20 Maggio 2025

Tumori, è bassa l'adesione agli screening. Sono 50mila le diagnosi mancate

Una persona su due non fa quelli per mammella e cervice, uno su tre per il colon-retto. Lo rivela il report Gimbe. Il presidente Cartabellotta: "Lontani da obiettivo fissato dal Consiglio europeo: garantire entro il 2025 una copertura ad almeno il 90% della popolazione target"

Di NS
Tumori, è bassa l'adesione agli screening. Sono 50mila le diagnosi mancate

Nel 2023, milioni di cittadini non hanno ricevuto o, molto più spesso, hanno ignorato l’invito a sottoporsi a uno screening oncologico gratuito, soprattutto nelle Regioni del Mezzogiorno. Con il risultato che non sono stati individuati oltre 50mila tumori e lesioni pre-cancerose. I numeri parlano chiaro: una persona su due non fa gli screening per mammella e cervice, due su tre quello per colon-retto. Lo evidenza la Fondazione Gimbe in un rapporto. "Adesioni ancora troppo basse e profonde diseguaglianze territoriali – ha dichiarato Nino Cartabellotta, presidente Gimbe – mettono a rischio lo strumento più efficace per la diagnosi precoce dei tumori. Il risultato? Oltre 50mila diagnosi mancate, tra tumori e lesioni pre-cancerose".

GLI SCREENING ONCOLOGICI INCLUSI NEI LEA
Gli screening oncologici inclusi nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), che tutte le Regioni sono tenute a offrire gratuitamente, prevedono: la mammografia per le donne tra i 50 ed i 69 anni, lo screening del tumore della cervice uterina per le donne tra i 25 ed i 64 anni e quello colon-rettale per donne e uomini tra i 50 ed i 69 anni. In alcune Regioni non sottoposte a Piano di rientro, grazie a fondi extra-Lea, le fasce di età sono state ampliate: lo screening mammografico viene esteso anche alle donne tra i 45 e i 49 anni e tra i 70 e i 74 anni e quello colon-rettale alla fascia di età 70-74. "Nel 2023, complessivamente – ha sottolineato Cartabellotta – quasi 16 milioni di persone (15.946.091) sono state invitate ad eseguire un test di screening, ma solo 6,9 milioni (6.915.968) hanno aderito, con marcate differenze di adesione sia fra i tre programmi sia, soprattutto, tra Regioni e macro-aree del Paese". Grazie ai dati del Report 2023 dell’Osservatorio nazionale screening (Ons) – network che monitora gli screening oncologici offerti dal Servizio sanitario nazionale (Ssn) – la Fondazione Gimbe ha analizzato punti di forza e criticità dei tre programmi di screening "con il duplice obiettivo di sensibilizzare i cittadini sull’importanza di aderire agli screening organizzati e sollecitare Regioni e aziende sanitarie locali a concentrare sforzi organizzativi e comunicazione pubblica su questo pilastro fondamentale della prevenzione oncologica".

SCREENING MAMMOGRAFICO
Viene offerto a tutte le donne di età compresa tra i 50 ed i 69 anni. In caso di esito positivo, viene avviato un percorso di approfondimento diagnostico con altri test di imaging (ecografia, Tac, risonanza magnetica), esame citologico o biopsia. Nel 2023 in Italia è stato invitato il 93,6% (n. 4.017.757) della popolazione target, con marcate differenze regionali: si va dal 119,5% del Molise al 49,4% della Calabria. "Tutte le Regioni del Mezzogiorno ad eccezione del Molise – ha commenta Cartabellotta – si collocano sotto la soglia del 100%, a dimostrazione che in queste Regioni la bassa adesione agli screening è spesso legata a carenze organizzative nella gestione degli inviti". La media nazionale di adesione allo screening mammografico è del 49,3%, ma anche in questo caso le differenze tra Regioni sono marcate: si passa dall’82,5% della Provincia autonoma di Trento all’8,1% della Calabria. Tutte le Regioni del Sud hanno livelli di adesione inferiori alla media nazionale.

 

SCREENING CERVICALE
Lo screening per il tumore del collo dell’utero è offerto a tutte le donne di età compresa tra i 25 ed i 64 anni: in particolare, tra i 25-30/35 anni viene offerto il Pap-test ogni 3 anni, mentre per le età successive il test per il virus del papilloma umano (HPV test) ogni 5 anni. Alcune Regioni hanno adottato protocolli personalizzati sulla base dello status vaccinale per l’HPV. In caso di esito positivo, viene proposta come test di secondo livello la colposcopia, eseguita nel 2023 dal 90% delle donne risultate positive allo screening. Nel 2023 sono state invitate 3.982.378 donne, di cui il 71,3% (n. 2.838.955) con test HPV e il 28,7% (n. 1.143.423) con Pap-test. Complessivamente, è stato invitato il 111% della popolazione target, con forti differenze tra Regioni: dal 162,9% della Puglia al 61,5% della Calabria. "Le percentuali superiori al 100% – ha spiegato Cartabellotta – registrate in ben 12 Regioni, lasciano presumere un numero molto elevato di recuperi degli inviti non effettuati negli anni segnati dalla pandemia". La media nazionale di adesione allo screening cervicale è del 46,9%, con forti disparità tra le Regioni: dal 78% della Provincia autonoma di Trento al 17% della Calabria.

SCREENING COLON-RETTALE
Lo screening per il tumore del colon-retto viene offerto a tutte le persone di età compresa tra i 50 ed i 69 anni e consiste nella ricerca del sangue occulto nelle feci. In caso di esito positivo, come test di secondo livello viene proposta la colonscopia, eseguita nel 2023 da quasi l’83% delle persone positive allo screening. Estensione dello screening. Nel 2023 è stato invitato il 94,3% (n. 7.945.956) della popolazione target, con marcate differenze regionali: dal 118,6% dell’Emilia-Romagna al 55,9% della Sardegna. La media nazionale è del 32,5%, con un’adesione che varia sensibilmente tra le Regioni: dal 62% del Veneto al 4,4% della Calabria. Tutte le Regioni del Mezzogiorno, ad eccezione della Basilicata, si collocano al di sotto della media nazionale. "Il tasso di adesione agli screening – ha affermato il rpesidente Gimbe – è un indicatore che sintetizza le performance complessive dei servizi sanitari regionali sugli screening organizzati. In generale, il posizionamento di ciascuna Regione rispetto all’adesione risulta abbastanza omogenea o coerente fra i tre screening, riflettendo la maggiore o minore capacità organizzativa dei sistemi sanitari regionali, pur con alcune eccezioni. "Se da un lato i dati Ons 2023 – ha concluso – mostrano il trend in crescita sia degli inviti che della copertura della popolazione, siamo ancora molto lontani dall’obiettivo fissato nel 2022 dal Consiglio europeo: garantire entro il 2025 una copertura degli screening oncologici ad almeno il 90% della popolazione target".

 

 

Sempre più vicini ai nostri lettori.
Segui Nursind Sanità anche su Telegram