"Nella sanità liste d'attesa vergognose". La Corte dei Conti a gamba tesa
Secondo la magistratura contabile è "necessario rimettere al centro il capitale umano", mentre è positivo "l'accordo raggiunto in Stato -Regioni per superare il problema". Sereni (Pd): "Meloni ascolti questo monito". Castellone (M5s): "Salute prima del bilancio, ma il governo preferisce le armi"

Neppure il tempo per il ministro della Salute Orazio Schillaci di annunciare i progressi della piattaforma Agenas sulle liste d’attesa (ormai monitorabile in molte sue parti da i cittadini), che è arrivata una nuova doccia gelata. Oggi, infatti, è stata la Corte dei Conti a definire il fenomeno "vergognoso". "È necessario rimettere al centro del 'villaggio salute' il professionista sanitario -il medico e l'infermiere - in modo che, adeguatamente remunerato, possa essere determinante nei processi decisionali e di gestione delle strutture deputate alla cura. La rivalutazione del capitale umano risulterebbe anche funzionale all'abbattimento del vergognoso, per un Paese civile, fenomeno delle liste di attesa, garantendo al contempo la migliore uniformità delle prestazioni su tutto il territorio nazionale". Ad affermarlo è stato il procuratore generale della Corte dei Conti, Pio Silvestri, nella sua requisitoria orale in occasione del Giudizio di parificazione sull’esercizio 2024. Per poi concludere: "Proprio sul tema delle liste d'attesa si deve salutare positivamente l'accordo, che sembra finalmente raggiunto nella Conferenza Stato-Regioni, finalizzato al superamento, si auspica definitivo, del problema".
Parole che hanno inevitabilmente fatto rumore, vista la sensibilità del tema. La senatrice Sandra Zampa, capogruppo del Pd nella commissione Affari sociali, ha subito evidenziato come liste d’attesa e rivalutazione del capitale umano siano "due questioni che Giorgia Meloni sta negando. Ma il governo non può continuare ad ingannare i cittadini. Il Servizio sanitario nazionale ha bisogno di un investimento ingente e da questo passa anche l'abbattimento delle Liste d'attesa e quindi la garanzia del diritto alla cura delle persone, non dai pannicelli caldi dei decreti inutili varati dall'esecutivo". Ci ha pensato invece Marina Sereni, responsabile Salute e Sanità nella segreteria nazionale del Partito democratico, a ricordare che "non è la prima volta che la Corte dei Conti mette l’accento sulle diseguaglianze che aumentano per la difficile situazione del nostro Servizio sanitario nazionale". Quindi l’affondo: "Per abbattere quel vergognoso fenomeno delle liste d’attesa, che rappresentano la punta dell’iceberg della crisi della sanità pubblica, la presidente Meloni dovrebbe seguire una strada totalmente diversa da quella imboccata dal suo governo: aumentare le risorse per il Ssn, valorizzare i professionisti sanitari e socio-sanitari con retribuzioni giuste e in linea con il resto d’Europa, dire al suo amico Trump che l’Italia non può aumentare le spese per armamenti fino al 5% del Pil. In questi due anni - ha cnlcuso Sereni - il governo ha già tagliato gli investimenti per la sanità e il welfare. Con quell’impegno il futuro può essere soltanto più drammatico, soprattutto per quei 6 milioni di italiani che già oggi sono costretti a rinunciare alle cure".
Dal M5s, infine, la sentarice Mariolina Castellone, ha richiamato un altro passaggio della requisitoria: "Il procuratore generale Pio Silvestri ha detto che il diritto alla Salute viene prima del pareggio di bilancio. Un messaggio tanto semplice quanto rivoluzionario, nel momento in cui stiamo tornando verso l’austerity – ha evidenziato la vicepresidente del Senato -. Un principio che noi appoggiamo da sempre, come dimostrano gli ingenti investimenti in sanità garantiti dai nostri governi e la battaglia combattuta per inserire la missione Salute nella spesa comune attraverso il Pnrr. Un concetto che invece sembra incomprensibile a questa maggioranza, che definanzia la sanità e si prepara a effettuare scostamenti di bilancio per la difesa, che riporta la spesa sanitaria a 17 anni fa e parallelamente dà l’ok a un piano di riarmo europeo da 800 miliardi e all’accordo NATO che prevede oltre 400 miliardi in più in armi nei prossimi dieci anni".
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