29 Luglio 2025

Pnrr, Gimbe: "La Missione Salute arranca, non bastano i via libera formali"

Il monitoraggio della Fondazione rendiconta che a un anno dalla scadenza del piano solo quattro target su 14 da raggiungere risultano completati. E l'82% delle risorse era ancora da spendere al dicembre scorso

Di NS
Pnrr, Gimbe: "La Missione Salute arranca, non bastano i via libera formali"

La Missione Salute del Pnrr viaggia secondo le scadenze nella forma, ma se si guarda alla spesa effettiva, il ritardo accumulato è considerevole. Lo dice la Fondazione Gimbe che calcola: a un anno dal traguardo finale, almeno cinque target su 14 sono in ritardo, mentre per altri cinque le informazioni pubblicamente disponibili non sono sufficienti per valutarne lo stato di avanzamento. Solo quattro misure risultano quasi completate o già raggiunte. E soprattutto, l’82% delle risorse non risulta ancora effettivamente utilizzato.

Secondo i dati pubblicati sul portale del ministero della Salute, che monitora l’attuazione della Missione Salute del Recovery plan, infatti, al 30 giugno 2025 sono state raggiunte le due scadenze europee sul finanziamento di progetti di ricerca e tutte le precedenti. “Tuttavia – commenta il presidente del Gimbe, Nino Cartabellotta – il rispetto delle scadenze formali, necessario per il via libera all’erogazione delle rate, non rappresenta in questa fase finale un indicatore affidabile sul reale stato di avanzamento dei progetti”. Per questa ragione il monitoraggio indipendente dell’Osservatorio Gimbe sull’attuazione della Missione Salute del Piano di ripresa e resilienza si è focalizzato sul reale status di avanzamento dei 14 obiettivi europei ancora da raggiungere: tre entro dicembre 2025 e 11 entro giugno 2026.

Va intanto detto che secondo la relazione sullo stato di attuazione del Pnrr della Corte dei Conti, pubblicata lo scorso 15 maggio, al 31 dicembre 2024 risultavano ancora da spendere 12,81 miliardi di euro, pari appunto all’82% delle risorse assegnate. Una percentuale che colloca la Missione Salute al penultimo posto per spesa sostenuta (18%), davanti solo alla Missione 5 (Inclusione e Coesione) ferma al 15,9%. “Questi numeri – chiosa Cartabellotta – documentano che serve un impulso decisivo per completare i progetti e trasformare in servizi le risorse da spendere, senza alcun margine per ritardi o inerzie”. Infatti, secondo la Corte dei Conti, per completare l’attuazione finanziaria delle Missioni 5 e 6, in assenza di slittamenti, sarà necessario tra gennaio 2025 e giugno 2026 un ritmo di spesa oltre sette volte superiore rispetto a quello dell’intero triennio 2022-2024.

“Il vero nodo – prosegue il presidente Gimbe – è che il 30 giugno 2026 non segna solo il completamento formale dei target, ma coincide con la consegna reale di tutte le strutture e i servizi finanziati dal Pnrr, che dovrebbero tradursi in un concreto miglioramento dell’assistenza sanitaria”. E riflette: “È verosimile che alcuni progetti siano più avanti di quanto riportato. Ma allo stesso tempo è poco realistico immaginare che, anche per i dati aggiornati a dicembre 2024, in soli sei mesi siano stati compiuti exploit tali da recuperare i ritardi accumulati, soprattutto nelle Regioni più indietro”.

Tra i target più in ritardo, oltre al potenziamento dei posti letto in terapia intensiva e semi-intensiva, è la riorganizzazione dell’assistenza territoriale a far preoccupare. Infatti, i dati del monitoraggio Agenas, aggiornati al 20 dicembre 2024, documentano lentezze sostanziali nella piena attivazione di Case e Ospedali di comunità. Sulle prime, il target prevede che entro il 30 giugno 2026 siano pienamente operative almeno 1.038 unità, dotate di servizi e personale sanitario. Tuttavia, a dicembre 2024, solo 164 strutture (15,8%) avevano attivato tutti i servizi previsti e, tra queste, appena 46 (4,4%) disponevano di personale medico e infermieristico. In 485 strutture (46,7%) risultava attivo un solo servizio, mentre le rimanenti 389 Case di Comunità (37,5%) non risultavano aver attivato alcun servizio. “Al di là dei ritardi nel completamento strutturale e tecnologico – avverte Cartabellotta – preoccupano la grave carenza di infermieri e il mancato accordo con i medici di famiglia per lavorare nelle Case di comunità. Così la grande sfida della riforma territoriale rischia di essere rimanere una colossale opera di edilizia sanitaria o di essere affidata ai privati”.

A proposito dei secondi, entro giugno 2026 dovrebbero essere pienamente funzionanti almeno 307 Ospedali di comunità, le strutture intermedie per accogliere i pazienti dimessi dagli ospedali per acuti. Ma al 20 dicembre 2024, solo 124 strutture (40,4%) dichiaravano almeno un servizio attivo e non è riportata alcuna informazione sul personale sanitario. “È evidente – commenta il numero uno Gimbe – che l’attivazione degli Ospedali di comunità è ancora più in ritardo e l’obiettivo di rafforzare le cure intermedie rischia di naufragare”.

Infine, il nodo già citato dei posti di terapia intensiva e semi-intensiva. Il Pnrr prevede l’attivazione, entro giugno 2026, di 2.692 posti letto di terapia intensiva e 3.230 di semi-intensiva. Tuttavia, al 21 marzo 2025, risultano attivati solo 890 letti di terapia intensiva (33,1%) e 1.199 di semi-intensiva (37,1%). “È surreale – chiosa Cartabellotta – che, nonostante la drastica revisione al ribasso degli obiettivi iniziali, a cinque anni dalla pandemia l’Italia non sia ancora riuscita a completare un’infrastruttura essenziale per fronteggiare future emergenze sanitarie”.


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