Dietro il paravento delle liste d'attesa ancora fondi ai privati accreditati
La maggioranza ci riprova. Due emendamenti di Lega e FdI al cosiddetto decreto omnibus innalzano da 0,4% a 0,7% il tetto del finanziamento del Ssn da destinare alle strutture convenzionate. Ora si aspetta il vaglio di ammissibilità, ma il Pd attende al varco

Lo scivolamento verso il privato della nostra sanità è sotto gli occhi di tutti e il governo Meloni sta accelerando il trend. Del resto, se è vero che tre indizi fanno una prova, per citare Agatha Christie, è un fatto che il privato accreditato, complice anche il vulnus delle liste d’attesa, vada a gonfie vele. Fatturati in crescita cui fa da contraltare una più amara condizione del lavoro, con i contratti per i dipendenti fermi al palo da oltre un decennio. Ma questo, è un altro tema.
Il secondo indizio che si può citare è senza dubbio la forte spinta che questo governo ha dato alla farmacia dei servizi, una realtà che sta ormai prendendo piede, rendendo le farmacie stesse un vero e proprio hub in cui è possibile prenotare visite, somministrare vaccini, eseguire test diagnostici e prestazioni professionali d’altro genere.
E il terzo? Lo ha scovato il quotidiano Domani tra gli emendamenti al decreto Economia che porta la firma del tandem Meloni-Giorgetti, modifiche che Nursind Sanità ha visionato. Le due proposte di correzione al provvedimento sono identiche e si traducono all’atto pratico in un chiaro aiuto economico alla sanità privata accreditata. Si tratta rispettivamente dell’emendamento 19.0.20, firmato dai leghisti Massimo Garavaglia, ex ministro del Turismo, e Marco Dreosto, e il 19.0.30 firmato dai senatori di FdI Paola Mancini e Guido Liris.
In ragione dell’obiettivo del recupero delle liste d’attesa, i parlamentari chiedono che le Regioni possano, "fermo restando l'equilibrio di bilancio anche sanitario nonché l'erogazione dei Lea", innalzare la quota di spesa "elevandola per ciascuno degli anni 2025-2026 fino allo 0,7% del livello di finanziamento indistinto del fabbisogno sanitario nazionale standard". E la manina in soccorso ai privati? Sta tutta nel richiamo all’articolo 4 del decreto sulle 'Misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie'. Galeotto, in particolare, il rimando alla legge di Bilancio 2024 che all’articolo 1, comma 232, fissava allo 0,4% il tetto di spesa a beneficio della sanità accreditata. "Per garantire la completa attuazione dei propri Piani operativi per il recupero delle liste d'attesa – recita il testo - le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano (…) possono coinvolgere anche le strutture private accreditate”. E poi ancora: "Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano possono utilizzare una quota non superiore allo 0,4 per cento del livello di finanziamento indistinto del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato per l'anno 2024".
Certo, sono proposte emendative che non hanno ancora passato il vaglio di ammissibilità. Lo sapremo lunedì prossimo, quando in commissione sarà ultimato il lavoro di scrematura. Intanto a sollevare il caso oggi è stata la deputata Pd e membro della commissione Affari sociali, Ilenia Malavasi, che ha puntato l’indice contro le due modifiche: "È in arrivo l'ennesimo regalo targato destra alla sanità privata. Un gentile dono che ha la forma di due emendamenti di FdI e Lega al prossimo decreto omnibus con cui per ridurre le liste d'attesa e potenziare il sistema sanitario pubblico si innalza il tetto di spesa anche a favore dei privati che passerebbe dallo 0,4% allo 0,7%. Si tratta di ben 400 milioni in più per la sanità privata. Qui nessuno mette in discussione il ruolo che il privato accreditato svolge nel nostro sistema, ma ormai sembra diventata la soluzione a tutti i mali che affliggono il Ssn". E poi ancora: "Mentre si continua a definanziare la sanità pubblica, in un momento di scarsità di risorse non è possibile che ogni euro trovato finisca sempre al privato", ha incalzato Malavasi che parla di "un disegno politico evidente per indebolire il Servizio sanitario nazionale a favore del privato".
Ormai, ha concluso la parlamentare dem, "abbiamo capito che la riduzione delle liste d'attesa è solo una scusa per regalare soldi alla sanità privata. Dovrebbero ritirare questi emendamenti con tanto di scuse ed essere più orgogliosi del patrimonio di competenze, professionalità e dedizione che abbiamo nel Ssn".
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