West Nile, task force di medici di famiglia in campo con l'Iss
Salgono a 6 le vittime in Italia. Anche se il virus è sotto i riflettori da 15 anni. Negli ultimi tre i casi sono stati 1.380 e 84 i decessi. Il Ministero rassicura: "Nessun allarme, abbiamo modo di proteggerci". Il Centro nazionale sangue intanto potenzia i controlli sulle donazioni in 31 province

Salgono a sei le vittime in Italia del virus West Nile: una in Piemonte, tre nel Lazio e due in Campania. C’è da ricordare però che questo virus non è una novità di oggi. Non a caso, il capo dipartimento della Prevenzione, della Ricerca e delle Emergenza sanitarie del ministero della Salute, Maria Rosaria Campitiello, ribadisce che "la situazione epidemiologica è in linea con gli anni precedenti". Da almeno 15 anni, infatti, è attenzionato, insieme alle altre malattie tropicali, per il rischio di aumento di diffusione legato al cambiamento climatico, e i numeri di quest'anno, che stanno seminando preoccupazione, non sono per ora molto lontani da quelli degli anni scorsi, anche se cambia la distribuzione geografica dei casi.
I NUMERI
Prendendo gli ultimi tre anni (ma l'Istituto superiore di sanità emette un bollettino periodico durante tutto il periodo estivo e oltre dal 2012) scopriamo che tutti gli anni vengono registrati mediamente 400 casi di West Nile nel nostro Paese, con 20-30 decessi. Nel dettaglio, fa i conti l’Agi, nel 2022 erano stati segnalati a fine stagione 588 casi, di cui 295 in forma neuro-invasiva, con 37 morti. Quasi tutti i casi erano concentrati nell'area padana, dove tutti gli anni, ad eccezione di questo, si sono registrati la stragrande maggioranza dei malati: tra i casi più gravi, ben 142 erano in Veneto, 69 in Emilia Romagna. Nel 2023 i casi totali furono 332, con 27 morti, e anche qui le situazioni piu' gravi si erano registrate in quell'area: 38 Piemonte, 58 in Lombardia, 22 in Veneto, 55 in Emilia-Romagna. Infine, l'anno scorso i casi furono 460, con 20 decessi.
L'anomalia di quest'anno, insomma, più che nei numeri sembra essere nelle zone più colpite: il virus si è spostato decisamente verso sud, con la provincia di Latina a farla da padrone e la zona nord del Casertano. Secondo l'ultimo bollettino dell'Iss, risalente al 23 luglio, si registrano 23 pazienti colpiti con forma neuro-invasiva, e di questi ben 15 sono nel Lazio, tutti proprio nella zona pontina, 3 in Campania, 2 Piemonte, 2 Veneto, 2 Emilia Romagna.
LA PIATTAFORMA AL MINISTERO
No agli allarmismi, però. Campitiello rassicura: "Abbiamo gli strumenti per proteggerci, che non sono solo le disinfestazioni, che sono fondamentali, ma anche l'autoprotezione". "Secondo l'Ecdc - fa notare - nel periodo clou dell'anno scorso erano 157 i casi segnalati, mentre a oggi siamo ancora lontani da quel numero". Oggi, sottolinea ancora, "la lotta non è con il virus, ma con la zanzara". Prima di elencare gli strumenti per proteggerci, come le disinfestazioni e “i rimedi per auto proteggerci. Ricordo l'utilizzo per esempio di repellenti, la manica lunga e i pantaloni lunghi nelle ore più critiche, ma ricordo soprattutto la necessità evitare ristagni d'acqua. La lotta è alle zanzare che depositano uova e che le depositano soprattutto nei contenitori pieni d'acqua stagnante". Per Campitiello è importante dare informazioni corrette e seguire i canali istituzionali. "È già attivo il numero 1500 per le informazioni - ricorda - e presso il ministero attiveremo anche una piattaforma, che raccoglierà i dati di tutte le Regioni, perché quello che sta destando un po' di preoccupazione e confusione è che ogni Regione ogni giorno si sveglia con un dato diverso".
LE LIMITAZIONI PER I DONATORI DI SANGUE
Nel frattempo però il Centro nazionale sangue a livello precauzionale limita le donazioni in ben 31 province della Penisola. La richiesta che arriva dal Cns è di effettuare test NAT o in alternativa ci sarà la sospensione temporanea per 28 giorni dei donatori di sangue e di emocomponenti che abbiano soggiornato anche solo per una notte nei luoghi indicati. Le province interessate sono nel dettaglio: Bologna, Caserta, Cremona, Ferrara, Forlì-Cesena, Frosinone, l'Aquila, Latina, Lecce, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Modena, Napoli, Novara, Oristano, Padova, Parma, Pavia, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia, Roma, Rovigo, Torino, Treviso, Udine, Varese, Venezia, Verona.
MEDICI DI FAMIGLIA E ISS CONTRO LE INFEZIONI
Da parte sua, la Società italiana dei medici di medicina generale e delle cure primarie (Simg) è pronta a rispondere alla nuova realtà epidemiologica che sta cambiando il volto della sanità italiana. Il nostro Paese, infatti, complici i cambiamenti climatici, non è più immune alle infezioni emergenti: casi autoctoni di arbovirosi - malattie virali trasmesse da zanzare come Chikungunya, Dengue e West Nile Virus - sono in costante aumento e non sono più solo casi 'di importazione', legati cioé a viaggi e migrazioni. I recenti casi segnalati in diverse regioni (come Emilia Romagna, Veneto e Lombardia, Toscana, Lazio) confermano un trend già in atto da anni.
Visto che spesso i sintomi sono aspecifici, come un semplice innalzamento della temperatura corporea con la febbre, cefalea, dolori articolari, è fondamentale che i medici di medicina generale siano in grado di avere un tempestivo sospetto diagnostico, da confermare nei Centri di riferimento ed avviare il trattamento soprattutto nei pazienti fragili, che potrebbero subirne conseguenze anche gravi. A partire da questa esigenza, Simg si dichiara da subito disponibile a collaborare con l'Istituto superiore di sanità per una formazione ad hoc dei medici di famiglia affinché abbiano delle competenze aggiornate. "Il clima sempre più favorevole alla proliferazione delle zanzare vettori sta modificando profondamente il nostro panorama epidemiologico - spiega Alessandro Rossi, presidente Simg - In questo scenario, il medico di famiglia assume un ruolo cruciale: ogni febbre prolungata, soprattutto se associata a cefalea, dolori muscolari o articolari, in questo periodo e in determinate aree del Paese, dovrebbe spesso far pensare a un'arbovirosi. Il medico di medicina generale è il primo osservatore sul territorio e puo' intercettare i casi sospetti e avviare rapidamente il percorso di segnalazione e presa in carico. Per affrontare la sfida con efficacia, Simg è pronta a potenziare la propria rete di sorveglianza, avvalendosi dell'esperienza maturata con RespiVirNet, il sistema di monitoraggio dell'influenza. Metteremo in campo una rete di medici sentinella formati e certificati, in collaborazione con le istituzioni sanitarie, a partire dall'Istituto Superiore di sanità, con l'obiettivo di garantire una diagnosi precoce e il contenimento dei focolai".
"Per contenere efficacemente Dengue e Chikungunya una diagnosi precoce è fondamentale - sottolinea Anna Teresa Palamara, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità - Queste infezioni infatti possono essere trasmesse dalla zanzara che, dopo aver punto una persona infetta, punge una persona sana trasmettendo il virus. Questa caratteristica è diversa dal virus West Nile che viene trasmesso dalla zanzara all'uomo ma non viceversa. Per questo, per Dengue e Chikungunya, il ruolo dei medici di medicina generale è fondamentale per riconoscere subito i sintomi e fare diagnosi precoce, come ha dimostrato anche il recente caso in Emilia Romagna dove la diagnosi è stata fatta proprio da un medico di famiglia. Ogni regione dovrebbe implementare un sistema per rendere capillare la diagnosi, partendo proprio dai Mmg, che sono le prime 'sentinelle' sul territorio".
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