Tumore polmonare, "con screening capillari 2,3 miliardi di risparmi in 30 anni"
Il modello elaborato da Crea Sanità prevede 360mila esami annui a regime su fumatori o ex forti fumatori: "Un piano da 80 milioni di euro di spesa sanitaria nel primo anno che però riduce subito i costi di 180"

Una tac può salvare la vita. La prevenzione del tumore polmonare passa per una operazione di screening, che intercetti i fumatori ed ex fumatori che hanno più di 50 anni. È quanto emerge da uno studio del centro di ricerca Crea Sanità, presentato a Montecitorio, che lancia una proposta per la diagnosi precoce. Ma partiamo dai numeri che danno il quadro della situazione.
L'anno scorso ci sono stati circa 44mila nuovi casi (30mila sono di uomini), ponendo questo carcinoma al terzo posto della classifica, dopo quello al seno e al colon retto, ma primo tra gli uomini. Si parla di 34mila decessi all'anno, tuttavia questi dati possono essere migliorati con una diagnosi più veloce. La sopravvivenza varia molto in relazione allo stadio del tumore al momento della diagnosi che, ad oggi, arriva nella fase metastatica nella metà dei casi. Questo avviene perché non ci sono sintomi vistosi che mettano in allarme i pazienti. Per questo servirebbe uno screening sulla popolazione ad alto rischio, individuata dal Crea, quella cioè dei "fumatori o ex forti fumatori, sopra i 50 anni" grazie ad una tac polmonare a bassa dose di radiazioni.
C'è poi tutto il capitolo della lotta all'uso della sigaretta, allo smog e all'amianto, ma sul fronte degli screening lo studio è molto preciso. Vediamo cosa prevede questo modello: effettuando il controllo ogni due anni su "soggetti di età compresa fra 50 e 79 anni con forte esposizione al fumo con più di 30 pack-year", considerando un orizzonte temporale di 30 anni e un tasso di risposta del 30%, si stima che "sarà necessario effettuare in media circa 460mila" esami annui, circa 360mila a regime se non saranno modificate significativamente le abitudini di fumo.
Questa operazione richiede uno stanziamento importante di risorse che però, sottolineano i promotori, sono da considerarsi "un investimento e non un costo". In termini finanziari, si legge nello studio, "va previsto un investimento nel primo anno, legato anche all'organizzazione dello screening, pari a circa 80 milioni di euro, che sarebbe però più che compensato dai risparmi, pari a circa 180 milioni di euro già al primo anno". I risultati del modello stimano che l'attuazione di un programma di questo tipo consentirebbe, grazie a una diagnosi tempestiva, un incremento della sopravvivenza dei pazienti controllati di 7,6 anni rispetto ai non controllati, a fronte di una riduzione dei costi sanitari pari 2,3 miliardi in 30 anni.
A promuovere l'incontro a Montecitorio è stato il presidente della Commissione Affari sociali, Ugo Cappellacci, che in un messaggio, ricorda che "gli screening consentono di giocare d'anticipo. Per questo è fondamentale recuperare i ritardi accumulati durante la pandemia, lavorando sullo smaltimento delle liste d'attesa". Inoltre bisogna "ampliare l'offerta di screening ad ambiti prioritari" come questo, perché "impiegare nuove risorse a favore della salute non va considerato una spesa, ma il migliore investimento che si possa attuare", chiude Cappellacci.
Il modello elaborato, spiega Federico Spandonaro (professore all'Università di Roma Tor Vergata e presidente del Comitato Scientifico Crea Sanità), "dimostra che la promozione di uno screening della popolazione ad alto rischio per il carcinoma polmonare è una politica di sanità pubblica efficace ed efficiente che, purché adeguatamente promossa e incentivata, risulta anche sostenibile da un punto di vista finanziario". Giulia Veronesi, direttrice del programma di Chirurgia robotica Toracica presso l'Irccs ospedale San Raffaele di Milano, ha evidenziato che "parallelamente alla lotta al tabagismo è prioritario favorire l'accesso allo screening ai soggetti ad alto rischio. Le società scientifiche internazionali e la Commissione europea stanno già andando in questa direzione e raccomandano, per questi soggetti, regolari tac al torace a basso dosaggio di radiazioni". Per Veronesi con un trattamento in fase precoce "si possono raggiungere tassi di sopravvivenza a 5 anni intorno all'80%". Infine per il presidente Aiom, Francesco Perrone, il modello presentato oggi "ha il potenziale per essere replicato e applicato ad altri screening oncologici, fornendo uno strumento di grande valore per guidare le politiche sanitarie".
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