Il Piano pandemico? "Cinquecento milioni in tre anni e nessun copia e incolla"
Il ministro Schillaci in trincea alla Camera difende il nuovo documento. E sui medici di famiglia insiste: "In calo del 13% dal 2017". La medicina generale "non può essere percepita come ripiego, va trasformata in una vocazione d'eccellenza"

In Aula alla Camera arriva la versione di Orazio Schillaci sul discusso Piano pandemico. Durante il question time, infatti, un ministro della Salute in trincea ha messo in chiaro che "il governo ha scelto fin dal primo giorno di adottare un approccio concreto basato sull'evidenza scientifica e sulla pianificazione strategica, non improvvisazione ma preparazione, non allarmismo ma responsabilità". E che "il nuovo Piano strategico operativo di risposta a una pandemia patogena a trasmissione respiratoria a maggior potenziale pandemico 2025-2029 rappresenta un cambio di paradigma chiaro rispetto al passato. Non una semplice formalità burocratica o la fotocopia sbiadita di documenti precedenti, ma uno strumento operativo concreto, con finanziamenti adeguati e responsabilità chiaramente definite".
GLI INVESTIMENTI DEL PIANO
"Il Piano – ha sottolineato Schillaci - stabilisce una precisa scala di ruoli e responsabilità di tutte le istituzioni con una catena di comando chiara ed efficace in caso di emergenza. E tutto questo è sostenuto da investimenti concreti 50 milioni per il 2025, 150 milioni per il 2026, 300 milioni per il 2027".
GLI OBIETTIVI DEL PIANO
Per Schillaci il question time è l'occasione per evidenziare alcune delle principali innovazioni del Piano che "persegue cinque obiettivi concreti: proteggere la salute pubblica riducendo diffusione e mortalità delle infezioni; garantire coordinamento efficace tra istituzioni; minimizzare l'impatto sui servizi sanitari ed essenziali; tutelare la salute degli operatori sanitari in prima linea; coinvolgere attivamente i cittadini con Informazione trasparente".
"Il Piano non si limita alle buone intenzioni, ma definisce chiaramente attività operative - ha spiegato Schillaci - come il rafforzamento dei Dipartimenti di provenzione e Asl e i laboratori di virologia".
Tra le attività oprative di cui parla il ministro ci sono: "Comunicazione chiara ed equilibrata, senza allarmismi o stigmatizzazioni; misure restrittive solo se indispensabili, temporanee e proporzionate; rete nazionale di ricerca e monitoraggio; sistema avanzato di allerta precoce e coordinamento Stato-Regioni; sorveglianza integrata per patogeni respiratori con analisi dati multifonti; pianificazione di contromisure mediche efficaci e sostenibili".
LA PREVENZIONE E GLI ERRORI PASSATI
Il question time è anche l’occasione per il minsitro di togliersi qualche sassolino dalla scarpa: "Nei giorni scorsi sia il sottoscritto che il dirigente del ministero siamo stati oggetto di un'attenzione mediatica talvolta faziosa e scorretta, con tentativi di estrapolazione di frasi fuori dal contesto, allo solo scopo di avvalorare tesi precostituite o attaccare singoli professionisti. È un metodo che non fa onore al dibattito pubblico e che allontana i cittadini dalle istituzioni. La verità è che se è vero che prevenire è sempre meglio che curare, allora servono pianificazione, risorse e anche onestà intellettuale. Dobbiamo avere il coraggio di riconoscere che nel passato spesso si è sbagliato, si è trascurata l'importanza della prevenzione, ci si è limitati a fare fotocopie di piani spesso sbrigativi o inadeguati. Il risultato l'abbiamo pagato tutti - ha proseguito - cittadini, operatori sanitari, imprese, governo. La prevenzione non è uno slogan ma un impegno concreto. Il nuovo Piano ne è la dimostrazione tangibile".
I MEDICI DI FAMIGLIA E LA DIVERSA DOMANDA DI ASSISTENZA
Ma il vero pomo della discordia rimane la riforma dei medici di famiglia, progetto sul quale Schillaci sta provando a tenere la barra dritta, al contrario del suo predecessore (Roberto Speranza, ndr) che si arrese. Il ministro è tornato a ribadire l’importanza dei Mmg che rappresentano “non solo il primo contatto dei cittadini con il Servizio sanitario nazionale, ma il vero cuore pulsante della medicina di prossimità". E poi ancora: "Il loro contributo è determinante tanto nella prevenzione quanto nell'orientare i cittadini verso stili di vita corretti, in un'epoca in cui le malattie croniche rappresentano la sfida principale dei sistemi sanitari moderni". Ma ha tenuto il punto sulla svolta necessaria da compiere. "Oggi, però – ha sottolineato -, dobbiamo riconoscere che la domanda di assistenza è cambiata profondamente: cittadini più informati, con aspettative diverse e bisogni complessi richiedono risposte spesso innovative. La rivoluzione digitale, con l'implementazione del fascicolo sanitario elettronico, non rappresenta semplicemente un cambiamento tecnologico, ma l'opportunità per un'evoluzione virtuosa che possa riaffermare e rafforzare la centralità di questa professione fondamentale, con una relazione con i pazienti rinnovata e potenziata". Quindi, il responsabile del dicastero di Lungotevere Ripa ha ricordato i numeri per delineare un sistema sempre più sotto pressione. "I dati parlano chiaro: dal 2017 al 2023 abbiamo assistito a una diminuzione del 13% dei medici di medicina generale e il numero dei massimalisti è aumentato del 42%; segnale di un sistema sotto pressione".
LA RIFORMA NECESSARIA
"Non possiamo più permetterci che la medicina generale sia percepita come un ripiego - ha tirato le somme il ministro -. È tempo di trasformarla in una vocazione d'eccellenza, equiparandola alle altre specializzazioni non solo nel percorso formativo, ma anche nel riconoscimento professionale, economico e con nuovi parametri di efficienza". Il ministero della Salute, ha ricordato Schillaci, ha istituito, insieme al ministero dell'Università e della Ricerca, un tavolo di lavoro dedicato che ha elaborato un documento condiviso anche dal gruppo per l'accesso sostenibile alle professioni sanitarie.
DAL CORSO DI FORMAZIONE ALLA SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE
"La proposta è necessaria: superare l'attuale corso di formazione - ha spiegato - trasformandolo in una vera e propria Scuola di specializzazione. Questo permetterebbe di strutturare il percorso post-laurea del medico di Medicina generale allineandolo alle altre discipline specialistiche. Sul fronte contrattuale, voglio essere chiaro: l'obiettivo primario di questo governo è garantire ai cittadini prestazioni d'eccellenza da parte di professionisti motivati e consapevoli. I contratti - ha concluso - seguiranno come naturale conseguenza di un processo che mette al centro la qualità, la quantità dell'assistenza e la dignità della professione".
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