. "Nella discussione generale sulla necessità di una profonda riforma strutturale dell’intero Sssn - conclude - i nostri dati esprimono la necessità impellente di soccorrere il mondo dell’emergenza-urgenza, in attesa che gli auspicati provvedimenti generali - che attendiamo di vedere identificati e attuati - possano finalmente produrre effetti concreti. Il tempo delle analisi è decisamente finito. Non ci stancheremo mai di evidenziarlo: serve una corretta progettualità accompagnata da giusti investimenti".
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