21 Luglio 2025

Emergenze di salute pubblica, dall'Italia un altro 'niet' all'Oms

Il governo ha comunicato il suo no agli emendamenti al Regolamento sanitario internazionale dell'Organizzazione. L'epidemiologo Ciccozzi a Nursind Sanità: "Un voto di carattere per lo più economico e politico. Sarebbe stato meglio fare le battaglie dall'interno. Ora, di fronte a un'eventuale pandemia, dovremo cavarcela da soli"

Di Pa.Al.
Foto di Rafiee Artist
Foto di Rafiee Artist

E due. Dopo l’astensione dell’Italia al primo accordo pandemico al mondo adottato dagli Stati membri dell’Oms di maggio scorso, arriva un altro gran rifiuto all’Organizzazione mondiale della sanità da parte della Penisola. Una presa di distanza che si è manifestata attraverso il no italiano sugli emendamenti 2024 al Regolamento sanitario internazionale (Rsi) dell'Oms che vanno nella direzione della definizione di un quadro giuridicamente vincolante per rispondere alle emergenze di salute pubblica.

Con una lettera inviata il 18 luglio al direttore generale all'agenzia specializzata dell'Onu, Tedros Ghebreyesus, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha comunicato "il rifiuto di parte italiana di tutti gli emendamenti adottati" sul tema della lotta alle pandemie alla 77esima Assemblea mondiale della sanità. In pratica, in scia con l’amministrazione Trump. Gli Stati Uniti, infatti, già si erano dissociati da quegli emendamenti: "Rischiano di interferire indebitamente con il nostro diritto sovrano di sviluppare la nostra politica sanitaria", hanno spiegato in una lettera il segretario per la Salute, Robert F. Kennedy Jr., e il segretario di Stato, Marco Rubio, lamentando che avrebbero potuto minare "la libertà di espressione, la privacy o le libertà individuali degli americani".

Ma all’atto pratico, che cosa comporta questo diniego italiano? Sul fronte scientifico, Nursind Sanità ha chiesto un parere a Massimo Ciccozzi, esperto epidemiologo e professore di fama internazionale: "Il motivo del voto italiano secondo me è più economico e politico che scientifico. Dobbiamo ragionare in termini di One Health e global health, perché – ha spiegato il responsabile di Statistica medica e epidemiologia molecolare dell’Università Campus Biomedico di Roma - ormai con 12 ore di aereo un virus arriva ovunque. Dunque, io non sarei uscito, avrei tentato di cambiare le cose dall’interno. È vero che durante la pandemia l’Europa ha sbagliato a ordinare tante dosi di vaccino poi sprecate, ma allora si fa la battaglia da dentro con motivazioni scientifiche".

"Il governo ha preferito invece staccarsi per motivi economici: posso capirlo, ma – ha avvertito - di fronte una eventuale pandemia adesso dovrà vedersela per conto proprio e dovrà metterci una pezza in chiave scientifica. Io farei un panel serio e autorevole, di pochi esperti che studiano veramente la materia, altro che i virologi-star dei tempi del Covid. Gente che conosce le malattie infettive, capisce di vaccini e farmaci e sa come agire in caso di evento pandemico. Adesso bisognerebbe fare così, perché comunque dovremo cavarcela da soli".

 

Gli emendamenti, che dal 19 settembre avranno effetto per tutti gli Stati che non abbiano comunicato "la loro decisione di rifiutare o di formulare delle riserve", mirano a rafforzare la risposta a pandemie come quella del Covid con regole giuridicamente vincolanti. In particolare, introducono il concetto di "emergenza pandemica" per attivare meccanismi più rapidi e coordinati in presenza di eventi sanitari di grande portata, garantendo una risposta collettiva non solo sanitaria ma anche politica e sociale. Si parla anche di investire e pianificare la prevenzione rivedendo il modello del certificato internazionale di vaccinazione o profilassi. 

 

 

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