Aggressioni ai sanitari, la nuova stretta in un decreto
Pene inasprite e arresto in flagranza anche differito: il Cdm approva il provvedimento. Schillaci: "Mantenuto un impegno preso". Il sottosegretario Mantovano: "In manovra norma sui sistemi di sorveglianza". L'ok degli Ordini di infermieri e medici

Cinque articoli in tutto che condensano l'ulteriore stretta contro le aggressioni al personale sanitario. Sul tavolo del Consiglio dei ministri di oggi è arrivato lo schema di decreto legge che Nursind Sanità ha avuto modo di visionare e che comprende il già preannunciato arresto in flagranza anche differito (articolo 2).
"Chiunque, all'interno o nelle pertinenze di strutture sanitarie o socio-sanitarie residenziali o semi-residenziali, pubbliche o private, con violenza alla persona o con minaccia" distrugge, disperde, deteriora o rende, "in tutto o in parte, inservibili cose ivi esistenti o comunque destinate al servizio sanitario o socio-sanitario, è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa fino a 10.000 euro. Se il fatto è commesso da più persone riunite, la pena è aumentata", si legge all’articolo 1 del testo.
La disposizione reca modifiche all'articolo 635 del Codice penale che disciplina il reato di danneggiamento prevedendo, appunto, la reclusione da uno a cinque anni e la multa di 10mila euro.
Cuore del provvedimento è l’articolo 2 col quale si estende "l'arresto obbligatorio in flagranza, anche differito, ai reati commessi ai danni del personale sanitario e socio-sanitario durante lo svolgimento della propria attività nonché dei beni destinati all'assistenza sanitaria". Nel dettaglio, come riporta l’articolato, che va a modificare gli articoli 380 (arresto obbligatorio in flagranza) e 382 bis (arresto in flagranza differita) del Codice di procedura penale, "quando non è possibile procedere con l'arresto per ragioni di sicurezza o incolumità pubblica o individuale, si considera "in stato di flagranza colui il quale, sulla base di documentazione video-fotografica o di altra documentazione legittimamente ottenuta da dispositivi di comunicazione informativa o telematica, dalla quale emerga inequivocabilmente il fatto, ne risulta autore. Sempre che l'arresto sia compiuto non oltre il tempo necessario alla sua identificazione e, comunque, entro le 48 ore dal fatto".
Mentre gli articoli 4 e 5 riguardano rispettivamente la clausola di invarianza di spesa e la tempistica di entrata in vigore del dl, l’articolo 3 mira ad assicurare "un maggiore controllo all'interno delle strutture in cui operano i professionisti sanitari e socio-sanitari” prevedendo l'adozione da parte del ministro della Salute, di concerto con li ministro dell'Interno, “di apposite linee guida anche con riguardo all'utilizzo dei dispositivi di videosorveglianza nelle predette strutture, fermo restando li rispetto della disciplina vigente ni materia di privacy".
"Abbiamo mantenuto un impegno preso con chi ogni giorno si dedica con competenza e dedizione alla cura dei cittadini e non merita di essere oggetto di violenza”, ha commentato il ministro della Salute, Orazio Schillaci. Che ha sottolineato appunto come "con l’approvazione del decreto legge sulle aggressioni, è immediatamente applicabile l’arresto in flagranza di reato anche differita per chi aggredisce un operatore sanitario". Ma il titolare di Lungotevere Ripa ha voluto rimarcare anche un altro aspetto del provvedimento ossia che "il decreto inasprisce la pena per chi danneggia beni all’interno o all’esterno di una struttura sanitaria. Non vogliamo più assistere a violenze nei confronti di donne e uomini del servizio sanitario ma neanche alla distruzione di pronto soccorso o reparti". "Dopo i fatti di Foggia e gli episodi che si sono susseguiti – ha affermato il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato - la misura era colma e tale da richiedere un intervento incisivo, per non lasciare impuniti gli aggressori e soprattutto assicurare ai nostri professionisti della salute le dovute tutele. Ora spetta a noi un cambio di passo culturale, per recuperare quello scadere dei costumi che consente oggi l’offesa e la violenza verso le figure istituzionali simbolo del nostro vivere civile".
Dal canto suo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha voluto chiarire quella che è l'intenzione del governo e cioè “prevedere nella legge di Bilancio una norma per l'installazione di sistemi di video-sorveglianza" nelle strutture sanitarie e soprattutto nei luoghi dove avvengono più frequentemente le aggressioni al personale sanitario e para-sanitario. Una norma che non ha ricevuto l’ok del Consiglio dei ministri perché prima, ha detto, occorre "un confronto con le Regioni e il Garante della privacy".
E le reazioni degli attori in campo? Le due Federazioni, la Fnopi e la Fnomceo, si sono dette soddisfatte. La Fnopi ha ricordato "le ultime rilevazioni della nostra Federazione e dell'Osservatorio sulle violenze del ministero della Salute" secondo cui "sono oltre 130mila i nostri professionisti aggrediti fisicamente o verbalmente ogni anno”, ma ha anche sottolineato la necessità "dopo questo decreto legge" di "costruire un percorso di sensibilizzazione dei cittadini rispetto al corretto utilizzo delle strutture e dei servizi del Servizio sanitario nazionale". Mentre la Fnomceo crede "che il Governo ora debba dare delle precise indicazioni alle aziende sanitarie e alle Regioni perché adottino sistemi di videosorveglianza, utilizzando eventualmente anche i fondi del Pnrr, per poter consentire a questa norma di diventare realmente efficace".
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