28 Ottobre 2024

"Psicologi abbandonati a loro stessi. Ma esistiamo anche noi"

Il segretario del sindacato Aupi, Ivan Iacob, scrive a Schillaci: "Dire che non esistono medici indigenti è fuorviante" mentre "sarebbe bastato ammettere che non ci sono risorse"

Di NS
Foto di Alex Green
Foto di Alex Green

Sul tavolo del ministro della Salute arriva la lettera degli psciologici. E’ indirizzata a Orazio Schillaci, infatti, la missiva del segretario generale nazionale dell'Associazione unitaria psicologi italiani (Aupi), Ivan Iacob, secondo cui è fuorviante sostenere che non ci sono medici indigenti. "Le affermazioni che abbiamo letto sui giornali, secondo cui non esistono medici indigenti, purtroppo, hanno il sapore di una posizione fuorviante e potremmo dire demagogica", scrive appunto Iacob. Per poi aggiungere: "Forse non si può parlare di indigenza in senso stretto, ma quello che vedo ogni giorno negli occhi dei colleghi con cui lavoro è spesso una profonda umiliazione".

"Sicuramente – prosegue la lettera - anche la Fnomceo e altre rappresentanze sindacali avranno modo di contestare. Il medico si forma per molti anni, un percorso che lei, in qualità di professore, conosce bene; si tratta di una preparazione di altissimo livello, specialistica, che richiede costanza e impegno. Quando un medico entra nel mondo del lavoro, deve alternare turni di guardia, notti e disponibilità continua, tutto per garantire la salute pubblica; in caso di emergenza, operazioni o persino durante una pandemia – e forse ce lo siamo dimenticati – è lui a correre in prima linea, spesso mettendo a rischio la propria vita senza chiedere compensi extra. Nel fare tutto questo – rimarca il segretario -, molti medici cadono nel burnout, le loro relazioni familiari ne soffrono e le loro vite private si frammentano: l’ospedale, il distretto o l’ambulatorio diventano il loro mondo, il loro centro".

Ecco perché, secondo Iacob, "umiliare questa categoria sostenendo che i medici non si trovano in difficoltà economiche non sembra una strategia utile a motivare chi già ogni giorno fa sacrifici per il sistema sanitario nazionale; anzi, sembra quasi mirare a qualcos’altro. I sanitari, non solo i medici, tutti i professionisti della salute – prosegue - intraprendono questa professione non solo per una questione economica, ma per contribuire a migliorare la salute della collettività, oggi concepita in chiave biopsicosociale, come indica l’Oms e come è scritto sulla targa all’ingresso del suo Dicastero. Eppure, negli ultimi tempi, sembra sempre più evidente un tentativo di dividere i professionisti sanitari: talvolta si 'tifa' per i medici, altre per gli infermieri, altre ancora per i farmacisti, ma mai per gli psicologi – quelli, sembra, sono lasciati a loro stessi".

"Esistiamo anche noi", ricorda il sindacato a Schillaci. "Che condividiamo con i medici almeno nove anni di formazione, quella specialistica a carico delle nostre famiglie mentre per i medici è a carico dello Stato". Il segretario scrive infine di comprendere "la frustrazione di un ministro che, di fronte a promesse fatte, deve misurarsi con i limiti imposti dal ministero dell’Economia: tuttavia, ciò non giustifica umiliare il medico e, con esso, l’intera categoria sanitaria. Oggi tocca ai medici, domani potrebbe toccare agli infermieri. Invece, sarebbe bastato un messaggio più semplice: 'Non ci sono risorse, stiamo facendo il possibile'. Nessuno avrebbe potuto biasimarla per aver ammesso questa verità".

 

 

 

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