Liste d'attesa, dalle Regioni pollice verso sul decreto
Arriva il parere negativo delle autonomie. L'assessore alla Sanità dell'Emilia Romagna Donini a Nursind Sanità: "Da una parte c'è una invasione di campo dello Stato e dall'altra non ci sono soldi per le misure positive"

Pollice verso sul decreto liste d’attesa da parte delle Regioni che, nel loro parere, lamentano innanzitutto di non essere state preventivamente informate e coinvolte nella stesura delle misure. Quindi, l’elaborazione da parte delle autonomie di una serie di osservazioni, come quella in merito all’articolo 5 del testo sul superamento del tetto di spesa per l’assunzione del personale. Secondo le Regioni, infatti, l’articolo "introduce limitate ed insufficienti novità per l’anno in corso e poche novità anche per l’anno 2025, peraltro condizionate alla definizione di una metodologia per la determinazione del fabbisogno di personale degli Enti del Ssn ed alla conseguente approvazione del Piano dei fabbisogni triennali regionali del personale".
Nel parere, però, non mancano anche i correttivi suggeriti, a cominciare dalla richiesta di stralcio dell’articolo 2, "la cui attuale formulazione – si legge nel documento - è quanto meno lesiva del principio di leale collaborazione": "Le Regioni e le Province Autonome valutano che l’attuale formulazione, ove non emendata, presenti dei profili di illegittimità costituzionale e considerano quantomeno necessaria una riscrittura condivisa di questo articolo che, nel prevedere lo svolgimento dei monitoraggi e dei controlli delle prestazioni sanitarie sulla base di dati raccolti nella Piattaforma nazionale delle liste di attesa di cui all’articolo 1, abbia un chiaro riferimento nella collaborazione interistituzionale e nel rispetto delle rispettive competenze istituzionali: lo Stato controlla le Regioni, le Regioni controllano le Aziende sanitarie e si confrontano con il livello ministeriale".
Proprio uno degli aspetti sui quali si è soffermato l’assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna e coordinatore della commissione Salute in sede di Conferenza delle Regioni, Raffaele Donini. Interpellato da Nursind Sanità, infatti, ha spiegato così le ragioni alla base della bocciatura arrivata oggi: "C’è da un lato una 'invasione di campo' da parte dello Stato che, a nostro avviso, in modo illegittimo intacca l’autonomia delle Regioni. Ma c’è anche una fondata preoccupazione rispetto ad alcune misure anche buone contenute nel provvedimento, ma che non sono finanziate".
“Nessuno mette in discussione che lo Stato controlli le Regioni – precisa – ma se lo Stato finisce col controllare le aziende sanitarie, allora si crea un cortocircuito perché, è evidente, quest’ultima è una competenza regionale". Rimangono aspetti positivi, rimarca Donini, quali "la defiscalizzazione delle attività aggiuntive dei professionisti" o “la spinta alla digitalizzazione”, ma al momento sono prive di finanziamento. Alla domanda su che cosa succederà a questo punto, soprattutto sul piano dei rapporti con il ministero della Salute, infine, l'assessore rassicura: "Abbiamo dato la nostra piena disponibilità al ministero della Salute a lavorare insieme per risolvere il problema delle liste d'attesa sia sul lato dell'offerta che su quello della domanda e quindi c’è da parte nostra – mia come del presidente Fedriga e degli altri assessori alla Sanità – la piena volontà a lavorare sul fronte della riorganizzazione della sanità territoriale".
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