24 Giugno 2025

Pronto soccorso, In 12 anni oltre 100 strutture in meno In Italia

Uno studio Altems rivela che i servizi sono passati da 808 nel 2011 a 693 nel 2023. Mentre il numero di medici di Emergenza-urgenza per Ps e Dea è quasi raddoppiato. Tutti i dati, anche quelli sull'andamento degli accessi di pazienti che calano

Di NS
 Pronto soccorso,  In 12 anni oltre 100 strutture in meno In Italia

Pronto soccorso sempre affollati, pazienti estenuati da ore e ore di attesa. Tutto vero. Così come è vero che cresce la disaffezione per la medicina di emergenza-urgenza (E-U). Ma c’è dell’altro. La ricerca condotta da Altems - Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi sanitari - Facoltà di Economia dell'Università Cattolica, rivela infatti che tanto per cominciare in Italia a diminuire sono i servizi stessi di Pronto soccorso e cioè le strutture disponibili a livello nazionale: il numero complessivo di Ps e servizi Dea è passato da 808 del 2011 a 693 del 2023, mentre il numero di medici di Emergenza-urgenza per Ps + Dea è passato da 3,8 a 6,9, quasi un raddoppio. Lo studio è stato coordinato da Federica Morandi, associata di Organizzazione Aziendale, Facoltà di Economia, Università Cattolica del Sacro Cuore e da Angelo Tattoli (ricercatore Altems).

 

MEDICI SPECIALIZZANDI: I NUMERI
Dallo studio è emerso il progressivo incremento in termini assoluti dei medici specializzati in E-U tra il 2011 e il 2018. Dal 2018 in avanti il contingente diminuisce in termini assoluti ma in modo relativamente lieve. Piu' precisamente, secondo l'analisi condotta sui dati del Conto Annuale della Ragioneria Generale dello Stato, ministero dell'Economia e delle Finanze e dell'Annuario Statistico del Ssn pubblicato dalla Direzione dei Sistemi Informativi del ministero della Salute, i medici E-U sono passati da 3.033 nel 2011 a 5.217 nel 2018 raggiungendo il picco di periodo, per poi scendere progressivamente ed arrivare a 4.748 nel 2023. In termini percentuali sul totale dei medici di ogni specializzazione, quelli di E-U passano dal 2,8% del 2011 raggiungendo proprio nel 2018 il livello di incidenza massimo (4,7%) per poi di nuovo calare a 3,9% nel 2022 e 4,1% nel 2023; tra il 2018 e il 2023 vi e' un calo del 9% (calo del 16,6% se confrontiamo il 2022 con il picco del 2018).

LA DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA
La ricerca consente di farsi un’idea di come strutture e professionisti siano distribuiti a livello territoriale. Si scopre così che a livello regionale c’è un’ampia variabilità: nel 2023 la quota di medici di E-U rispetto al totale varia tra lo 1% dell'Umbria al 7,2% dell'Abruzzo o il 7% della Calabria e della Toscana (considerando le sole regioni a statuto ordinario). 

GLI ACCESSI AI PS
E gli accessi ai Ps? il tasso per mille abitanti è passato da 363 nel 2011 a 311 nel 2023. Il numero di accessi (per 1.000 abitanti) al pronto soccorso per Medico di Emergenza-Urgenza e' passato da una media di 18,11 del 2011 ad una media nazionale di 7,69 nel 2023. E ancora, la percentuale dei pazienti ricoverati dopo un accesso al pronto soccorso e' passata da 14,9% a 13%. Diverse possono essere le ragioni di questa dinamica tra cui la minore gravità media dei pazienti che giungono in Ps. Anche in questo caso si registra una eterogeneità regionale significativa in tutti gli anni considerati
Insomma, tirando le somme, tra il 2011 e il 2023 il trend mostra la disponibilità di più medici per meno ingressi in pronto soccorso.
Infine, la coordinatrice Morandi, sulla scia di un altro studio che sta portando avanti, ha posto l’accento sulle condizioni di lavoro, sempre più dirimenti sulle scelte di abbandono della professione:  "Ne emerge che non è la retribuzione il principale motivo che spinge i professionisti sanitari ad abbandonare la professione, quanto piuttosto la mancanza di condizioni di lavoro adeguate, ad esempio le infrastrutture, ma anche il clima organizzativo, la valorizzazione delle competenze e le reali opportunità di crescita. È su questi aspetti che si gioca la motivazione dei professionisti sanitari a restare o abbandonare la professione". E poi ancora: "Investire in innovazione, valorizzazione delle competenze, crescita professionale all'interno di contesti organizzativi stimolanti è la leva su cui agire per il futuro dei professionisti e del nostro servizio sanitario nazionale più in generale".




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