Polmonite virale, "L'aumento dei casi? Un monito a vaccinare i più fragili"
Parla a Nursind Sanità l'epidemiologo Massimo Ciccozzi (Università Campus Bio-Medico): "La primavera allontana lo spettro dell'influenza stagionale, ma bisogna essere pronti all'autunno". L'esperto spiega le cause della crescita dei contagi registrati quest'anno. E mette in guardia dalla resistenza agli antibiotici: "È una pandemia nascosta"

La polmonite bilaterale virale è stata la causa del lungo ricovero di papa Francesco, così come per migliaia di italiani fra l’autunno e l’inverno di quest’anno. A gennaio è stato registrato un aumento dei casi in Europa, tanto che l’European centre for disease prevention and control (Ecdc) ha messo in guardia sulla circolazione crescente di batteri e virus legati alle infezioni respiratorie. La maggiore incidenza, secondo l'epidemiologo Massimo Ciccozzi, responsabile di Statistica medica e epidemiologia molecolare dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, è un fenomeno complesso, legato sia a un monitoraggio più efficace sia a una reale impennata di infezioni, in particolare da mycoplasma pneumoniae. Il quadro si intreccia con la silenziosa avanzata della resistenza agli antibiotici, una "pandemia nascosta" secondo Ciccozzi, convinto che si tratti di un'emergenza da affrontare con una maggiore consapevolezza nella prescrizione medica.
Anche se la primavera allontana lo spettro dell'influenza stagionale, l'esperto suggerisce di non abbassare la guardia e di puntare a una campagna vaccinale anti influenzale per le categorie più fragili, in primis gli over 65.
Professore, quest’anno c’è stata una crescita dei casi di polmoniti virali?
Sì e per due motivi. Il primo è che la malattia è stata monitorata in ospedale. Il tipo di polmonite è abbastanza diffusa e può andare incontro a complicanze. Nel mondo, in generale, si è registrata una crescita ma da gennaio l’aumento è stato più sensibile. Per questo è stata monitorata. Specie nei bambini, c’è stato un aumento da ottobre scorso delle polmoniti causate da mycoplasma pneumoniae. Ciò è stato registrato in almeno sei Paesi. In Olanda, per esempio, fra gli under 14 è stata misurata una media di 103 casi per 100mila, quando nel periodo pre Covid-19 erano quasi la metà, 58 per 100mila.
Possiamo dire, quindi, che se si è registrato un aumento dei casi è stato grazie al monitoraggio ospedaliero?
Sì, ma è pur vero che le polmoniti vengono causate da un mix di virus respiratori quali influenza, sinciziale e Covid-19, che possono portare polmoniti specialmente nelle persone molto giovani o anziane. Questo inverno, infatti, le polmoniti non erano per la maggior parte virali bensì causate da batteri che si sovrapponevano a un’infezione virale in grado di abbassare le difese immunitarie.
Il problema è che nel frattempo aumenta la resistenza agli antibiotici.
Nessuno ne parla abbastanza, ma considero la resistenza agli antibiotici una 'pandemia nascosta'. La soluzione dovrebbe essere, specie per i medici di medicina generale, quella di prescrivere gli antibiotici solo quando necessari.
Siamo in primavera, si può dire che siamo fuori dal rischio di contagio?
Sì, l’influenza è in discesa, così come i virus respiratori. Anche se ormai il Covid-19 è endemico e presente tutto l’anno. La risalita dei contagi si registra da ottobre in poi, ma proprio perché quest’anno abbiamo avuto un aumento dei casi di polmonite virale sarebbe meglio vaccinare i più fragili, specie gli over 65, non appena parte la campagna.
Dunque, contro l’influenza e i virus respiratori resta il consiglio della vaccinazione?
Il vaccino è consigliato agli immunodepressi e agli anziani. Lo dicono i dati: nel 2025, nella 17esima settimana, l’incidenza delle sindromi influenzali è stata di 3,7 per mille assistiti. L’incidenza più alta pari a 8,2 per mille assistiti si è registrata nella fascia d’età 0-4 anni e del 2,3 per mille assistiti negli over 65. La mortalità per tutte le sindromi respiratorie in 54 città italiane nel 2025 è stata di 318 decessi come media giornaliera.
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