27 Maggio 2025

Screening oncologici: resta ampio il gap tra inviti e adesioni

La sesta indagine Agenas sulle Ror mostra che alcune Regioni sono indietro sulla copertura della popolazione target, ma pesa soprattutto la distanza tra le comunicazioni inviate e le risposte della cittadinanza. Sulle reti ancora male Calabria, Molise, Marche, Basilicata e Sardegna

Di Ulisse Spinnato Vega
Screening oncologici: resta ampio il gap tra inviti e adesioni

Un conto è il perimetro potenziale dello screening, un altro l’adesione effettiva della popolazione target. Tra i due valori c’è un delta che entro una certa misura è fisiologico, ma diventa allarmante quando si allarga a dismisura. Soprattutto se parliamo di profilassi e cura delle patologie oncologiche. Prendiamo il caso del tumore alla mammella: i risultati parziali del 2024 indicano che gli inviti hanno riguardato il 95% della popolazione target, però l’adesione media è stata pari al 49% (contro il 50% del 2023). Più alta nelle regioni del Nord (55% contro il 60% del 2023), mentre il Centro è in linea con la media nazionale (47% nel 2024 e 48% l’anno prima) e Sud e Isole arrancano (36% nel 2024 e 37% nel 2023). Prima del Covid il tasso di consenso all’invito era al 53,7%, lievemente più alto: dunque, il peggioramento potrebbe essere dovuto a un livello delle prestazioni non ancora recuperato.

L’INDAGINE AGENAS
Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) ha completato la sesta indagine nazionale sullo stato di attuazione delle Reti oncologiche regionali (Ror), condotta nel 2024 sui dati di monitoraggio 2023. Secondo quanto previsto dall’accordo in Stato-Regioni del 2019, le Ror sono il modello organizzativo funzionale che deve garantire l’ottimizzazione della presa in carico per ciascuna patologia oncologica. L’indagine utilizza un Indice sintetico complessivo di valutazione (Isco) che punta sulla qualità delle strutture di base, sui meccanismi operativi, sui processi sociali e su monitoraggio e valutazione. Lo studio accende un riflettore in particolare sulle neoplasie al seno, appunto, e poi sui tumori al colon retto e alla cervice uterina. Ancora rispetto al cancro della mammella Agenas spiega che “in relazione agli inviti inviati sulla popolazione target, alcune Regioni e Province autonome sono in forte criticità ed in particolare Basilicata, Calabria, Sardegna e Valle D’Aosta che sono sotto al 70%”.

COLON RETTO: PEGGIORAMENTO DAL PRE-COVID
Per il cancro al colon retto, invece, gli inviti hanno raggiunto il 96% della popolazione target nel 2024. Mentre l’adesione si attesta appena al 32% come media nazionale sia l’anno scorso che due anni fa. Il Nord viaggia stabile sul 42%, il Centro è al 29% nel 2024 contro il 28% dell’anno prima, mentre Sud e Isole calano a un desolante 15% dal 18% di due anni fa. Prima del Covid il valore medio italiano era al 40%, dunque anche qui si evidenzia un peggioramento. Agenas aggiunge che “l’esecuzione dello screening di primo livello appare nettamente inferiore rispetto al numero degli inviti”, visto che il valore target dovrebbe essere superiore al 25% e invece Regioni quali Abruzzo, Calabria, Campania, Molise e Sicilia, ma pure il Lazio, hanno una percentuale al di sotto del 20%.

CERVICE UTERINA: INVITI OLTRE LA POPOLAZIONE TARGET
Infine, ecco il quadro per la copertura dello screening sul tumore della cervice uterina. L’anno scorso, gli inviti sono arrivati al 101% della popolazione target (quindi probabilmente allargati ad altre fasce demografiche) e l’adesione media è stata pari al 41% (il 38% nel 2023). Come sempre la percentuale è inferiore al Sud e nelle Isole (34% contro il 29% del 2023), mentre il Centro è sulla media italiana (41%, in crescita rispetto al 36% del 2023) e il Nord spicca con il 45% (ma leggermente in calo sul 46% del 2023). Agenas poi chiarisce che rispetto al 2023 “la percentuale degli screening di primo livello effettuati si attesta su valori di criticità”, visto che Calabria, Campania, Lazio e Sicilia sono al di sotto del valore minimo del 25%. Tuttavia, riflette l’agenzia, “ciò potrebbe essere imputabile anche ad un autonomo accesso allo screening al di fuori dei programmi organizzati; di conseguenza anche il passaggio dal I al II livello potrebbe essere incrementabile in una opportuna presa in carico”.

ROR: BENE IL CENTRONORD
Su solidità, radicamento ed efficienza complessiva delle Reti oncologiche regionali, secondo l’indice sintetico Agenas, spiccano in positivo Toscana, Emilia Romagna e Campania. In coda alla classifica il Molise, accompagnato da vicino, un po’ a sorpresa, dalle Marche. Sull’esito delle performance di rete, invece, Provincia di Bolzano, ancora Toscana ed Emilia in testa, chiude la classifica la Calabria. Circa i tempi di attesa in strutture della rete, bene ancora Bolzano, Veneto e Toscana, male soprattutto Sardegna e Marche. Poi l’agenzia si avvale di un indice di bacino per rappresentare la percentuale di prestazioni ambulatoriali e ospedaliere di chemioterapia (Ct) e radioterapia (Rt) erogate ai pazienti entro i 60 minuti o 100 chilometri di percorrenza dal luogo di residenza, sul totale delle prestazioni ambulatoriali e ospedaliere per area territoriale di residenza. Spiccano in positivo Lombardia, Emilia Romagna e Liguria, male Calabria, Molise e Basilicata.

OLTRE 400 MILIONI PER LA MOBILITA’
Il rapporto contiene anche un approfondimento sulla mobilità oncologica, ovvero l’analisi degli spostamenti dei pazienti per ricevere cure in regioni diverse da quella di residenza. Il costo totale arriva a 408 milioni di euro (cui vanno sottratti però 64 milioni di mobilità apparente e casuale) e riguarda nel 2023 77mila persone (mobilità totale passiva). In relazione ai costi, pesa soprattutto la mobilità per Drg ad alta complessità (circa metà del totale), mentre in termini di volumi incide soprattutto la mobilità per Drg a media complessità (58,7% nel 2023). Agenas prosegue evidenziando che le Regioni che hanno ben strutturato la rete hanno performance migliori in termini di esiti e poi dà le pagelle: rispetto al 2022 crescono aree come Campania, Umbria, Abruzzo, Puglia e Friuli che “essendo partite da una riorganizzazione della rete, stanno mostrando un sempre crescente impatto favorevole sugli esiti”. Stabili invece Liguria, Sicilia, Bolzano e Trento, mentre “rimangono da supportare nella definizione della rete” e nella successiva attuazione Calabria, Molise, Marche, Basilicata e Sardegna. In queste regioni infatti, conclude Agenas, “appaiono evidenti anche dalla mobilità e dall’incompleta risposta al soddisfacimento della domanda interna dei pazienti residenti, i margini di miglioramento dei processi di base della rete e della sua implementazione”.  


Abstract del Rapporto Agenas

Tabelle di sintesi


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