13 Maggio 2025

Dazi sui farmaci, Aifa: "Non siamo gli Usa, ma i prezzi sono in crescita"

Il presidente Nisticò: "Necessario intervenire sulla governance". Cattani (Farmindustria): "Le scelte di Trump rafforzano la Cina, l'Ue apra gli occhi e potenzi la proprietà intellettuale". Sui medicinali pesa il nodo payback. Il sottosegretario Gemmato: "D'accordo con Mef, tavolo tra un mese"

Di NS
Dazi sui farmaci, Aifa: "Non siamo gli Usa, ma i prezzi sono in crescita"

L’ombra dei dazi annunciati da Trump nel settore farmaceutico si allunga sull’Italia. Nel senso che se ne discute. Impossibile, infatti, non interrogarsi su eventuali effetti. E così oggi è stato il presidente dell’AifaRobert Nisticò, a evidenziare che "i più alti prezzi dei medicinali negli Stati Uniti, denunciati dal presidente Trump, sono il risultato di un sistema interamente privatizzato che contribuisce ad aumentare tutte le voci di spesa sanitaria. Al contrario, il nostro Servizio sanitario nazionale, anche grazie al lavoro dell'Aifa, riesce a ottenere per i farmaci prezzi tra i più favorevoli tra i Paesi Ocse". Non senza aggiungere tuttavia: "Non possiamo ignorare, però che anche in Italia la spesa farmaceutica è in costante crescita. È dunque necessario intervenire sulla governance, individuando strumenti che consentano di premiare esclusivamente l'innovazione autentica, quella capace di dimostrare con dati reali un beneficio terapeutico concreto per i cittadini".

Dal mondo dell’industria, invece, Marcello Cattani ha messo in guardia sul fatto che "dazi o devalorizzazione dei farmaci hanno un effetto immediato, ovvero quello di rafforzare la posizione della Cina, che è il Paese che sta galoppando su ricerca, produzione e innovazione industriale grazie a una strategia ed obiettivi chiari". "Apriamo gli occhi", è stato l’invito del presidente di Farmindustria, "quello che sta succedendo nel mondo, in Usa e Cina, dovrebbe essere per l’Europa uno stimolo e una sveglia affinché si agisca immediatamente per rafforzare la proprietà intellettuale. Dobbiamo valorizzare quei settori che danno maggiore valore aggiunto al Paese e, tra questi, la farmaceutica è il primo".
Secondo Cattani, comunque, la strada dei dazi non è di certo quella giusta per difendere la ricerca: "Noi stiamo alla finestra – ha sottolineato -. Abbiamo visto il tema dei dazi ad inizio anno, quando ero fiducioso che i dazi non sarebbero arrivati. La nostra filiera è industriale, non è né economica, né finanziaria. L’amministrazione Usa ha il diritto di seguire le strade che ritiene più opportune. Noi non crediamo che né i dazi né la devalorizzazione dei farmaci siano la strada maestra per difendere ricerca, innovazione, sicurezza di ogni Paese, a partire dagli Stati Uniti. Compresa la sicurezza per i cittadini americani di fronte a un’eventuale carenza di farmaci".


Nell’intervento di Cattani trova spazio infine anche il tema sempre caldo del payback. Nel mirino del numero uno di Farmindustria, le Regioni: "Il payback è una tassa sopra le tasse. Il mio sconforto è assistere a presidenti di Regioni che festeggiano quando il Tar respinge dei ricorsi sul brevetto. Io vorrò vedere quel presidente di Regione cosa dirà quando le aziende licenzieranno i dipendenti. Non c’è nulla da festeggiare. Le tasse sono tasse e gli oneri accessori sulle imprese possono essere, in taluni casi, mortali. L’industria farmaceutica paga un conto salatissimo, che frena la capacità di poter essere competitivi". Insomma, un nodo complesso da sciogliere, cui lavorerà il tavolo governativo ad hoc che si insedierà tra un mese, come annunicato dal sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato: "In accordo con il Mef, insedieremo tra un mese circa un tavolo che affronti in maniera puntuale il problema. Lo abbiamo già fatto sul payback sui dispositivi, ora provvederemo anche ad approcciare quello sul farmaceutico, che cuba più di tre miliardi e impatta in modo importante sui bilanci sulle industrie". 

 

 

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