Sanità e manovra: in arrivo 3,7 miliardi. Si punta ad assumere 20mila infermieri
In attesa che la legge di Bilancio prenda una forma definita, le risorse aggiuntive per il Ssn dovrebbero servire innanzitutto al reclutamento di personale, al rifinanziamento dei contratti e alla defiscalizzazione delle indennità di specificità. Ecco le misure sul tavolo

Sacrifici per tutti i ministeri, ma non per la sanità che peraltro è già ridotta all’osso. In attesa che la legge di Bilancio prenda una forma definita e arrivi in Parlamento, è ormai chiaro che il sistema salute riceverà risorse fresche dal governo per una cifra che dovrebbe aggirarsi intorno ai 3,5-3,7 miliardi di euro, con uno o due decimali di incremento della spesa sanitaria rispetto al Pil (6,3-6,4%). La stessa premier Giorgia Meloni e i due vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini, hanno ostentato all’unisono il collegamento tra lo sforzo richiesto a banche e assicurazioni, circa 3,5 miliardi in due anni, e il finanziamento del Ssn. Con il miliardo previsto dalla scorsa manovra, il totale delle risorse aggiuntive per il 2025 dovrebbe così toccare i 4,5-4,7 miliardi e il Fondo sanitario raggiungerebbe quota 138,5 miliardi di euro.
Il grosso di questa cifra, oltre 2 miliardi, dovrebbe essere dedicato al piano di rafforzamento degli organici, complice il venir meno del tetto di spesa sul personale nel 2025. L’obiettivo è assumere 30mila tra infermieri e medici nel triennio (6mila circa nel primo anno), tuttavia i soldi dovrebbero servire pure a finanziare il rinnovo dei contratti in sanità, in particolare quello del triennio 2025-2027, ma innanzitutto la tornata in fase di rinnovo (300 milioni per portare l’aumento al 6%) e poi a defiscalizzare l’indennità di specificità dei medici e forse anche quella degli infermieri, abbassandola gradualmente verso il 15% (oggi i medici pagano il 43%). Una misura che comunque per il Centro studi Nursind genererebbe benefici trascurabili sulle buste paga degli infermieri stessi (14,50 euro netti mensili).
Dunque, si punta a reclutare almeno 20mila infermieri nel triennio. Un primo passo rispetto a una carenza che viene stimata in almeno 60-70 mila unità (ma alcune valutazioni denunciano un buco di oltre 200mila professionisti). Poi, sul fronte medico, si cercherà di incentivare i contratti di specializzazione con aumenti del 5% e si cercherà di migliorare l’attrattività di settori oggi poco appetibili come l’emergenza urgenza, l’anestesiologia o l’infettivologia, per i quali si attendono incrementi sulle specializzazioni da 200-400 euro al mese. Andranno poi rifinanziati e aggiornati i Drg, ossia i sistemi di retribuzione con cui vengono rimborsati i ricoveri in strutture pubbliche e private convenzionate.
Non mancherà quindi un provvedimento sul payback: dovrebbe essere diluita in cinque anni la restituzione del miliardo dovuto alle aziende per il periodo 2015-2018. Si attende un adeguamento della spesa farmaceutica (dal 15,3 al 15,85%) e un fondo per stimolare il ricorso a dispositivi medici innovativi. Oltre a 150 milioni di euro per potenziare gli organici dell’Aifa e per garantire, grazie all’estensione del ruolo unico, ai dirigenti sanitari l’indennità di esclusività che oggi non ricevono se impegnati proprio nell’agenzie del farmaco.
Il Documento programmatico di bilancio
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