"L'assistente infermiere? Un'occasione di crescita"
L'INTERVISTA. Cappellacci (Forza Italia): "Può contribuire a dare una risposta valida ed efficace ai nuovi bisogni". Anche se "non risolve il problema della carenza di infermieri", aiuta a "migliorare l'organizzazione"

Era atteso ed è arrivato il via libera della Conferenza Stato-Regioni alla figura dell'assistente infermiere. Il 3 ottobre scorso infatti governo e presidenti di Regioni hanno approvato il provvedimento che istituisce il nuovo profilo e regola le competenze che l'operatore socio-sanitario dovrà acquisire tramite percorsi formativi. Nel documento si legge che l'assistente "svolge le proprie attività secondo le indicazioni dell’infermiere e in collaborazione e integrazione con gli altri operatori". Un'innovazione che raccoglie il favore del presidente della commissione Affari sociali della Camera, Ugo Cappellacci, interpellato da Nursind Sanità a pochi giorni dall'intesa che affida alle Regioni la definizione dei fabbisogni e l'organizzazione dei corsi. Per il deputato di Forza Italia si tratta di un "cambiamento importante che, se ben governato, è occasione di crescita".
Quindi la convince questo nuovo profilo.
Sì, dobbiamo affrontare sfide importanti. La mutata domanda di salute impone cambiamenti sul fronte dell'organizzazione e delle competenze. La figura dell'assistente infermiere si può integrare bene con gli altri operatori e contribuire a dare una risposta valida ed efficace ai nuovi bisogni.
C'è chi ha espresso perplessità per la scelta del nome.
Sì, ma non vedo una sovrapposizione all'infermiere, che mantiene la sua autonomia. Anzi, l'infermiere sta facendo un suo percorso di crescita: le lauree magistrali ad indirizzo clinico sono un chiaro segnale. L'assistente è un upgrade dell'Oss e si pone a supporto dell'infermiere per le attività a bassa intensità clinica. Certo non si risolve così il tema della carenza degli infermieri, ma si va a migliorare l'organizzazione.
Resta sul tavolo il nodo delle risorse al servizio sanitario nazionale, non è cosi?
Veniamo da una lunga fase di definanziamento che ha portato alla situazione di oggi. Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? Dipende dove arriva l'acqua... Siccome ora siamo in un deserto credo che il bicchiere sia mezzo pieno.
Per rendere più attrattive le professioni sanitarie non si dovrebbero anche aumentare gli stipendi?
Tutti gli operatori avrebbero diritto a un upgrade sul piano economico. Su questo tema alcuni segnali dal governo sono arrivati, ma bisogna insistere. In particolare, per gli infermieri credo si debba accogliere la loro richiesta storica di eliminare il vincolo di esclusività, una rivendicazione che ritengo ragionevole.
Infine, crede che in una fase successiva si potrebbe intervenire sui profili anche con una norma generale e nazionale?
Come commissione Affari sociali di Montecitorio avviamo a breve una indagine conoscitiva sulle professioni sanitarie. La nostra ambizione è proprio proporre un po' di manutenzione normativa. Poi c'è il collegato alla manovra sulle professioni sanitarie, quindi ci sono diverse occasioni per intervenire. Intanto la decisione di procedere in Conferenza Stato-Regioni garantisce una importante uniformità nazionale della figura e della formazione.
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