Liste d'attesa, "La piattaforma da oggi è visibile ai cittadini"
Lo ha annunciato Schillaci: "Così, con le regioni, abbiamo la possibilità di monitorare e intervenire". E cita i primi esempi virtuosi in Piemonte, Liguria e Lazio. Sui timori di un dirottamento di risorse dalla sanità alle spese per la difesa minimizza: "Una semplificazione". E annuncia una proposta allo studio per i pronto soccorso e i medici di ps

"Da oggi i cittadini possono entrare nella piattoforma Agenas sulle liste d’attesa e vedere i tempi per visite ed esami. Alcune parti della piattaforma sono già visibili". Lo ha annunciato il ministro per la Salute Orazio Schillaci, ospite de "L'aria che tira" su LA7. "Il dato importante è che la piattaforma sia funzionante – ha rimarcato – e che arrivino dati" perché così "con le regioni, abbiamo la possibilità di monitorare e di intervenire". Il ministro ha voluto evidenziare che "ci sono già esempi virtuosi nelle regioni. Lo spirito di questa piattaforma è aiutare il Ssn a lavorare meglio" e in effetti "i volumi di tante prestazioni sono in costante aumento. La Regione Piemonte ha allargato la fascia anche al sabato e alla domenica, la Liguria offre un serviizo di recall e il Lazio sta abbattendo i tempi d’attesa. Certo – ha aggiunto - se a Vicenza una visita dermatologica si fa in pochi giorni al Sud ne servono 180". Tuttavia, ha chiarito, "lo spirito non è quello di fare classifiche, non c’è uno spirito punitivo, è un gioco di squadra".
Sul tema caldo delle spese per la difesa e il timore diffuso che ci sia un dirottamento di risorse dalla sanità, Schillaci ha tagliato corto: "Mi sembra una semplificazione, il tema della difesa è cruciale. Io credo che welfare e sanità debbano avere attenzione e sono certo che l’avranno, ma – ha rilanciato - dobbiamo usare meglio i soldi che vengono messi nel Fondo sanitario nazionale. Per il nostro sistema sanitario basato su uguaglianza, gratuità e universalità, che ci invidiano all’estero e che io voglio continuare a difendere".
Dal ministro infine l’annuncio di un nuovo modello allo studio e che ha a che fare con i pronto soccorso "affollati anche perché negli ultimi vent’anni ne sono stati chiusi quasi un terzo, senza un’alternativa sul territorio" e la carenza di medici che lavorano nei ps e che spesso si sentono in gabbia. Di qui la proposta di dare loro anche la “possibilità di cambiare reparto durante la carriera": "Oltre a pagarli di più - ha spiegato l'inquilino di Lungotevere Ripa - occorre dare prospettive di carriere e possibilità di andare a lavorare in altri reparti, al di là dei pronto soccorso. Questa è la proposta sulla quale stiamo lavorando".
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