Una protesi sensibile come la pelle: a Bari lo studio dell'ex 'cervello in fuga'
Nel Dipartimento di Fisica del capoluogo pugliese la ricercatrice Anna Maria Coclite lavora a sensori hi-tech in grado di trasmettere al cervello tutte le informazioni del tatto. Attese importanti ricadute anche in chirurgia

Qualcuno potrebbe evocare i soliti scenari distopici alla Blade Runner, ma in realtà la progressiva interazione o integrazione tra uomo e macchina ha ricadute sempre più importanti in campo medico e sanitario. Tra pochi anni avremo, ad esempio, protesi identiche agli arti umani anche nella sensibilità della pelle, grazie a sensori di ultima generazione. Il caldo e il freddo, l’umido e il secco, il liscio e il ruvido, il livello di pressione: tutte le percezioni del tatto saranno disponibili grazie a neuro-protesi “comandabili” direttamente attraverso il pensiero.
Le ricerche e gli esperimenti in questa direzione non mancano a livello italiano e internazionale, ma ottime speranze arrivano dal Sud Italia, da Bari in particolare. Il Dipartimento interateneo di Fisica dell’Università e del Politecnico del capoluogo pugliese sta conducendo uno studio che potrebbe avere effetti rilevanti anche in chirurgia, grazie alla creazione di guanti ultrasensibili per gli interventi operatori. Protagonista della ricerca è un ‘cervello di ritorno’, Anna Maria Coclite, che dopo aver lavorato al Mit di Boston e alla Graz University of Technology, in Austria, ha scelto di tornare in Puglia, attratta dall’unico dipartimento di Fisica del Sud Italia ad aver ottenuto il riconoscimento di Dipartimento di eccellenza dal ministero dell’Università e della ricerca.
A Nursind Sanità Coclite azzarda una previsione sui tempi di realizzazione su scala commerciale di queste protesi: “Penso potrebbero essere disponibili in quattro o cinque anni. Dobbiamo ancora avviare tutti i testi clinici e di stabilità”. Non si sbilancia invece sui costi, almeno quelli iniziali: “I nostri materiali sono davvero sottili e di per sé non molto costosi, ma c’è un sistema tecnologico di raccolta e trattamento dati che chiaramente comporterà esborsi notevoli”. Rispetto alle ricadute chirurgiche, la studiosa chiosa: “L’idea è quella di aiutare il medico durante l’operazione, ricoprendo con questi sensori i guanti di lattice. In pratica si darebbe al chirurgo una sensibilità extra e un set di dati ulteriori, provenienti dai sensori stessi”.
Coclite ha cominciato la sua carriera dal Dipartimento di Chimica dell’Università degli Studi di Bari, conseguendo il dottorato in Scienze chimiche nel 2010. In seguito, come accennato, si è trasferita per un postdoc di tre anni al Massachusetts Institute of Technology nel gruppo della professoressa Karen Gleason. Nel 2013 è stata assunta nell’Istituto di Fisica dello stato solido della Graz University of Technology prima come tenure-track e poi come professore associato. Nel 2016, la ricercatrice ha vinto l’Erc Starting grant per il progetto “Smart Core-shell sensor arrays for artificial skins” (Smart Core), che ha finanziato per 1,5 milioni di euro le sue ricerche su sensori che allo stesso tempo possono rivelare cambi in umidità, temperatura e pressione con una risoluzione più elevata della pelle umana. Tutto ciò è stato possibile grazie alla nuova geometria dei sensori: invece di essere fatti da strati multipli, quelli di Smart Core sono verticali ed estremamente piccoli.
Nel 2023 il progetto ha fatto un ulteriore salto di qualità: ha vinto l’Erc Proof of concept da 150mila euro, grazie al quale i ricercatori stanno testando la possibile commercializzazione dei sensori sviluppati con Smart Core. Avviata appunto alla Graz University of Techology, l’iniziativa è stata trasferita, nel febbraio scorso, all’UniBa dove Coclite e il suo team stanno proseguendo le attività di studio. Coclite spiega infine i motivi del suo ritorno in Italia: “Prima di tutto, la Puglia è la mia terra ed ero affezionata all’idea di rientrare. Ma non volevo comunque sacrificare la carriera e qui al Dipartimento di Fisica ho trovato sia una grande disponibilità da parte del direttore Roberto Bellotti sia mezzi adeguati per sviluppare la mia ricerca. L’ente ha un focus sui sensori, porta avanti il progetto ‘QuaSiModO’ per un approccio ‘one health’ sulla salute. Quindi è molto importante vedere i miei studi inglobati in un dipartimento che ha altri gruppi di ricerca al lavoro sulla sensoristica”.
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