07 Gennaio 2025

Dall'aviaria all'australiana, ecco tutti i virus sotto i riflettori

Dopo il primo caso Usa di morte per l'H5N1 nell'uomo, Nursind Sanità fa il punto con Pregliasco, direttore sanitario del Galeazzi Sant'Ambrogio di Milano: "Serve maggiore sorveglianza a livello One Health". Il picco influenzale in Italia? "I casi aumenteranno con l'apertura delle scuole"

Di Elisabetta Gramolini
Fabrizio Pregliasco (da profilo Facebook)
Fabrizio Pregliasco (da profilo Facebook)

Tragica, ma non inaspettata. Così viene commentata la prima morte avvenuta in Louisiana, negli Stati Uniti, di un paziente che aveva contratto il virus dell'influenza aviaria A (H5N1) ad alta patogenicità, dal Centers for disease control and prevention, il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc). Solo lo scorso anno, sono stati 66 i casi umani di influenza H5N1 registrati nel Paese Oltreoceano dallo stesso Centro.


Nel frattempo, in Cina, a distanza di cinque anni dall’inizio della pandemia di Covid-19, è in atto una epidemia di metapneumovirus umano (Hmpv), un virus già noto che circola anche alle nostre latitudini e causa una malattia respiratoria con sintomi simili all’influenza e al raffreddore, ma che in alcuni pazienti porta complicazioni come le bronchiti e le polmoniti. A Nursind Sanità, in questa intervista, Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario di azienda dell'Irccs Ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio e professore di Igiene all'Università degli Studi di Milano, spiega come in Italia la stagione influenzale sia da definire intensa anche se il picco presumibilmente avverrà nelle prossime settimane a seguito della riapertura delle scuole.

Direttore, il Cdc negli Usa ha definito la prima morte di un uomo per aviaria "tragica ma non inaspettata".
L’influenza aviaria ci preoccupa perché si sta diffondendo non in maniera numericamente pesante nell’uomo, ma in diversi mammiferi, in particolare fra i bovini. Nell’articolo recentemente pubblicato sul New England journal of medicine, in cui sono stati osservati 46 casi di influenza aviaria nell’uomo esposti ad animali infetti, registrati negli Stati Uniti da marzo a ottobre 2024, si dice che non esiste un utilizzo sistematico delle procedure di protezione tramite i dispositivi individuali. I casi osservati hanno mostrato sintomi lievi, principalmente congiuntivite, di breve durata. Il primo caso di morte riguarda, va detto, una persona ultra 65enne con comorbidità. A livello internazionale, il giudizio che condivido è negativo per la mancata attenzione alla situazione che dovrebbe vedere una maggiore sorveglianza a livello One health. Inoltre, credo che bisognerebbe insistere anche sulla possibilità di avere dei vaccini. L’Italia non ha voluto opzionare, in prima battuta, l’acquisto dei vaccini pre-pandemici da fare al personale più a rischio.

In Cina invece si parla dell’epidemia di metapneumovirus umano (Hmpv). Di che virus si tratta?
Non è nuovo. È uno dei virus che hanno sempre fatto parte della stagione influenzale, ma prima non si eseguivano le diagnosi molecolari di laboratorio perciò non veniva rilevato. È molto simile a quello dell’influenza e rientra nella sequenza di oltre 262 virus che subiamo durante l’inverno ma che mostrano una sintomatologia e rischi diversi.

A proposito di influenza, in Italia si attende il picco nei prossimi giorni?
Sono stato fra quelli che hanno dato le prime previsioni parlando di una stagione intensa. All’inizio del periodo temevamo una prevalenza della variante influenzale AH3N2, che in Australia ha determinato la seconda stagione peggiore negli ultimi otto anni. In Europa, però, c’è un mix fra AH3N2 e gli altri virus influenzali AHN1. Oggi c’è infatti più percezione e attenzione al fatto che non ci sia solo l’influenza, ma ci siano anche altri virus, come il Sars-Cov2, il respiratorio sinciziale e il metapneumovirus che si sta appunto diffondendo in Cina.

Tornando al picco, quindi, cosa ci può dire?
L’influenza non è tanto presente ancora, contiamo più di 500 casi a settimana e stiamo aspettando l’aumento che avverrà presumibilmente con la riapertura delle scuole. Inoltre, non dimentichiamo che il Sars-Cov2 circola e uccide ancora, specie fra anziani e fragili. Si stima che siano 1500 le morti dirette per Covid-19 o per influenza e 8-10mila determinate in modo indiretto dal peggioramento delle condizioni cardiologiche e respiratorie.

A suo giudizio, gli ospedali sono in grado di reggere?
C’è da dire che nelle varie regioni si sta finalmente organizzando una risposta con posti letto di medicina. In ogni caso, per i fragili, vale la pena fare ancora il test anti Covid perché può essere valutata dal medico di medicina generale la prescrizione del Paxlovid, il farmaco antivirale per ridurre le conseguenze.

 

 

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