Salute mentale, disturbi per una persona su sei
Gli investimenti si fermano al 3,4% dell'intera spesa sanitaria. Ecco il rapporto che ne indaga l'impatto sull'economia e i conti pubblici. L'annuncio di Schillaci: "Pronto il Piano nazionale"

In Italia i disturbi psichiatrici colpiscono circa una persona su sei. Di contro, l’investimento in salute mentale si ferma al 3,4% dell’intera spesa sanitaria. Una percentuale che pone l’Italia tra i Paesi in Europa con il divario più ampio tra investimenti raccomandati da The Lancet e quelli effettivi su questo specifico terreno. La media europea è al 5,7%, davanti a tutti c'è la Francia, che alla salute mentale destina il 15% della propria spesa sanitaria complessiva, mentre la Bulgaria è in coda con il 2%. Il nostro Paese è al 17esimo posto, precedendo un blocco di Paesi composto in ordine decrescente da Estonia, Lettonia, Portogallo, Lituania, Polonia, Croazia, Grecia, Slovacchia, Ungheria, Romania e, per l'appunto, Bulgaria, insomma Italia appena davanti a un blocco dell'Est-Nordest, con a Ovest l'eccezione del Paese lusitano. A riferirlo è il rapporto "La salute mentale come motore della crescita socio-economica dell'Italia" presentato oggi.
Occasione anche per parlare del Piano nazionale sulla salute mentale al cui aggiornamento sta lavorando un apposito tavolo tecnico al ministero della Salute e che è pronto, come ha annunciato il ministro Orazio Schillaci: "Lo stiamo sottoponendo alle Direzioni competenti prima della condivisione con le Regioni. Come avevo già detto precedentemente, entro questi primi mesi dell’anno dovremmo concludere l’iter”.
Per Schillaci quello della salute mentale il tema della salute mentale è oggi "più che mai importante" affrontarlo, in Italia i disturbi psichiatrici colpiscono circa una persona su sei, è "un tema cruciale per il presente e il futuro" del Paese che "va ben oltre il diritto fondamentale di ogni individuo, trattandosi di un investimento strategico per il benessere collettivo e la crescita del nostro sistema socio-economico".
Il ministro ha evidenziato che sicuramente la pandemia Covid insieme alle "crisi geopolitiche ed economiche", oltre alle crescenti disuguaglianze hanno "aggravato" questa situazione. I grandi cambiamenti e le sfide degli ultimi anni hanno generato un "aumento significativo dei disagi psicologici soprattutto tra i giovani, le donne e le persone più vulnerabili". Ed è ormai più che accertato quanto la salute mentale incida "profondamente" e "su ogni aspetto della nostra società". Basti pensare che a livello globale, l’Oms stima 12 miliardi di giornate lavorative perse ogni anno a causa di ansia, stress e depressione. Tradotto in valore economico, "parliamo - ha detto Schillaci - di poco meno di mille miliardi di euro di perdite". E guardando all’Italia, "secondo i dati Ocse i costi legati ai disturbi mentali impattano sul Pil nazionale per il 3,3%. Una perdita complessiva che - come emerge dal Report presentato oggi - supera i 60 miliardi di euro l’anno, andando a incidere sul Servizio sanitario, sui sistemi assistenziali e sociali e sul mercato del lavoro".
Proprio l’incidenza della salute mentale sulla crescita, anche in termini di impatti indiretti, è uno degli aspetti salienti esplorati dal rapporto, realizzato da Angelini Pharma in partnership con The European House Ambrosetti. L’indagine, infatti, arriva a stimare il cosiddetto ROI, cioè il 'ritorno sugli investimenti' o - se si vuole - l'indice di redditività del capitale investito, in salute mentale a livello statale e anche i risparmi diretti e indiretti per il Sistema sanitario nazionale e per l'economia italiana nel suo complesso. E a tal proposito emerge che 1 euro in più investito in salute mentale significa generare una restituzione di 4,7 euro al Sistema-Paese, tra impatto diretto, pari a 2,1 miliardi, e impatto indiretto, pari a 2,6 miliardi.
La parte più rilevante del ritorno sull’investimento si concentra negli impatti indiretti in termini di aumento della produttività e della partecipazione nel mercato del lavoro, oltre a una riduzione di assenteismo e 'presenteismo'. Se si realizzasse un investimento aggiuntivo annuale di 9,1 miliardi di euro in salute mentale, ecco che in Italia si genererebbero risparmi diretti per i sistemi sanitari e sociali pari a 29,6 miliardi e risparmi indiretti di 13,7 miliardi per l’economia italiana, per un totale di 43,3 miliardi. Ma anche solo raggiungere il 5% di spesa sanitaria in salute mentale, contro l'attuale 3,4%, innescherebbe 10,4 miliardi di euro di benefici. Di qui l'indicazione del rapporto ad aumentare gli investimenti in salute mentale per toccare almeno il 5%, in linea con la media europea, così da poter raggiungere l’effetto moltiplicatore su tutti i settori (sanità, lavoro, scuola, società, ecc.). Il rapporto sollecita anche l'attivazione di un dibattito multidisciplinare utile ad individuare e-o aggiornare gli indicatori Lea e Nsg (Nuovo sistema di garanzia, accerta che tutti i cittadini ricevano le cure e le prestazioni rientranti appunto nei Livelli essenziali di assistenza) in modo da rendere efficace il processo di verifica degli stessi indicatori che le diverse Regioni devono erogare ai cittadini italiani in ambito di salute mentale. Infine, il rapporto ci dice che "è necessario adottare un approccio trasversale alla salute mentale che coinvolga tutte le politiche (Mental Health in all Policies), riconosca i determinanti individuali, sociali, ambientali ed economici e affronti le sfide legate alla salute mentale in ogni ambito della vita, compresi i luoghi di lavoro, le scuole e la società in generale e in ogni fascia di età".
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