09 Settembre 2024

Sanità e manovra: il Tesoro frena sui 2 miliardi in ballo

Dal Mef si dice che è troppo presto per fare i conti. Schillaci si mostra sicuro di trovare i soldi. L'obiettivo è defiscalizzare le busta paga e assumere più medici e infermieri. Bottega: "Niente benefici per i turnisti"

Di Ulisse Spinnato Vega
Sanità e manovra: il Tesoro frena sui 2 miliardi in ballo

Fonti qualificate del Mef, interpellate da Nursind Sanità, frenano sui 2 miliardi di euro che, secondo diversi resoconti di stampa, il governo starebbe cercando nelle pieghe di un bilancio particolarmente avaro per dare linfa fresca alla sanità italiana. Secondo quanto possibile ricostruire ad oggi, il ministero della Salute punterebbe a ricavare spazi finanziari tra le maglie strette delle nuove regole fiscali europee da una parte per finanziare il prosieguo della defiscalizzazione delle prestazioni aggiuntive e per detassare le indennità di specificità del personale sanitario, mentre dall’altra vorrebbe reclutare almeno 30mila tra medici e infermieri nei prossimi due o tre anni.  

Dal dicastero dell’Economia si fa notare che è troppo presto per fare i conti. Si resta in attesa dei nuovi dati sul gettito fiscale delle autoliquidazioni, con scadenza 30 agosto, da parte delle partite Iva soggette a Isa e dei numeri Istat che il 23 settembre farà il punto sulla crescita del Pil e sui principali parametri legati a deficit e debito. Cifre attorno alle quali il Tesoro nutre comunque un moderato ottimismo. Non a caso è stato rivisto il timing del Piano strutturale di bilancio – il nuovo documento voluto dal Patto di stabilità riformato, che traccerà le direttrici dei conti pubblici italiani su un arco di tempo di sette anni – che probabilmente non verrà vidimato prima di fine mese.   

L’obiettivo di Lungotevere Ripa sarebbe, appunto, quello di rendere più appetibili le buste paga dei professionisti della salute e di assumerne di nuovi, in modo da contrastare l’emorragia di forza lavoro tra pensionamenti non compensati da un adeguato turn over e dimissioni improvvise per migrare verso il privato o all’estero. Il ministro Orazio Schillaci si dice sicuro di poter mettere più soldi nel piatto: “Ho avuto un primo incontro con il ministro Giorgetti nel luglio scorso e sono sicuro che ci saranno come lo scorso anno risorse per la sanità”. Si vedrà se e quante. In ogni caso Schillaci prosegue: “Sono sicuro che riusciremo a migliorare la sanità e soprattutto riusciremo anche, avendo più personale, a mettere meglio in atto la riforma, la legge che abbiamo fortemente voluto sulle lista d'attesa che sono viste dai cittadini come il problema forse maggiore”.

“C'è bisogno di più personale sanitario e di pagare meglio gli operatori sanitari”, ribadisce Schillaci. Ma bisogna fare i conti con il dato sulla spesa primaria netta, che è diventato il parametro chiave del Patto di stabilità e che vede già oggi la sanità cubare oltre il 13% del totale. Peraltro gli stakeholder del settore contestano l’approccio che punta a defiscalizzare gli straordinari, perché già adesso gli operatori della salute sono costretti a coprire turni di lavoro in media troppo estesi e massacranti. Mentre sul fronte delle assunzioni, resta l’incognita di corsi di laurea sempre meno frequentati e bandi spesso deserti per un settore poco attrattivo per i giovani.

Il segretario nazionale del Nursind, Andrea Bottega, entra nel dibattito con alcune precisazioni: “Non esistono straordinari detassati nel pubblico impiego: l’unica cosa detassata sono le prestazioni aggiuntive che hanno un finanziamento limitato. E poi non è vero che il personale più carente, quello turnista, ne riceva un beneficio di carattere economico. Niente di più falso”. Bottega prosegue: “Alcuni organi di stampa parlano di stipendi degli infermieri da 40mila euro l’anno, invece nella realtà dei fatti le buste paga si aggirano tra i 28 e i 30mila euro, non a caso il rinnovo del contratto rischia di far perdere a molti l’esonero contributivo che è riservato ai redditi sotto i 35mila euro annui. Meccanismo che vedrebbe annullati i benefici del rinnovo stesso”. Peraltro, conclude il segretario Nursind, "la ventilata defiscalizzazione dell'indennità di specificità infermieristica al 15% porterebbe in dote ai professionisti appena 14 euro netti al mese. Nulla di rilevante".

 

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