Gli ospedali convenzionati non ci stanno: "Noi rafforziamo il Ssn"
Un rapporto Aiop spiega che quando si parla di privatizzazione bisogna distinguere tra le risorse pubbliche per le strutture accreditate e la spesa diretta dei cittadini per la salute. Due segmenti di costi che, secondo lo studio, viaggiano in modo indipendente. I numeri

La spesa diretta dei cittadini italiani per le cure sanitarie, cosiddetta out of pocket, è ormai stabilmente sopra i 40 miliardi di euro e dunque viaggia intorno al 2% del Pil, mentre Il Fondo sanitario nazionale arranca appena sopra il 6% del Prodotto interno lordo (era al 7,33% nel 2020), anche se in termini assoluti si dirige verso i 140 miliardi. L’Associazione italiana dell’ospedalità privata (Aiop), tuttavia, attraverso il rapporto del suo centro studi ‘Spesa sanitaria privata: tra mito e realtà’, presentato oggi, ci tiene a mettere i puntini sulle ‘i’ e a sottolineare che, quando si parla di progressiva privatizzazione della sanità, un conto sono i crescenti flussi di spesa pubblica destinati ad acquistare prestazioni presso strutture private accreditate e un altro sono i maggiori esborsi diretti delle famiglie per beni e servizi legati alla salute.
Di conseguenza, aggiunge il rapporto, “confondere la natura giuridica ‘privata’ delle strutture che erogano prestazioni nell’ambito del Servizio sanitario nazionale con il finanziamento ‘privato’ della sanità ha profondamente minato la fondatezza e la ragionevolezza delle varie posizioni e delle varie soluzioni prospettate sul tema delle sorti della sanità pubblica in Italia, lasciando spesso intendere che sia privatizzazione ciò che invece è una forma di rafforzamento del servizio pubblico”.
Quindi Aiop calcola su dati Istat che la spesa per il nostro Ssn – destinata sia alle strutture di diritto pubblico sia a quelle di diritto privato accreditate – è arrivata nel 2024 a 138,3 miliardi di euro (76% del totale) e quella dei cittadini out of pocket è pari a 43,7 miliardi (24%). L’associazione degli ospedali privati evidenzia poi che nelle cifre non c’è, a dispetto della vulgata, una correlazione diretta tra definanziamento del Ssn e aumento degli esborsi diretti delle famiglie: “Al contrario, la spesa sanitaria privata spesso riporta lo stesso andamento della pubblica, crescendo o diminuendo al crescere o al diminuire dell’altra”. Così gli esborsi out of pocket raggiungono il 26,04% del totale nel 2023, restando sotto il livello del 2017, 2018 e 2019, gli anni immediatamente precedenti alla crisi pandemica, periodo nel quale anche la spesa pubblica lievitava.
Secondo Aiop, di conseguenza, “la spesa sanitaria privata non svolge alcuna funzione sostitutiva o compensativa rispetto alla pubblica, ma possiede una propria dinamica evolutiva legata alle condizioni economiche complessive del Paese”. E “diversamente dalla spesa pubblica, infatti, il ritmo di crescita della spesa sanitaria privata è fortemente ancorato alle dinamiche del Pil”.
Entrando poi nel merito delle prestazioni più acquistate con gli esborsi privati diretti, il report evidenzia che nel 2023 farmaci e presidi medici da una parte e servizi odontoiatrici dall’altra rappresentano, rispettivamente, più di un terzo (33,5% per 15,3 miliardi) e più di un quinto (21,1% per 9,6 miliardi) del totale. Oltre metà della spesa privata (pari almeno al 54,6%, 25 miliardi di euro) è destinata all’acquisto di prestazioni extra-Lea (prestazioni che non rientrano tra quelle coperte attraverso il Fondo sanitario nazionale). Quindi ci sono altri servizi medici e diagnostici a prevalenza Lea, ma con compartecipazione di spesa privata. E prestazioni che non sono ricomprese nel perimetro Lea ma che rispondono a bisogni specifici della popolazione o che originano da una precisa domanda dell’utenza, pur non avendo una precisa indicazione clinica e quindi a rischio di inappropriatezza.
Tra le prestazioni extra-Lea spiccano i farmaci e i presidi medici non durevoli (24,2% del totale di spesa), mentre tra quelle a prevalenza Lea la quota maggiore è appannaggio dei servizi medici ambulatoriali per cura e riabilitazione (11,8% per 5,6 miliardi). Infine, le prestazioni Lea con rilevante quota a carico degli utenti valgono il 9% del totale (oltre 4 miliardi di euro) e riguardano la long term care ospedaliera o residenziale.
In conclusione, il rapporto Aiop punta a dimostrare che il sistema salute italiano è “strutturalmente duale”. Peraltro “il dualismo si conferma anche nell’esistenza di aree di sovrapposizione nella tipologia delle prestazioni finanziate pubblicamente e privatamente, non facilmente distinguibili in termini di volumi e aventi diverse matrici, più o meno eterodirette”. E infine ribadisce che “l’andamento della spesa sanitaria privata non è condizionato dall’andamento della spesa sanitaria pubblica”.
La sintesi del rapporto Aiop
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