23 Giugno 2025

Vaccini, eventi avversi a quota -86% nel 2023. Pesa anche il crollo di somministrazioni

I dati del Rapporto Aifa. Il presidente Nisticò: "Sempre azzardato creare nessi di causalità" con le dosi. E sugli esiti fatali di segnalazioni legate all'immunizzazione anti-Covid: "La correlazione non è mai stata accertata, salvo un caso sospetto di shock anafilattico"

Di NS
Vaccini, eventi avversi a quota -86% nel 2023. Pesa anche il crollo di somministrazioni

Cala il  numero di eventi avversi connessi ai vaccini, complice anche però il crollo delle dosi sommministrate. Arriva il Rapporto Aifa 2023, anno in cui, appunto, le segnalazioni complessive in Italia sono state 4.330, delle quali 1.224 relative ai vaccini anti-Covid-19. Un calo drastico: -86% rispetto all’anno precedente, e -94% per i soli vaccini anti-Covid-19 (nel 2022 erano 21.175).

Il motivo di questo crollo? Innanzitutto, spiega il rapporto, il crollo del numero di dosi somministrate: da oltre 52 milioni del 2022 a poco più di 25 milioni nel 2023. Ma anche la fine dei grandi progetti di farmacovigilanza attiva e l’attenuazione dell’interesse mediatico, che storicamente spinge verso l’alto le segnalazioni spontanee per tutti i vaccini. Eppure, la rete non ha mai smesso di raccogliere, verificare e segnalare. Lo dimostra il fatto che, nonostante il calo delle vaccinazioni, siano stati comunque identificati e analizzati 15 segnali specifici — e nessuno sia stato sottovalutato.

Nel 2023, le segnalazioni con almeno un evento grave associato a vaccini anti-Covid-19 sono state 572, pari al 46,7% delle segnalazioni totali su questi vaccini. Ma attenzione, fa notare l'Aifa: questo non significa che il vaccino abbia causato l’evento. Significa solo che, in quei casi, l’evento segnalato aveva un impatto clinico rilevante (ospedalizzazione, rischio di vita, disabilità temporanea o permanente). In realtà, solo 182 segnalazioni su 1.224 riguardavano eventi avversi insorti nel 2023. Le altre (oltre 1.000) erano retroattive, cioè segnalazioni riferite ad anni precedenti. E proprio tra queste si concentrano gli eventi più gravi: una logica comprensibile, poiché le reazioni più leggere vengono spesso trascurate o dimenticate nel tempo, mentre quelle importanti tendono a spingere gli utenti a segnalare anche a distanza di mesi.

"I dati del Rapporto – ha sottolineato il presidente di Aifa, Robert Nisticò – mostrano come nonostante l’attenzione pubblica sia rimasta concentrata sul Covid-19, il sistema italiano di farmacovigilanza ha continuato a lavorare a 360 gradi, documentando ogni evento, di ogni vaccino. In silenzio, ma con precisione. La stessa precisione è necessaria per una corretta lettura dei dati sulle segnalazioni. Perché, considerando solo quelle con almeno un evento grave, il tasso di segnalazione nel 2023 da 9,8 si riduce a 2 ogni 100mila dosi somministrate. Dato in calo del 70% rispetto al 2021. Questo non per dimostrare quanto i vaccini siano oggi più sicuri di ieri, ma per dire quanto sia azzardato creare automaticamente nessi di causalità tra vaccinazione ed eventi avversi. Così come dimostrano gli esiti fatali di quelli segnalati per i vaccini anti-Covid-19, per i quali la correlazione non è mai stata accertata, salvo un caso sospetto di shock anafilattico”, ha concluso.

Relativamente all’esito, appunto, nel 49% degli eventi avversi c’è stata una risoluzione completa o un miglioramento. Per il 31,4% l’esito al momento della segnalazione era considerato non risolto, per il 7,8% risolto con postumi e per il 2,6% l’esito riportato è stato il decesso del paziente. Quelli successivi alla sola somministrazione dei vaccini anti-Covid-19 sono stati 36, mentre due erano casi di co-somministrazione dei vaccini anti-Covid-19 e antinfluenzale. Questo non significa, però, in nessun caso che si sia rilevato un nesso di causalità tra la somministrazione del vaccino e il decesso. In 11 casi mancavano infatti informazioni essenziali per la valutazione, in altri le evidenze non hanno supportato alcuna associazione causale con il vaccino, in 7 casi si è trattato di pazienti con un quadro clinico complesso, con la coesistenza di importanti malattie, mentre per altri 7 casi il decesso è avvenuto molti mesi dopo la somministrazione del vaccino, fatto che non fa ipotizzare alcuna correlazione temporale con l’ultima somministrazione. Per un altro caso è stata la relazione del medico legale della famiglia ad escludere qualsiasi connessione tra la vaccinazione e il decesso, con ogni probabilità conseguente a una sospetta encefalite non prontamente diagnosticata. Un ultimo caso ha riguardato una paziente anziana, colpita da shock anafilattico dopo pochi minuti dalla somministrazione della quarta dose del vaccino.

 

Il tasso di segnalazione di eventi gravi da vaccini anti-Covid-19 è stato di 2,5 per 100.000 dosi. Per fare un confronto: il tasso di ospedalizzazione da COVID-19 nel 2023 è stato di 140 per 100.000 abitanti. Il rischio della malattia è rimasto ampiamente superiore a quello del vaccino. Rispetto alle segnalazioni riguardati tutti gli altri vaccini, per gli anti-Covid-19 si osserva una proporzione minore di quelle inviate dai medici (30,4%) e soprattutto dagli altri operatori sanitari (8,9%), mentre si registra una consistente percentuale di segnalazione da parte dei cittadini, pari al 45,4%. 

 

Il Rapporto

 

 

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