03 Settembre 2024

Sanità, l'allarme Gimbe: "L'Italia spende il 6,2% del Pil, ben al di sotto della media Ocse"

La Fondazione sottolinea che "siamo solo al 16esimo posto in Europa, con un gap di 47,6 miliardi" e occupiamo "l'ultima posizione tra i Paesi del G7". I dettagli

Di NS
Sanità, l'allarme Gimbe: "L'Italia spende il 6,2% del Pil, ben al di sotto della media Ocse"

Nel 2023 l’Italia per spesa sanitaria pubblica pro-capite si colloca solo al 16esimo posto tra i 27 Paesi europei dell’area Ocse e in ultima posizione tra quelli del G7. La spesa sanitaria pubblica si attesta al 6,2% del Pil, percentuale inferiore sia rispetto alla media Ocse del 6,9%, sia rispetto alla media europea del 6,8%. Sono questi i dati della Fondazione Gimbe che spiega: la fonte utilizzata è il dataset OECD Health Statistics, aggiornato al 23 luglio 2024, che riporta i dati 2023 per poco meno della metà dei Paesi dell’area Ocse e quelli 2022 per i restanti Paesi. Sono stati analizzati i dati relativi alla spesa sanitaria pubblica, sia in percentuale del Pil, che in termini assoluti pro-capite a prezzi correnti e parità di potere d’acquisto. 


SPESA SANITARIA PUBBLICA - Nel 2023, quindi, come detto in Italia la spesa sanitaria pubblica si attesta al 6,2% del Pil. Sono 15 i paesi europei dell’area Ocse che investono una percentuale del Pil maggiore dell’Italia, con un gap che va dai +3,9 punti percentuali della Germania (10,1% del Pil) ai +0,6 della Norvegia (6,8% del Pil).
"Di fatto in Europa – commenta il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta – siamo primi tra i Paesi poveri, davanti solo a Spagna, Portogallo e Grecia e ai paesi dell’Est, esclusa la Repubblica Ceca". Dal 2010, per tagli e definanziamenti effettuati da tutti i governi, la distanza con i Paesi europei è progressivamente aumentata sino a raggiungere $ 623 nel 2019. Poi il gap si è ulteriormente ampliato, sia negli anni della pandemia quando gli altri paesi hanno investito molto più dell’Italia, sia nel 2023 perché di fatto la nostra spesa sanitaria è rimasta stabile. "Al cambio corrente dollaro/euro – precisa Cartabellotta – il gap con la media dei Paesi europei nel 2023 raggiunge 807 euro pro-capite che, tenendo conto di una popolazione residente Istat al 1° gennaio 2024 di quasi 59 milioni di abitanti, si traduce nell’esorbitante cifra di oltre 47,6 miliardi".


SPESA SANITARIA PUBBLICA PRO-CAPITE - "Il trend della spesa sanitaria pubblica pro-capite 2008-2023 – prosegue Cartabellotta – restituisce un quadro impietoso: l’Italia è stata sempre ultima tra i Paesi del G7; ma se nel 2008 le differenze con gli altri Paesi erano modeste, con il costante definanziamento degli ultimi 15 anni sono divenute ormai incolmabili". Già nel 2008, infatti, quando tutti i Paesi del G7 avevano una spesa pubblica pro-capite compresa tra 2.250 e 3.500 dollari, l’Italia era fanalino di coda insieme al Giappone; nel 2023, mentre l’Italia rimane ultima con una spesa pro-capite di 3.574 dollari, la Germania l’ha più che doppiata raggiungendo i 7.253. Inoltre, "anche tra il 2019 e il 2023, quando tutti i Paesi del G7 hanno aumentato la spesa pubblica pro-capite per fronteggiare la pandemia, l’Italia ha investito molto meno, rimanendo penultima poco sopra il Giappone". Numeri, chiosa Cartabellotta, "che rendono imbarazzante il confronto con gli altri Paesi che siederanno al G7 Salute in programma ad Ancona, occasione irripetibile per avviare politiche più coraggiose per rilanciare la sanità pubblica. Ripartendo proprio dal divario attuale con i Paesi europei e quelli del G7, conseguenza di 15 anni di tagli e investimenti insufficienti, che non hanno tenuto conto che il grado di salute e benessere della popolazione condiziona anche la crescita del Pil. Ovvero che la sanità pubblica è una priorità su cui investire continuamente e non un costo da tagliare ripetutamente".

 

Di qui la richiesta Gimbe all'esecutivo di "un progressivo e consistente rilancio del finanziamento pubblico per la sanità, oltre che coraggiose riforme di sistema per garantire a tutti la tutela della salute, un diritto costituzionale fondamentale e inalienabile". La politica, conclude infatti, Cartabellotta "deve avere ben chiaro che la perdita di un Ssn pubblico, finanziato dalla fiscalità generale e fondato su princìpi di universalità, eguaglianza ed equità, determinerebbe un disastro sanitario, economico e sociale senza precedenti. E senza una rapida inversione di rotta, da tracciare già nella NaDef 2024 e, soprattutto, nella legge di Bilancio 2025, siamo destinati a rinunciare silenziosamente al diritto alla tutela della salute, già compromesso per le fasce socio-economiche più deboli, per anziani fragili e nel Mezzogiorno. E scivoleremo inesorabilmente da un Servizio sanitario nazionale fondato per garantire un diritto costituzionale a tutte le persone, a 21 Sistemi sanitari regionali regolati dalle leggi del libero mercato, dove le prestazioni saranno accessibili solo a chi potrà pagare di tasca propria o avrà sottoscritto costose polizze assicurative".

 

 

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