02 Settembre 2024

Violenze sui sanitari, Fnomceo scrive a Meloni: "Basta, serve più sicurezza"

Il presidente Anelli alla premier: "Un clima d'odio che crea disaffezione" verso le professioni della salute. E chiede sistemi di controllo per l'accesso alle strutture

Di NS
Filippo Anelli
Filippo Anelli

È stata, manco a dirlo, un’estate caldissima per i professionisti della salute. E il meteo non c’entra. In questi ultimi mesi almeno un’aggressione al giorno nei confronti di sanitari è assurta agli onori della cronaca. Basti ricordare, soltanto nel fine settimana, le violenze al Cardarelli di Napoli, dove una specializzanda è stata schiaffeggiata, all’Ospedale di Pozzuoli, verso un infermiere, a Barletta, con il sasso lanciato contro il virologo Fabrizio Pregliasco durante la premiazione di un suo libro.

Così il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, Filippo Anelli, ha preso carta e penna per scrivere una lettera accorata alla premier Giorgia Meloni, testimoniando le “condizioni di esasperazione che la professione medica sta vivendo e che sono esplicitate da continue dimissioni, soprattutto di professionisti operanti in specifici ambiti quali emergenza e pronto soccorso”. Anelli si appella al “Onorevole Presidente Meloni” per aggiungere: “Sono ormai quotidiani e purtroppo ultimamente concentrati nella Regione Puglia, che tanto calorosamente l’ha accolta negli ultimi giorni, gli episodi di violenza fisica e non solo verbale contro i medici da parte di pazienti o parenti degli stessi”.

Secondo il presidente Fnomceo, si tratta di “episodi che si continuano a verificare nelle strutture sanitarie, nei pronto soccorso, nelle strutture di continuità assistenziale e anche presso le abitazioni di pazienti. Episodi che disegnano un clima di odio, di insoddisfazione, di aspettative deluse incompatibili con una attività sanitaria realmente efficace che già sconta condizioni di esercizio professionale, sempre atteso dai medici con il massimo dell’impegno e della dedizione possibili, al limite della criticità”.

Le violenze perpetrate contro i medici, per Anelli, “inducono a ritenere avviato un processo di generale svalutazione della figura del professionista sanitario, una visione che più che salvifica è vissuta come terminale di malfunzionamenti e di ritardi, di colpevolezza per esiti infausti della malattia, di intolleranza in un rapporto che, al contrario, deve delinearsi come alleanza per il raggiungimento dell’obiettivo di cura”. Da qui la richiesta di intervento, per “contrastare la disaffezione che sta colpendo inesorabilmente la professione, al fine di costruire una realtà che riporti dignità, serenità e sicurezza tra i professionisti sanitari nelle strutture, sulle ambulanze e tra la nostra comunità sociale”.

Un intervento che, dopo i provvedimenti legislativi, dovrebbe ora essere svolto a livello organizzativo, anche con i fondi del Pnrr: introducendo sistemi di controllo all’ingresso delle strutture, così come avviene negli aeroporti o nelle sedi istituzionali, che impediscano di introdurre armi proprie e improprie. E accorpando le sedi di guardia medica, in modo da non lasciare da soli i professionisti, che sono per la maggioranza donne, a svolgere i turni di notte o festivi. Il tutto nelle more di una rivoluzione culturale, che parta dalle scuole per coinvolgere tutta la cittadinanza, e che richiede tempi più lunghi.

“La cornice normativa attuale – scrive infatti Anelli - con la procedibilità di ufficio costituisce un grande passo avanti dell’ordinamento del Paese, ma gli ultimi, quotidiani episodi di aggressione nei confronti dei professionisti sanitari fanno ritenere urgente il rafforzamento del sistema organizzativo di tutela, finalizzato alla garanzia dell’assistenza ma anche alla creazione di una deterrenza che consenta di arginare fenomeni il cui aumento spesso è anche frutto di emulazione”.

“Ferma restando la necessità di una rivoluzione culturale che passi dalla formazione e informazione dei nostri cittadini sin dall’età scolare, percorso che è da costruire nel tempo, chiedo con forza di attivare sistemi di controlli di sicurezza nell’accesso alle strutture sanitarie. Non si comprende infatti la difficoltà di attivazione di tali sistemi, a tecnologia semplice, già ordinariamente esistenti in molte strutture pubbliche così come nelle sedi ferroviarie e aeroportuali. Connesso e coerente con quanto sopra richiesto, ritengo sia procedere all’accorpamento delle sedi di continuità assistenziale/guardia medica in un’unica struttura al termine dell’orario ambulatoriale per evitare di lasciare soli i medici. Troppe donne, troppe professioniste medico che operano in solitudine di notte, in locali isolati, hanno subito aggressioni favorite certamente anche da una situazione ambientale non idonea”. “La richiesta che Le pongo e che affido alla Sua sensibilità - conclude Anelli - è quella di una concreta attivazione che riporti sicurezza e serenità tra i professionisti”.

 

 

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