28 Luglio 2025

Epatiti, In Italia solo il 12% della popolazione target fa i test

Nel mondo si contano 1,3 milioni di morti l'anno. Lontanti gli obiettivi fissati dall'Oms che chiede di accelerare sugli screening

Di NS
Epatiti, In Italia solo il 12% della popolazione target fa i test

Obiettivi Oms (fissato al 2030) ancora lontani nella lotta contro le epatiti. Nonostante siano condizioni prevenibili, trattabili e, nel caso dell'epatite C, curabili, le epatiti virali sono ampiamente sottostimate e causano silenziosamente danni al fegato, aumentando così il rischio di sviluppare scompenso epatico, cirrosi, cancro. Si stima che ogni anno le epatiti virali causino circa 1,3 milioni di morti nel mondo. Proprio l’Oms per la Giornata mondiale 2025 ha scelto come messaggio: "Hepatitis: Let’s Break It Down" e quindi abbattere le barriere finanziarie, sociali e sistemiche, inclusa la stigmatizzazione, che ostacolano l'eliminazione delle epatiti virali e la prevenzione dei casi di tumore al fegato causati da queste infezioni.

 

I NUMERI IN ITALIA
Ma in Italia qual è la situazione? Proprio per una diffusione più capillare degli screening è nato il progetto 'Test in the city', promossa da Gilead Sciences in collaborazione con la Rete Fast Track Cities italiane e Relab che, a oggi, coinvolge 14 città ed è rivolta alle popolazioni migranti e a persone che utilizzano sostanze. Ma veniamo ai numeri. I dati sull’andamento dello screening fanno emergere una realtà con luci e ombre: al 30 giugno 2024, sono state testate oltre 2.000.000 di persone e rilevate quasi 15mila infezioni attive da epatite C. Solo il 12% della popolazione generale target ha effettuato il test dell’epatite C di primo livello.


PRIMEGGIA L'EMILIA ROMAGNA
Tra le Regioni che ad oggi hanno attivato lo screening la copertura più alta (40,3% della popolazione generale target) è stata riscontrata in Emilia-Romagna. Rimangono quindi ancora ampie fasce di popolazione, soprattutto quelle più fragili o che hanno difficoltà a essere raggiunte dal Servizio sanitario nazionale, o ancora quelle dove si stima una più alta prevalenza di infezione, che sono escluse dalla possibilità di essere diagnosticate e curate. "Un focus particolare va fatto sullo screening per l’epatite C, capace di individuare questa infezione asintomatica che dovrebbe essere curata precocemente così riducendo le possibilità di trasmissione del virus e la progressione della malattia", spiega Antonio Gasbarrini, professore ordinario di Medicina Interna della Università Cattolica e direttore scientifico della Fondazione Policlinico Universitario Gemelli Irccs di Roma. "In Italia si stimano ancora oltre 300mila persone infette da epatite C, asintomatiche e pertanto non diagnosticate. Uno screening allargato della popolazione generale sull’epatite C porterebbe a una riduzione in 10 anni di circa 5.600 decessi, 3.500 epatocarcinomi e/o oltre 3.000 scompensi epatici, rispetto a uno screening meno efficiente o semplicemente a una diagnosi tardiva".

IL PROGETTO ATTIVO IN 14 CITTÀ
Grazie al progetto 'Test in the city' sono stati eseguiti finora circa 4.000 test per HIV, HCV ed HBV. Il 2,48% circa delle persone testate è risultato positivo ad una o più infezioni; le persone testate per circa il 60% avevano un’età compresa tra i 20 e i 40 anni e per quasi i due terzi erano di sesso maschile. Nei casi di positività, le persone sono state accompagnate ad un centro di cura per effettuare un esame più specifico e, una volta confermato l’esito, in quasi tutti i casi è stato attivato un percorso di presa in carico. Per coloro che sono risultati positivi all’HBV sono stati effettuati o si stanno tutt’ora effettuando test per l’HDV.

 

ITALIA TRA I PRIMI PAESI A MUOVERSI PER RAGGIUNGERE L'OBIETTIVO OMS
Grazie al finanziamento della campagna di screening, l'Italia è stata uno dei primi Paesi a pianificare una strategia per raggiungere l’obiettivo di eradicare l’infezione entro il 2030 secondo quanto indicato dall’Oms. "Ma data la situazione attuale è impensabile raggiungerlo. È evidente che si deve fare di più", conclude Stefano Fagiuoli, direttore dell’Unità complessa di Gastroenterologia, epatologia e trapiantologia dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo e professore di Gastroenterologia presso il dipartimento di Medicina e chirurgia dell’Università Milano Bicocca.


 

 

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