Prestazioni sanitarie, riparte il dibattito alla Camera
La Federazione Cimo-Fesmed riapre la querelle sull'articolo 1 e chiede di ripristinare l'esclusività medica. Per Fnopi nel complesso "bene il provvedimento, ma occorre uno stop al cumulo di impieghi"

Dopo il via libera al Senato, il ddl prestazioni sanitarie ha iniziato il suo cammino alla Camera. I deputati della commissione Affari sociali stanno infatti raccogliendo i pareri dei principali addetti ai lavori. Ieri, tra gli altri, sono stati auditi la Fnopi, la Cimo-Fesmed e la Fimmg.
Se la presidente della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche, Barbara Mangiacavalli, ha posto l’accento sulla necessità di eliminare il divieto di cumulo degli impieghi, proprio in un ottica di snellimento delle liste d’attesa, la Federazione Cimo-Fesmed è tornata a porre l’accento sul travagliato articolo 1, non condividendo il punto di caduta raggiunto a Palazzo Madama con la soppressione dell’esclusività medica su diagnosi, prognosi e terapia.
FNOPI E LA NECESSITÀ DI ELIMINARE IL DIVIETO DI CUMULO PER GLI INCARICHI
"Apprezziamo nel complesso il disegno di legge del governo sulle prestazioni sanitarie. Un provvedimento che dimostra attenzione sulle liste d’attesa, una delle criticità più gravi che attanaglia da tempo il Servizio sanitario nazionale. Sebbene la strada sia ancora lunga, le disposizioni contenute nel disegno di legge contribuiscono ad un aumento dell’offerta di prestazioni alla cittadinanza", ha detto la presidente Fnopi Mangiacavalli. Per poi aggiungere: "Per affrontare efficacemente il problema delle liste d'attesa è necessario adottare misure urgenti e strutturali volte a migliorare l'accesso alle cure, incrementare e ottimizzare le risorse a disposizione e garantire una gestione più efficiente e trasparente del sistema sanitario. Per esempio – ha rimarcato -, è prioritario eliminare definitivamente il divieto di cumulo di impieghi, che sta effettivamente contribuendo a compensare la carenza di personale nelle strutture sanitarie e sta riscontrando una importante adesione alla misura da parte del personale infermieristico, con infermieri che si trovano nella possibilità di scegliere se incrementare le proprie entrate oltre l’orario canonico di lavoro alle dipendenze del proprio datore di lavoro".
CIMO-FESMED E LA RICHIESTA DI MARCIA INDIETRO SULL'ARTICOLO 1
Il presidente Cimo-Fesmed, Guido Quici, invece, come si legge nella memoria depositata alla Camera, ha evidenziato la necessità di reintrodurre all’articolo 1 del provvedimento, "la precisazione 'in maniera esclusiva' - prevista nel testo originale ed eliminata a causa dell’approvazione di un emendamento da parte del Senato – al fine di evitare il rischio di una futura commistione di ruoli e responsabilità che rischiano di compromettere la sicurezza delle cure". Da Cimo Fesmed è arrivato poi l’apprezzamento per l’istituzione del Sistema nazionale di governo delle liste di attesa (Singla), mentre sui cosiddetti medici gettonisti, Quici ha osservato: "Non si conviene sulle disposizioni relative al reclutamento del personale sanitario, di cui all’articolo 7. È certamente importante contrastare il fenomeno dei cosiddetti gettonisti per ridurre le liste di attesa, ma il reclutamento di personale sanitario attraverso contratti di collaborazione coordinata e continuativa inficia le assunzioni a tempo indeterminato, precarizza il lavoro, facilita il clientelismo nella scelta dei professionisti e certamente non stabilizza le strutture nella pianificazione delle attività. Anche in questo caso non sono previsti nuovi oneri a carico della finanza pubblica".
IL PRESSING FIMMG SUI FONDI STANZIATI NELLA MANOVRA 2020
Il sindacato Fimmg, infine, come si legge nella sua memoria, ha apprezzato in generale "lo spazio evolutivo" che viene riconosciuto ai medici di famiglia "nell’ambito dell’erogazione ancillare di prestazioni di norma svolte in ambito specialistico tramite l’attivazione della diagnostica di primo livello presso gli studi dei medici di medicina generale".
"Questo tipo di intenzione, ben declinata in articolo 1 comma 6 – ha spiegato Fimmg - consentirebbe per esempio di dirimere dubbi e incertezze sulla necessità di potenziare i PDTA (I Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali, ndr) per la presa in carico dei pazienti cronici che, nella disponibilità di questo tipo di strumentazioni, sgraverebbero la specialistica ambulatoriale di quella quota parte di prestazioni effettuabili nel nostro setting, necessarie al monitoraggio delle complicanze, eseguite spesso in assenza di segni e sintomi che sollecitino un videat specialistico. Tale passaggio normativo auspichiamo possa consentire di sbloccare definitivamente le risorse già stanziate con la Legge di Bilancio 2020 (art. 1, commi 449 e 450 della Legge 27 dicembre 2019, n. 160) e già ripartite alle Regioni ma che, a parte circoscritte esperienze locali, ci risultano ancora ad oggi inutilizzate o messe nella disponibilità della medicina generale".
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