Salute, il 90% degli adolescenti in Italia non pratica sport ogni giorno
Meno del 10% svolge almeno 60 minuti di attività quotidiana. Un bambino su cinque tra gli 8 e i 9 anni è in sovrappeso e uno su cinque è obeso. La Rete italiana città sane-Oms avverte: "Incidono i servizi offerti sul territorio"; "In alcune periferie urbane, solo il 40% dei residenti ha accesso tempestivo alle strutture sanitarie"

In Italia il 90% degli adolescenti tra gli 11 e i 15 anni non pratica attività sportiva quotidiana; meno del 10% svolge almeno 60 minuti di attività fisica al giorno, come raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Un bambino su 5 tra gli 8 e i 9 anni è in sovrappeso e uno su cinque è obeso e solo il 14% dei piccoli sotto i 3 anni frequenta un nido pubblico, con forti disuguaglianze territoriali. Sono solo alcuni dei dati evidenziati dalla Rete italiana città sane – Oms oggi nella Giornata mondiale della salute che ha promosso un momento di approfondimento proprio in occasione della Giornata Mondiale della Salute 2025,dedicata quest'anno al tema Healthy beginnings, hopeful futures.
"Oggi più che mai è importante ricordare che le abitudini sane si costruiscono nei luoghi della vita quotidiana – ha spiegato Lamberto Bertolè, presidente nazionale della Rete italiana città sane Oms –. Le città assumono un ruolo centrale nella sperimentazione di politiche integrate e nella promozione di relazioni efficaci e durature. I quartieri, le scuole e gli spazi pubblici sono infatti i primi presidi del benessere fisico e mentale. Come Rete Italiana Città Sane abbiamo analizzato i dati raccolti da diversi enti, riguardo i comportamenti più o meno virtuosi delle persone e la presenza di servizi offerti dal territorio, e il quadro che si presenta mostra quanto lavoro sia ancora necessario fare in termini di sensibilizzazione della popolazione alla prevenzione primaria e secondaria e di appelli alle Istituzioni perché le mancanze vengano colmate".
I dati – raccolti da diverse fonti, quali Istat, Crea – Okkio alla Salute, Censis, Ocse, Hbsc, Anci e Ifel – mostrano la scarsa attenzione della popolazione alla salute: solo il 37% degli adulti pratica attività fisica almeno 1-3 volte a settimana, rispetto al 61% della media Ue; nel 2023 il 7,6% dei cittadini ha rinunciato alle cure mediche a causa di motivi economici o delle lunghe attese, contro il 6,3% del 2019. La causa è da cercare nella mancata sensibilizzazione e nella gestione disequilibrata delle risorse. Anche la presenza di servizi e l’opportunità di accedervi è troppo spesso scarsa. In alcune periferie urbane, solo il 40% dei residenti ha accesso tempestivo alle strutture sanitarie, contro l’85% di chi vive nei centri urbani. Dal 2010 al 2020 i posti letto ospedalieri nelle grandi città sono calati: la disponibilità è scesa da 4,5 a 3,8 posti ogni 1000 abitanti. I presidi residenziali socio-sanitari sono insufficienti per poter rispondere alle necessità dei cittadini: il 1° gennaio 2023, in Italia, risultavano attive 12.363 strutture per 408mila posti letto, pari a 7 posti ogni 1000 residenti. Il Paese spende inoltre il 9,4% del PIL in sanità (mentre la media UE è del 10,9%), con solo il 74% coperto da fondi pubblici (mentre l’UE si attesta sull’80%).
"Il nostro obiettivo è creare relazioni strutturate tra chi amministra i territori, chi li studia e chi li vive", ha evidenziato Bertolé. E quindi "valorizzare il ruolo strategico dei Comuni come laboratori di innovazione, rafforzare le sinergie tra scienza, istituzioni e comunità e costruire reti stabili e modelli di governance condivisa".
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