11 Luglio 2024

"Aumentare il numero di medici non è oculato, rischio pletora nel 2035". Lo stop Fnomceo

Il presidente Anelli: "L'urgenza è attrarre i giovani e trattenere i professionisti che ci sono". Il 2° rapporto Federazione-Censis: contratti intermittenti in aumento e stipendi nel Ssn giù del 6,1% (periodo 2015-2023)

Di NS
"Aumentare il numero di medici non è oculato, rischio pletora nel 2035". Lo stop Fnomceo

La Fnomceo è preoccupata - e lo dice chiaramente - rispetto ai fabbisogni formativi per Medicina in vista del prossimo anno accademico "indicati dal ministero della Salute e contenuti nell‘accordo che sarà vagliato dalle Regioni per poi approdare in Conferenza Stato-Regioni". Di che numeri parliamo? Per quanto riguarda i Laureati magistrali a ciclo unico per Medicina, Veterinaria e Odontoiatria la richiesta è di 22.188 (+1.272 in più rispetto ai 20.916 dell’anno passato e +2.881 dell’anno accademico 2022/2023 quando la richiesta era di 19.307 posti). Di questi, 19.286 sono per medico chirurgo, con un aumento di 1153 rispetto ai 18.133 dello scorso anno.

"Per i medici – mette in guardia  il presidente della Federazione Filippo Anelli – una corretta programmazione va fatta da qui a dieci anni: tanto, infatti, ci vuole, per formare completamente un medico e metterlo in condizione di lavorare nel Servizio sanitario nazionale. Ci sembra quantomeno non oculato aumentare di 1000 unità i medici che arriveranno nel 2035: in quell’anno, infatti, andranno in pensione soltanto 6263 medici, 1000 in meno rispetto al 2034. Ci troveremo dunque, solo in quell’anno, con un esubero di 13000 nuovi medici specialisti, che andranno a sommarsi agli esuberi degli anni precedenti. Diverse proiezioni indicano infatti negli anni compresi tra il 2030 e il 2032 l’inizio di una nuova pletora medica". 

Quello che è urgente, dunque, secondo Anelli, non è "formare più medici, ma attrarre e trattenere i medici stessi, soprattutto i giovani, all’interno del Servizio sanitario nazionale. Quindi, anziché utilizzare risorse pubbliche per creare medici in esubero, che saranno costretti a fuggire all’estero o nel privato, in un circolo perverso che non farà che rendere sempre più fragile il nostro Ssn, investiamole per rendere le retribuzioni dei medici coerenti con quelle dei colleghi europei". Una presa di posizione che discende anche dai numeri del 2° Rapporto Fnomceo-Censis appena presentato e che smontano il problema della presunta carenza di medici.

 

"Dati di comparazione internazionale mostrano che in Italia ci sono 410 medici per 100 mila abitanti, superiore al dato di paesi come la Francia che ha 318 medici per 100 mila abitanti o i Paesi Bassi con 390 medici per 100.000 abitanti", si legge nel Rapporto. "È quindi evidente che in questa fase il problema chiave del Servizio sanitario non è lo shortage, la carenza, in assoluto di personale medico reclutabile, piuttosto la sua ridotta capacità attrattiva e di retention, trattenimento, con collocazione permanente rispetto a contratti alternativi temporanei o alla fuga all’estero".

Ha buon gioco, sempre alla luce del Report, il numero uno della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri invece a porre l’accento sulle condizioni di lavoro e le retribuzioni contrattuali "non attraenti nel Servizio sanitario" che, "per i medici nella PA, nel periodo 2015-2023 sono addirittura diminuite in termini reali del 6,1%”.

Gli stipendi, appunto. Come si legge nel Rapporto, posto pari a 100 il valore delle retribuzioni dei medici dipendenti in Italia, nei Paesi Bassi è pari a 176, in Germania a 172,3 e in Irlanda a 154,8: i medici italiani guadagnano molto meno dei colleghi di altri Paesi omologhi.
Gli italiani dal canto loro non hanno dubbi: l’84,5% è convinto che avere troppi medici con contratti temporanei, intermittenti indebolisce la sanità: opinione condivisa da maggioranze trasversali a gruppi sociali e macroaree territoriali. L’87,2% reputa prioritario migliorarne le condizioni di lavoro, perché sono la risorsa più importante della sanità. Per il 92,5% occorre assumere subito medici e infermieri nel Servizio sanitario, per dare un taglio rapido alle liste di attesa. Per circa l’85% degli italiani è prioritario incentivare i medici italiani, piuttosto che reclutare medici da altri Paesi. L’urgenza di avere più medici è indotta dalla pressione sul Servizio sanitario: negli ultimi 24 mesi, direttamente o tramite familiari, ben il 44,5% degli italiani ha sperimentato situazioni di sovra-affollamento in reparti ospedalieri o in strutture sanitarie.

 

Il vero vulnus è appunto avere troppi medici con contratti intermittenti nel Servizio sanitario. Il report parla chiaro: considerate le unità annue di lavoro a tempo determinato e interinali per le figure sanitarie si registra +75,4% nel 2012-2022: +29,6% nel 2012-2019 e +35,4% nel 2019-2022. Tra 2012 e 2022 ci sono 15.320 unità annue di lavoro in più. Le figure sanitarie con contratti a tempo determinato sono aumentate del +78,1%: con +23,1% in fase pre-Covid e +44,6% in quella successiva. Per le figure sanitarie stabili invece nello stesso periodo 2012-2022 si registra un modesto +2,6%, -2,0% tra 2012 e 2019 e + 4,6% tra 2019 e 2022, grazie alla reazione all’emergenza. I dati certificano che si gonfia il numero di intermittenti, mentre quello del personale stabile aumenta di poco.

Non solo, ma poi  c’è da considerare  la spesa per medici non permanenti. La spesa per lavoro a tempo determinato, consulenze, collaborazioni, interinale e altre prestazioni di lavoro sanitarie e sociosanitarie provenienti dal privato è stata pari a 3,6 miliardi di euro nel 2022: +66,4% rispetto al 2012, esito di +15,1% nel 2012-2019 e +44,5% tra 2019 e 2022. La spesa per il tempo determinato è stata nel 2022 pari a 1,9 miliardi di euro, con +93,4% rispetto a dieci anni prima; quella per consulenze, collaborazioni, interinale e altre prestazioni di lavoro sanitarie e sociosanitarie è stata pari a 1,7 miliardi di euro, con un balzo del +44,2% in dieci anni. La spesa per personale permanente invece è aumentata del +6,4% nel 2012-2022, con -0,8% nel 2012-2019 e +7,2% nel 2019-2022.

 

 

Il Rapporto

 

 

 

Sempre più vicini ai nostri lettori.
Segui Nursind Sanità anche su Telegram