13 Febbraio 2025

Medici di famiglia, il pallino passa ai governatori

Sulla riforma lo stallo in maggioranza continua, toccherà alla Stato-Regioni provare a mediare tra le diversi esigenze in ballo, incluse quelle dei Mmg. Per la Fimmg parla il segretario Scotti che rifiuta ogni addebito di una "azione di lobby sindacale"

Di Pa.Al.
Foto di Semevent
Foto di Semevent

Sulla riforma dei medici di famiglia, lo stallo continua. All’indomani del vertice a Palazzo Chigi, infatti, se da un lato il vicepremier e leader azzurro Antonio Tajani tiene il punto sulla linea di Forza Italia – "Va fatta una riforma, però siamo contrari a far entrare i medici di base come dipendenti pubblici e difendiamo le Casse di previdenza che rappresentano una risorsa. Siamo per meno pubblico e più privato" –, sul fronte sindacale è il segretario generale della Fimmg, Silvestro Scotti, a farsi sentire, rifiutando ogni ipotesi di "una azione di lobby sindacale".

Lo spiraglio per provare a sbloccare l’impasse potrebbe arrivare dalle Regioni. A quanto si apprende da fonti vicine al dossier, infatti, sarà in capo alla commissione Salute della Conferenza Stato-Regioni il compito di elaborare una proposta al governo sulla riforma. I governatori quindi, dovranno cercare di trovare una mediazione in modo da limare il piano da sottoporre all'esecutivo. Del resto, nel cuore del governo le posizioni restano distanti, così come le esigenze da conciliare. La stessa premier Giorgia Meloni, come ricostruisce Agi, al vertice di ieri avrebbe sottolineato l'importanza di non agire contro i medici di famiglia che sono i cardini del sistema sanitario, soprattutto perché i più vicini ai bisogni dei cittadini. Mentre è risaputa la determinazione ad andare avanti da parte del ministro Orazio Schillaci. Non solo, ma poi ci sono le priorità delle Regioni, rappresentate ieri al tavolo a Palazzo Chigi dai governatori Fedriga (Friuli), Cirio (Piemonte) e Rocca (Lazio): "Quello che noi ventuno governatori chiediamo è di poter governare le 38 ore che paghiamo. E poi di poter controllare la spesa", ha detto oggi il presidente della Regione Lazio.

 

Dal canto suo, il segretario Fimmg ha chiarito: "La nostra è sempre stata un’organizzazione sindacale capace di assumersi le proprie responsabilità e favorevole ad evoluzioni che si muovessero nel rispetto della solidità e universalità del Servizio sanitario nazionale". Prima di lanciare il grido d’allarme: "Le polemiche di questi giorni ci preoccupano molto, non per il nostro interesse - come qualcuno vuole sostenere - piuttosto perché si sta creando confusione sul futuro dei medici che ancora vogliano scegliere quest’area professionale. Ci sembra che, mentre si discute, per carenza di vocazioni 'il malato rischia di morire'".

Intanto, entro febbraio, le Regioni dovrebbero inviare al Ministero i contingenti dei medici per il nuovo bando del Corso di formazione in Medicina Generale (in molte regioni ricorre già a piene mani alla possibilità di usare i medici del corso per un convenzionamento durante il corso stesso). Ancora, entro marzo le Regioni dovrebbero programmare i nuovi ambiti carenti sulla base del nuovo Acn (Accordo collettivo nazionale, ndr) e l’insieme dello stallo di questi aspetti, in attesa di una riforma che comunque non risolverà nell’immediato i problemi ordinari dei pazienti che non trovano o trovano sempre meno la possibilità di una scelta, si aggraverà con il pensionamento dei medici già valutabile per quest’anno. "Appare chiaro che lo scontro diretto, la ricerca di nemici che purtroppo sta interessando tutte le parti", ha tirato le somme Scotti, "stia minando la possibilità di ascoltarsi".

 

 

 

Sempre più vicini ai nostri lettori.
Segui Nursind Sanità anche su Telegram