Prestazioni sanitarie: sul ddl è caos al Senato
Gestione confusa in commissione: molti gli emendamenti cassati, pochi i via libera, mentre tardano i pareri della Bilancio. Ok alle visite in telemedicina equiparate alla constatazione diretta del medico

Tante bocciature, molti accantonamenti e solo pochi semafori verdi. Ma soprattutto un gran caos. Rimane lento e impacciato l’iter degli emendamenti al ddl prestazioni sanitarie in commissione al Senato. Il provvedimento era stato licenziato il 4 giugno scorso dal Cdm, assieme al decreto sulle liste d’attesa, ma è ancora impastoiato in prima lettura a Palazzo Madama. La commissione Sanità è bloccata dai pareri mancanti della Bilancio sugli aspetti finanziari e intanto il ruolo dell’organismo guidato da Francesco Zaffini (FdI) è stato “ridimensionato” da redigente a referente un paio di settimane fa. Quindi, il lavoro d’aula sarà comunque corposo e di dettaglio.
TELEMEDICINA EQUIPARATA ALLA VISITA IN PRESENZA
Tra le modifiche approvate, ad esempio, una prevede che le visite con strumenti di telemedicina soddisfino il criterio di constatazione diretta da parte del medico ai fini del rilascio della certificazione di malattia. Un altro emendamento punta a garantire a tutti i pazienti affetti da patologie rare un accesso rapido ed equo alle cure sull’intero territorio italiano, introducendo una nuova modalità di approvvigionamento dei farmaci orfani, ossia quelli espressamente dedicati a queste malattie. In pratica, il Ssn potrà acquistare i medicinali con un’unica procedura nazionale.
UNA CABINA DI REGIA PER LA CARENZA DI INFERMIERI
Viene poi esteso il ricorso a contratti di collaborazione libero-professionale ed è stato finora solo accolto (non approvato) l’emendamento che impegna il governo a valutare l’istituzione di una cabina di regia per far fronte, tra l’altro, alla carenza di infermieri e per lavorare sui percorsi formativi della professione, in modo da assicurare gli sviluppi di carriera. Si dovranno anche riorganizzare le docenze infermieristiche. A proposito di personale docente, quello a tempo pieno nelle strutture del Ssn potrà restare in servizio, su richiesta, fino a 72 anni, ma non oltre la fine del 2026, per esigenze assistenziali, di ricerca o formazione. In cambio dovrà svolgere azioni di tutoraggio per i giovani ricercatori precari e non potrà ricoprire incarichi dirigenziali di alto livello.
PIU’ SOLDI AI DIRETTORI GENERALI
Una modifica prevede che le Regioni, nel rispetto delle loro dotazioni finanziarie, possano adeguare lo stipendio dei direttori generali delle aziende sanitarie senza superare l’80% del tetto massimo retributivo del pubblico impiego. Di conseguenza, anche l’emolumento dei direttori amministrativi e sanitari può essere adeguato, ma entro l'80% di quello dei direttori generali. Tra gli emendamenti con luce verde dovrebbe esserci la norma che stanzia 3,9 milioni di euro in più nel 2025, 4,29 milioni nel 2026 e 6,14 milioni dal 2027 per garantire la gestione e il potenziamento dell'infrastruttura tecnologica del ministero della Salute, provando così a migliorare la sicurezza e l’interoperabilità con la Piattaforma nazionale delle liste d’attesa. Tra le modifiche approvate pure la destinazione a beneficio dei consumatori delle somme derivanti dalle multe irrogate dall’Antitrust alle società farmaceutiche. I fondi saranno riassegnati allo stato di previsione del dicastero.
IN DUBBIO LA NORMA SULLE ATTIVITA’ EXTRA-LAVORATIVE
Sono rimasti invece sospesi i pareri su emendamenti chiave come quello che prevede di puntellare la capacità amministrativa di Lungotevere Ripa in relazione a “nuove esigenze” quali, appunto, “il contrasto alle liste d’attesa, la profilassi internazionale per la gestione dei flussi migratori e le emergenze sanitarie”: nel 2025 e 2026 sarebbe prevista l’assunzione di 18 dirigenti di seconda fascia a tempo indeterminato, 37 dirigenti sanitari e 90 funzionari tramite concorso e scorrimento di graduatorie. Ancora in dubbio anche la misura che fino al 31 dicembre 2027 permette ai professionisti sanitari di svolgere attività extra-lavorative senza le limitazioni previste da alcune norme sull’incompatibilità.
SI DISCUTE SUL COORDINAMENTO TRA SSN E SANITA’ INTEGRATIVA
Si vedrà poi se andrà in porto una modifica che punta a coordinare meglio le prestazioni erogate dal sistema sanitario con la sanità integrativa, comprese forme mutualistiche derivanti da contratti, accordi o regolamenti aziendali e fondi sanitari collegati a enti, casse e società di mutuo soccorso. Questi ultimi, in caso di approvazione dell’emendamento, dovrebbero erogare prestazioni parzialmente comprese nei Lea o completamente escluse dai livelli essenziali. Inoltre, tutti fondi sarebbero vincolati all’iscrizione all’anagrafe del ministero della Salute e almeno il 30% delle risorse dovrebbe andare alla sanità integrativa, garantendo che tali strumenti non si limitino a finanziare prestazioni già coperte dal Ssn.
TUMORE AL SENO: NO ALL’ESTENSIONE DEGLI SCREENING
Val la pena, infine, ricordare tra le proposte bocciate quella che riguarda il rafforzamento sperimentale delle campagne di screening oncologico per il tumore al seno a carico del Ssn. Saltano dunque i 10 milioni annui di stanziamento per estendere la prevenzione alle donne nelle fasce d'età 45-50 anni e 70-74 anni, per ogni anno del triennio 2025-2027. E va verso la cancellazione pure il Fondo per la prevenzione delle patologie oculari cronico-degenerative, che prevedeva una dotazione di 5 milioni di euro all’anno.
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