19 Maggio 2025

Sanità in rosa? Sì, ma senza tutele. Ora una legge prova a rimediare

Le donne medico superano il 50% del totale, le infermiere sono addirittura il 77%, ma lavorare nel Ssn garantisce pochi sostegni al work-life balance. Un ddl del M5s, con un fondo da 100 milioni l'anno, punta ad aiutare le famiglie dei professionisti della salute

Di Ulisse Spinnato Vega
Sanità in rosa? Sì, ma senza tutele. Ora una legge prova a rimediare

Lavorare nella sanità pubblica italiana è sempre meno gratificante. Il cane si morde la coda: gli stipendi bassi e le scarse prospettive di carriera sono tra le cause della carenza di personale che genera un ménage professionale via via più difficile, tra turni massacranti, rischio burnout e aggressioni dilaganti. Fattori, questi ultimi, che a loro volta minano il reclutamento e contribuiscono ad allargare i buchi di organico. Il quadro è ancor più desolante per le donne, che si trovano a dover conciliare il lavoro con carichi familiari mediamente più pesanti: eppure il personale femminile rappresenta il 69% degli operatori del Ssn, in aumento dal 64% del 2010. Le infermiere sono addirittura il 77% del totale e i medici in rosa sono passati dal 38,4% del 2010 al 52,5% del 2022. Malgrado ciò, il gentil sesso occupa pochi ruoli dirigenziali: per dare un dato, solo l’8,6% dei camici bianchi donne è direttore di struttura semplice o complessa, contro il 21% degli uomini.

In attesa che, dopo la bocciatura nel gennaio scorso da parte di Cgil, Uil e Nursing-up, maturi il negoziato sullo schema di contratto 2022-2024 per il comparto, testo che innova gli istituti del work-life balance, il Parlamento prova a intervenire almeno su questo fronte per migliorare le condizioni dei lavoratori del Ssn. Come Nursind Sanità è in grado di anticipare, si è mosso infatti il gruppo M5s in Senato che con Barbara Guidolin, membro della commissione Sanità e Lavoro, ha depositato un disegno di legge che istituisce un Fondo per la creazione di asili nido e centri polifunzionali destinati agli under 15 in seno alle strutture sanitarie. La senatrice spiega: “Nello specifico, questo è un tema di cui si parla poco. Io, prima ancora che Oss, sono figlia di un’infermiera e so bene cosa significhino i turni di notte o le reperibilità”. La relazione al testo chiosa: “L’obiettivo è duplice: da un lato, sostenere le famiglie del personale sanitario, offrendo servizi che permettano una gestione più equilibrata dei tempi di vita e lavoro; dall’altro, valorizzare gli spazi pubblici esistenti, promuovendo la trasformazione delle strutture ospedaliere in veri e propri poli di comunità”.

Secondo il ddl, il fondo dovrebbe poter contare su 100 milioni di euro annui a partire dal 2026, risorse pescate dal serbatoio delle ‘esigenze indifferibili’, istituito con la legge di Bilancio del 2015. I soldi devono andare a beneficio esclusivo delle strutture sanitarie pubbliche per creare asili nido e centri polifunzionali per bambini e ragazzi che facciano parte dei nuclei familiari dei dipendenti delle strutture stesse. A valle dell’approvazione della legge, sarà un dpcm a definire le modalità e le procedure di trasmissione dei progetti da parte degli enti sanitari e i criteri di riparto delle provviste finanziarie. Un successivo decreto interministeriale individuerà invece gli enti beneficiari, gli interventi ammessi al finanziamento e l’importo per ciascuna iniziativa. Naturalmente, tutta la procedura passa dal consenso in sede di conferenza Stato-Regioni. Guidolin conclude: “Al Nord ci sono già iniziative in tal senso, ma anche i sindacati testimoniano che i progetti vengono avviati e poi spesso rimangono inaccessibili ai dipendenti per colpa delle rette troppo alte. Il fondo servirà proprio a questo, a coprire non soltanto la costruzione, ma anche il funzionamento a regime di questi presidi di sostegno alle famiglie dei professionisti sanitari”.

 
Il testo di legge M5s

 

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