05 Dicembre 2024

Cancro del colon-retto: colpito più di un italiano ogni mille

Dalla Calabria i dati Gimbe e l'appello degli specialisti ai cittadini per la prevenzione: "Con le tecnologie di oggi è un peccato mortale non aderire agli screening"

Di NS
Cancro del colon-retto: colpito più di un italiano ogni mille

Una sfida per la prevenzione, un appello accorato partito simbolicamente dalla Calabria, regione in coda alla classifica delle adesioni agli screening, e rivolto all’intero Paese. L’informazione e l’accessibilità agli esami diagnostici è cruciale nella lotta ai tumori, ancor di più se si tratta del cancro del colon-retto (Crc), un killer tanto pericoloso quanto troppo spesso invisibile. Parlano chiaro i dati presentati dalla Fondazione Gimbe all’evento ‘Prevenzione del cancro del colon-retto in Calabria: uniti per la salute di tutti’, tenutosi ieri al Teatro Comunale di Catanzaro, promosso da MG Production, con il patrocinio della Regione Calabria, e moderato da Domenico Gareri.            
           
Nel 2022 il 4,8% di italiani è risultato positivo tra quelli sottoposti a screening colon-retto, mentre nella Penisola è stato identificato un carcinoma in 1,1 persone ogni mille e un adenoma avanzato in 5,5 persone ogni mille. In Calabria, invece, il ritardo sulla prevenzione del Crc è ancora enorme: l’adesione agli screening due anni fa era appena al 2,72% contro il dato italiano del 28,23%. Ma anche il tumore alla cervice uterina vede un tasso di partecipazione ai controlli che in Calabria si ferma al 12,29% contro il 41,23% italiano e per quanto riguarda la mammella siamo all’8,61% nella punta dello Stivale a fronte del 43,1% nel Bel Paese. Secondo il Gimbe, in Calabria non sono stati identificati quasi il 96% dei carcinomi (13 diagnosticati su 301 diagnosticabili) e degli adenomi avanzati (64 diagnosticati su 1.507 diagnosticabili). Tirando le somme, mentre in Italia, dal 2005 al 2011, la mortalità per tumore al colon-retto è calata in media del 25%, con punte del 45%, in Calabria è rimasta stabile, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità.    
           
Durante l’iniziativa, il messaggio di sensibilizzazione circa l’importanza di informarsi e fare rete tra cittadini, specialisti, strutture sanitarie e istituzioni è arrivato anche dalle testimonianze di alcuni ex malati di cancro al colon-retto. Oltre che dalla presentazione in anteprima di un documentario con il contributo di 12 gastroenterologi calabresi che sensibilizzano l’opinione pubblica sugli stili di vita corretti per prevenire il Crc e illustrano i sintomi dai quali riconoscere la patologia. Il video è anche un viaggio nei reparti, nella formazione specialistica e nella rete di screening della regione, con un focus sull’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie diagnostiche.       
 
Il presidente del Gimbe, Nino Cartabellotta, ha dichiarato: “I dati sugli screening sono particolarmente allarmanti nelle regioni del Sud. Questa situazione compromette la possibilità di una diagnosi precoce e di un trattamento tempestivo di tumori che, se individuati nelle fasi iniziali, potrebbero salvare molte vite. Stiamo sprecando un'opportunità cruciale per ridurre la mortalità. È indispensabile un piano straordinario che migliori sensibilizzazione e accessibilità, riportando gli screening al centro delle politiche sanitarie. Solo così possiamo tutelare la salute e il benessere della popolazione”.

Guido Costamagna, direttore Centro di malattie gastrointestinali Ospedale Isola Tiberina Gemelli, a sua volta ha chiosato: “Sul fronte delle tecnologie diagnostiche abbiamo a disposizione strumenti che solo qualche anno fa erano inimmaginabili. Ma il problema è l’aderenza delle persone alla prima fase dello screening per poi arrivare alla colonscopia, che comporta rischi bassissimi e altissima probabilità di trovare lesioni e rimuoverle per chi ha rinvenuto in prima battuta sangue occulto nelle feci. La sfida è italiana, non solo calabrese, anche in altre regioni i numeri della prevenzione non sono brillanti. È un peccato mortale – ha rimarcato l’esperto – far finta di nulla a fronte di tecnologie ormai strabilianti”. Proprio sul tema delle innovazioni diagnostiche Guido Beccagutti, neo-direttore generale di Confindustria dispositivi medici, ha concluso che “le tecnologie servono ai medici e questa filiera produttiva ha in Italia molte eccellenze, perché la nostra creatività si sposa ai fabbisogni del mondo clinico”. 


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