Aggressioni ai sanitari, le proposte dei sindacati a Schillaci
Dopo gli Ordini la settimana scorsa, confederazioni e sigle di medici e infermieri sono state ricevute oggi al Ministero. Nursind: "Fare presto e intervenire sulle cause strutturali come la carenza di personale". Lo Smi chiede "nuove assunzioni". Fvm: "Serve un intervento normativo urgente a tutela dei lavoratori del Ssn"

Esattamente una settimana fa il ministro della Salute incontrava gli ordini professionali, annunciando lo strumento individuato dal governo per contrastare le aggressioni e cioè l'arresto in flagranza di reato anche differito. Oggi è toccato ai sindacati di medici e infermieri dire la loro ed esporre le proposte. Per gli infermieri, il Nursind è tornato a ribadire che è urgente fare presto e che è "prioritario, come sosteniamo da tempo, intervenire sulle cause strutturali, a cominciare dalla carenza di personale" perché "contribuiscono a scatenare il fenomeno odioso e mai giustificabile delle violenze". "Bene le nuove misure messe in campo - ha evidenziato il segretario nazionale Andrea Bottega - ma se è vero, come dice il ministro Schillaci, che il problema delle aggressioni è anche culturale, allora sono la politica e la classe dirigente per prime a dover fare mea culpa, avendo avvelenato i pozzi per anni con la narrazione negativa sui dipendenti pubblici fannulloni".
Ma Bottega ha anche aggiunto: "Dal momento che gli infermieri, come attestano i numeri dell’Osservatorio sulla sicurezza Onseps, sono i sanitari più colpiti, un’azione incisiva è ancora più urgente. Non bisogna trascurare, infatti, che parliamo di una categoria che già vive un grave problema di disaffezione e di fuga dalla professione verso l’estero o verso il privato dove, in base ai dati regionali pervenuti all’Osservatorio presso il Ministero, guarda caso, le aggressioni sono molto meno che nel pubblico: il 4% in quello accreditato contro il 96%".
Per i medici, Anaao-Assomed ha avanzato la richeista di "far rispettare le leggi esistenti e investire sul personale e sulla riorganizzazione del Ssn”. “In particolare – ha spiegato il segretario nazionale Pierino Di Silverio – abbiamo chiesto che vengano applicate, prevedendo rigorosi controlli, le misure contenute nella legge 81 del 2008 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro in capo ai datori di lavoro perché è inaccettabile che 50 persone possano scorrazzare liberamente in reparti peraltro delicati anche per ragioni sanitarie".
Al tavolo, tra le altre sigle, anche il sindacato Fvm che ha chiesto "un intervento normativo urgente a tutela dei lavoratori del Ssn", ma ha anche voluto sottolineare "come sia nondimeno da considerare l’importanza della prevenzione anzi, come le misure di tutela dei lavoratori debbano iniziare dall’implementazione proprio di obblighi di tale genere ai quali l’amministrazione sanitaria non possa sottrarsi".
Anche lo Smi (Sindacato medici italiani), infine, ha esposto la sua ricetta al Ministero per contrastare gli episodi di violenza: "Occorrono nuove assunzioni e una grande campagna di sensibilizzazione verso i cittadini per contrastare la violenza contro i medici e sanitari". "La carenza di medici e del personale sanitario ha aggravato le condizioni di lavoro dei professionisti della salute e contemporaneamente ha generato enormi disagi ai pazienti - spiega Smi -. La repressione deve servire a bloccare le violenze ma ancora più importante riteniamo che sia necessaria una formazione/informazione rivolta ai cittadini e agli utenti che riproponga la cultura del limite".
Secondo il sindacato, poi, "per invertire la rotta in sanità" è "indispensabile un forte rilancio della medicina del territorio e la piena valorizzazione della medicina generale, nonché di quella ospedaliera, garantendo la capillarità dei servizi su tutto il territorio nazionale. La questione sicurezza sui luoghi di lavoro, inoltre, deve diventare uno dei parametri che concorrono al raggiungimento degli obiettivi dei direttori generali di Asl e degli ospedali".
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