30 Giugno 2025

Contratto sanità, le Regioni: "Ripartiamo da mensa, pause, turni e formazione"

Il presidente del Comitato di settore Marco Alparone con Nursind Sanità si proietta sulla prossima tornata: "Grazie alla continuità negoziale avvieremo il confronto su istituti che non sono stati ben definiti nell'ultimo accordo"

Di Ulisse Spinnato Vega
Contratto sanità, le Regioni: "Ripartiamo da mensa, pause, turni e formazione"

Lo schema di intesa sul contratto di comparto per la sanità deve ancora passare il vaglio degli organi di controllo e del Consiglio dei ministri, ma già ci si proietta inevitabilmente sulla tornata 2025-2027, data l’inedita possibilità di ragionare sulla base di una continuità contrattuale che deriva a sua volta dal precoce stanziamento delle risorse nell’ultima legge di Bilancio.  
Così Marco Alparone, vicepresidente della Regione Lombardia e soprattutto presidente del Comitato di Settore Regioni-Sanità, anticipa a Nursind Sanità che sarà avviato “il confronto con Aran e sindacati per superare le criticità connesse alla fruizione di alcuni istituti contrattuali tra i quali i servizi di mensa e pausa per il recupero delle energie psico-fisiche nonché delle tematiche tese al miglioramento delle condizioni di lavoro, con particolare riferimento alla flessibilità nello svolgimento dei turni e sulla formazione continua”.

Presidente, quanto è importante per voi, datori di lavoro, la firma di questa pre-intesa?
Si tratta di un passaggio importante che dà continuità ai rinnovi contrattuali avviati nel settore pubblico e che consente di distribuire risorse economiche disponibili già stanziate. Senza dimenticare che si distribuiscono gli arretrati per il biennio 2022–2023.

Quale è stato il ruolo delle Regioni per arrivare alla quadra finale?
Come noto, le Regioni, tramite il Comitato di settore Regioni-Sanità, svolgono un ruolo fondamentale nel dare impulso all’avvio della contrattazione collettiva definendo le linee di indirizzo tenuto conto delle risorse disponibili e della normativa vigente. Per il rinnovo del Ccnl comparto sanità, gli indirizzi emanati dal Comitato di settore sono stati tesi ad affrontare i temi relativi al sistema delle relazioni sindacali, alle condizioni di lavoro, al sistema indennitario e alle prestazioni aggiuntive, agli istituti relativi al rapporto, alla valorizzazione del personale e agli istituti di welfare aziendale.

Si è trattato di un negoziato lungo e faticoso.
Il confronto tra Aran e organizzazioni sindacali si è protratto per oltre 16 mesi nel corso dei quali vi è stato un costante dialogo tra Aran e Comitato di settore volto al superamento delle diverse difficoltà derivanti dalle richieste di parte sindacale. In questo contesto, le Regioni hanno svolto un ruolo importante cercando di recepire nel testo dell’ipotesi di accordo del Ccnl diversi istituti contrattuali richiesti dai sindacati. Per esempio l’ampliamento della platea dei possibili dipendenti che possono partecipare all’accesso all’area di elevata qualificazione, la possibilità di esonerabilità del personale over 60 dai turni notturni e di pronta disponibilità, la formazione nell’ambito dell’orario ordinario di lavoro, solo per citarne alcuni.

Ora si passa alla contrattazione integrativa e per legge la fa chi ha firmato il contratto nazionale. Si temono ricadute territoriali negative, soprattutto nelle Regioni in cui Cgil e Uil hanno un peso maggiore?
Sicuramente tale circostanza costituisce un elemento di novità anche per la gestione delle relazioni sindacali all’interno delle aziende sanitarie che saranno chiamate ad applicare il contratto. L’auspicio è che nei territori possa essere ricomposto un clima di relazioni sindacali favorevole volto a rispondere alle esigenze dei lavoratori e dei cittadini che rappresentiamo.

Al di là del contratto, la sanità soffre problemi di organizzazione e pesa la cronica carenza di personale. Le Regioni hanno aperto un tavolo con le organizzazioni sindacali con l’impegno di valutare il miglioramento delle condizioni di lavoro, anche degli infermieri. Che sviluppi avrà?
Il 17 aprile scorso la Conferenza ha approvato il documento di analisi e proposte in tema di personale del servizio sanitario nazionale con l’obiettivo di stimolare un confronto istituzionale teso a costituire la base per una strategia nazionale condivisa e di promuovere misure normative, organizzative e contrattuali coerenti con le reali esigenze del sistema sanitario. Il documento, a partire dalla carenza del personale sanitario, propone un’analisi aggiornata delle principali criticità e un insieme articolato di proposte strategiche di riforma e interventi operativi, differenziati per orizzonte temporale (breve, medio e lungo periodo) e per area professionale.

Con quali obiettivi?
Garantire il dialogo con i sindacati, condividere una prospettiva di sistema e costruire un percorso per individuare le azioni e le misure da sottoporre all’attenzione del governo sui temi che riguardano il rilancio del personale del servizio sanitario nazionale. Il documento rappresenta, dunque, un ponte offerto al dialogo con le rappresentanze dei lavoratori volto a sviluppare un lavoro più ampio che, come Conferenza delle Regioni, riteniamo utile avviare per agire sulla valorizzazione del personale sanitario e condividere le proposte per la riforma del servizio sanitario nazionale.

La firma del contratto consente alle Regioni di impiegare meglio le disponibilità finanziarie per il personale. Può essere paradossalmente un problema per le autonomie più in difficoltà sul fronte dei conti? Potrebbe aggravare i gap territoriali nell’erogazione delle prestazioni?
La firma di qualsivoglia contratto deve permettere alle aziende sanitarie di pianificare meglio le proprie risorse ed evitare conflitti sulla corretta applicazione degli istituti contrattuali. Le Regioni sono chiamate a dare attuazione in maniera uniforme. Tuttavia, posto che l’applicazione concreta delle indennità dipenderà dalle risorse regionali, occorre lavorare affinché non si registrino mai eventuali disparità territoriali.

Dopo l’estate dovrebbe arrivare l’atto di indirizzo per la prossima tornata, visto che le risorse sono già stanziate. Oltre all’importanza della continuità negoziale, si possono anticipare linee salienti o qualche punto chiave per quanto riguarda la parte normativa? Per esempio, sulla formazione o ancora sulle elevate qualificazioni?
L’atto di indirizzo per la prossima tornata contrattuale sarà emanato dopo la firma definitiva del contratto sottoscritto lo scorso 18 giugno che presuppone la preventiva certificazione positiva dei costi da parte della Corte dei Conti. Il documento definirà gli obiettivi e le priorità per avviare il nuovo ciclo contrattuale 2025-2027, tenuto conto del contesto storico in cui ci troviamo e di quegli indirizzi, non attuati, forniti con l’atto di indirizzo per il rinnovo contrattuale del triennio precedente. In questo contesto, come Regioni, nell’ipotesi di contratto firmato lo scorso 18 giugno, abbiamo già assunto l’impegno finalizzato ad avviare il confronto con Aran e sindacati per superare le criticità connesse alla fruizione di alcuni istituti contrattuali.

Ci può citare qualche esempio?
I servizi di mensa e pausa per il recupero delle energie psicofisiche oppure le tematiche tese al miglioramento delle condizioni di lavoro, con particolare riferimento alla flessibilità nello svolgimento dei turni e la formazione continua. Si tratta di istituti contrattuali sui quali il Comitato di Settore aveva già chiesto di intervenire in occasione del rinnovo del contratto 2022-2024 ma rispetto ai quali non vi è stato il tempo necessario per una completa definizione e dai quali occorrerà necessariamente ripartire per porre le basi per il prossimo rinnovo contrattuale. Come Comitato di settore continueremo a lavorare per migliorare le condizioni di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori che operano per il nostro sistema sanitario e per migliorare l'attrattività dell'intero settore.


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