"Investimenti non più rinviabili in sanità". La sferzata della Corte dei Conti
Dai Lea al nodo personale, la Relazione sul rendiconto generale dello Stato per l'esercizio 2023 passa al setaccio problemi e obiettivi dei dossier sanitari

Liste d’attesa al centro anche della requisitoria sul rendiconto generale dello Stato per l’esercizio 2023 del procuratore generale della Corte dei Conti Pio Silvestri. "Il sistema sanitario è afflitto da numerosi problemi, tra cui quello delle lunghe liste di attesa per le prestazioni rese in ambito pubblico, su cui è intervenuto di recente il Governo con il decreto-legge n. 73 del 7 giugno scorso e con un disegno di legge pure finalizzato a garantire il diritto alle prestazioni sanitarie”, ha affermato, sottolineando la necessità di "ulteriori interventi": "Il sistema sanitario, infatti, dopo aver sostenuto uno sforzo corale per limitare gli effetti della pandemia, soffre di una crisi sistemica – accentuata dalla 'fuga' del personale sanitario, non adeguatamente remunerato, cui si deve rispondere con decisioni ed investimenti non più rinviabili, nei campi dell’organizzazione, delle strutture, della formazione e delle retribuzioni, al fine di garantire effettività al diritto alla salute".
Non a caso la Relazione sul rendiconto generale dello Stato 2023 specifica che "sotto il profilo contabile, il bilancio per il 2024 contempla stanziamenti pari a 2,4 miliardi in riduzione dell’11 per cento rispetto al dato del 2023 (al netto delle spese per vaccinazioni e farmaci per la cura di pazienti affetti da Sars-CoV-2 che ha interessato esclusivamente la gestione 2023)". Il documento passa al setaccio tutti i principali obiettivi dei dossier sanitari. Ad esempio, sul fronte dei Lea rivela che "da una prima analisi dei punteggi emerge un arretramento delle performance regionali rispetto all’esercizio precedente. Le Regioni che raggiungono un punteggio di 'sufficienza' in tutte e tre le macroaree scendono a 13 nel 2022 (14 nel 2021)".
Secondo la Relazione annuale, inoltre, "persistono ritardi nell’aggiornamento dei Lea. La Commissione ha proseguito nell’esame delle richieste di aggiornamento, ma occorre attendere l’entrata in vigore del decreto interministeriale che definisce le tariffe massime, inizialmente attesa per il 1° gennaio 2024 e poi rinviata al 1° gennaio 2025 soprattutto per l’opposizione degli ambulatori privati accreditati che hanno lamentato l’inadeguatezza di molti rimborsi". Sul fronte liste d’attesa, la Corte dei conti registra che "è proseguita anche nel 2023 l’attività volta a monitorare il riassorbimento dei ritardi accumulati" e che "il monitoraggio al primo semestre del 2023 restituisce un quadro composito dove a recuperi incoraggianti si accompagnano ancora situazioni onerose".
Quanto al Fse, "progressi si sono avuti sul fronte del Fascicolo sanitario elettronico che, secondo gli obiettivi dei progetti finanziati in ambito Pnrr, entro il 2025 dovrà essere alimentato dall’85 per cento dei medici di base e dovrà essere utilizzato da tutte le Regioni e PA". C’ è poi il capitolo personale. Sul fronte della valoirzzazione delle risorse umane del Ssn, scrive la Corte dei conti, "ci si è mossi con la legge di Bilancio per il 2023 prima, con il d.l. 30 marzo 2023, n. 34, poi, anche ponendo limiti all’esternalizzazione dei servizi medici e infermieristici, la cui adozione era cresciuta per fronteggiare la pandemia e il relativo forte aumento degli affidamenti".
In tema di fabbisogno di personale, se per quanto riguarda i medici "con il passaggio da 10.035 posti nell’anno accademico 2018/2019 a 18.133 posti nel 2023/2024, il cosiddetto “imbuto formativo", rimane invece "irrisolta la criticità relativa alla distribuzione dei contratti, con alcune specializzazioni meno attrattive rispetto a quelle con maggiori sbocchi lavorativi nel settore privato e nella libera professione. Anche per i corsi di laurea in scienze infermieristiche, i posti sono aumentati da 14.758 nell’anno accademico 2018/2019 a 20.134 nel 2023/2024; essi restano comunque insufficienti, con un divario pari a circa il 20 per cento rispetto al fabbisogno stimato dall’Accordo Stato-Regioni".
Sempre sul nodo del personale, nella Relazione si legge che proprio per fronteggiare il problema sono proseguite "le procedure di stabilizzazione avviate nel 2021, che nel 2023 hanno riguardato un totale di 11.279 unità di personale". Nonostante gli interventi messi in atto per contrastarne la crisi, però, "persiste il problema della maggiore attrattività del privato dovuta a salari mediamente più elevati non solo all’estero (dove in molti casi sono il doppio rispetto all’Italia), ma anche nelle diverse parti del Paese. Centrale – ha tirato le somme la Corte dei Conti - appare quindi investire sulla capacità del Ssn di trattenere il personale sanitario impiegato, soprattutto i più giovani, e attrarre parte di quello che oggi ha trovato un impiego all’estero".
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