24 Luglio 2025

Rinvio sul 'fine vita': il Comitato di valutazione al centro della possibile intesa

Lo slittamento della discussione in Senato a dopo l'estate dovrebbe favorire convergenze tra gli schieramenti. A Nursind Sanità Zanettin (Fi): "Clima positivo per una buona legge". E Bazoli (Pd): "Sul ruolo del Ssn sarà più dura"

Di Ulisse Spinnato Vega
Rinvio sul 'fine vita': il Comitato di valutazione al centro della possibile intesa

La pausa estiva dovrebbe servire a lasciar decantare, a raffreddare le polemiche e a favorire intese. Ma nel frattempo il disegno di legge cosiddetto sul ‘fine vita’, figlio del compromesso interno al centrodestra, viene bombardato da ogni parte.

Intanto, va detto che in seno alla stessa maggioranza non tutti sono ancora convinti dell’opportunità di legiferare sulla materia. Le opposizioni, dal canto loro, restano fortemente contrarie e l’associazione Luca Coscioni giudica il testo incostituzionale per le limitazioni che, a suo dire, neutralizzano l’aiuto medico alla morte volontaria. Senza dimenticare il toccante video di Laura Santi, la giornalista umbra che lunedì si è somministrata un farmaco letale e che aveva definito il disegno di legge “infausto”, appellandosi ai parlamentari: “Da esseri umani vi chiedo di bocciarlo”. Sull’altro lato della barricata, però, le cose non vanno meglio: la Pro Vita & Famiglia onlus chiede infatti alla maggioranza di ritirare il testo base che “finirebbe per legittimare e radicare nella coscienza collettiva un presunto 'diritto a morire'”.

Fatto sta che le commissioni Sanità e Giustizia del Senato hanno deciso di prendersi una lunga pausa di riflessione sui 143 emendamenti al ddl che intanto vengono illustrati, ma vedranno le votazioni entrare nel vivo solo dopo lo stop estivo. Peraltro, la via parlamentare era stata scelta proprio perché sul tema, delicatissimo, non c’era accordo pieno nemmeno tra i soci del governo Meloni. Mentre sugli attacchi concentrici alla legge il senatore di Forza Italia, Pierantonio Zanettin, uno dei due relatori del provvedimento con Ignazio Zullo di FdI, chiosa a Nursind Sanità: “Se è preso di mira da tutti, forse vuol dire che il provvedimento rappresenta un punto di equilibrio”.

Si giungerà dunque a una convergenza tra gli schieramenti? Il senatore Alfredo Bazoli, membro Pd della commissione Giustizia e primo firmatario di un testo di legge in materia, ragiona a sua volta: “Abbiamo criticato fortemente questa normativa, giudicandola un passo indietro. Ma la disponibilità mostrata dalla maggioranza ci spinge a non lasciare nulla di intentato per dare al Paese una legge decente, in linea con la sentenza della Consulta. Dunque, era meglio rinviare: da qui alla pausa estiva il calendario è pieno di decreti da convertire”.

Tra i nodi più scottanti che le modifiche affrontano domina sicuramente il ruolo del Servizio sanitario nazionale: della sua esclusione dall’erogazione delle procedure per il fine vita il centrodestra ha fatto un principio inamovibile. Il centrosinistra invece teme la strisciante ‘privatizzazione’ della morte indotta e le potenziali discriminazioni tra pazienti di serie A e B, senza dimenticare che la legge non disciplina numero, figure, professionalità e requisiti dell’équipe medico-sanitaria che dovrebbe prendere in carico i casi concreti. Tra l’altro, in maggioranza Forza Italia sembra quella più disponibile ad aprire a una funzione quantomeno di accompagnamento del Ssn, funzione su cui gli azzurri hanno già fatto una battaglia nel testo base. Si vedrà quale sarà il punto di caduta e Zanettin commenta: “Si farà il possibile per migliorare la legge”. Mentre Bazoli aggiunge: “Possiamo ragionare attorno a un atto finale di aiuto su base volontaria, però la procedura va normata e la sanità pubblica non può essere esclusa”. Sulla posizione dei forzisti l’eletto dem invece riflette: “Un’intesa sarà difficile perché anche Forza Italia appare vincolata agli accordi di maggioranza”.

Poi si discute della natura e delle prerogative del Comitato nazionale di valutazione, cui tocca decidere sui requisiti che le singole istanze presentano per l’accesso (o meno) alla procedura. Gli emendamenti delle opposizioni vogliono territorializzare un organismo che viene giudicato troppo centralistico, verticistico e peraltro in mano al governo. La maggioranza pare disposta a concedere un'apertura su questo terreno e Zanettin conferma: “C’è già un emendamento Gasparri che suddivide le aree di competenza in Nord, Centro e Sud. Vedremo cosa si potrà fare e poi ci sta che un Comitato nazionale di sette componenti, peraltro a titolo gratuito, possa essere poco incline ad andare in giro per l’Italia”. Bazoli a sua volta conforta: “Si tratta del tema su cui più facilmente si può arrivare a un’intesa. Il Comitato nazionale così è inadeguato per composizione e modo di designazione. Servono strutture territoriali, pur con un coordinamento nazionale. Fosse per me – aggiunge – manterrei i comitati etici per la sperimentazione clinica individuati dalla stessa Consulta”.

Altro punto caldo: in caso di assenso negato dal Comitato di valutazione, devono passare 180 giorni prima che la richiesta del paziente, a fronte di condizioni cliniche mutate, venga reiterata. Un lasso di tempo che le minoranze puntano ad accorciare. Infine, c’è la questione delle cure palliative: nessuno mette in dubbio la necessità che siano effettive e accessibili a tutti, ma le opposizioni si sono dette contrarie alla loro obbligatorietà come precondizione per il ricorso al fine vita. Bazoli in questo caso è scettico su un possibile accordo: “Noi vogliamo che siano disponibili, certamente, ma non va bene che rappresentino un vincolo per l’accesso alla procedura. Inoltre, anche dal punto di vista medico, la norma sbaglia a parlare di ‘percorso’ perché le cure palliative non costituiscono un percorso, un viatico, ma ogni paziente ne fa uso a seconda delle proprie esigenze e peculiarità”.  

Adesso si vedrà se attraverso il lavoro dei relatori al testo si giungerà a una mediazione e a un consenso più ampio. Se così non fosse, il ddl rischierebbe di finire impallinato dai voti segreti (e dalla libertà di coscienza) dei senatori in Aula. E sarebbe forse l’ennesima occasione persa. Ma Zanettin chiude con una professione di ottimismo: “Anche dopo il video di Laura Santi si è creato un clima di volontà positiva. Siamo tutti disponibili a stemperare, a non politicizzare e ad arrivare a una buona legge”.  

 
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